PAVIA il business dei vigneti sta cancellando anno dopo anno l’Oltrepo dei vignaioli. «Il piccolo appezzamento in collina sta scomparendo – spiega Fabio Bianco, presidente degli Agenti immobiliari pavesi – ci sono investitori e grandi aziende che muovono il mercato in collina». E girano i prezzi: mille euro a pertica milanese (un ettaro equivale a 15,2 pertiche) per un incolto, 4mila-5mila euro per le zone vitate. Le vigne sui versanti più pregiati (quelli di prima collina del casteggiano, del bronese, della Val Versa) viaggiano tra i 50 e 65-70 mila euro all’ettaro. Ben lontani dai 150mila ettaro nella zona del Barolo classico o i 400mila euro ettaro del Brunello.
E, per citare i bianchi, abche dai 170-200mila euro ettaro che sono la base di partenza per un vigneto Docg a Conegliano o Valdobbiadene. L’Oltrepo è quindi appetibile: terra di moscato e di pinot nero (la base per gli spumanti non solo lombardi) e di uve rosse che possono competere con quelle piemontesi. E’ ad esempio la sfida che ha raccolto Gianmarco Moratti, patron petrolifero, in quel di Cigognola. E’ lì che acquistando e acquista vigneti di Barbera e croatina. Il core business è un rosso classico come il «DodiciDodici 2007» (90 per cento barbera, 10 per cento croatina) che figura, tra l’altro, nella carta dei vini del prestigioso ristorante da Giacomo nel museo del Novecento di Milano. Le linee d’espansione dei grandi gruppi e degli imprenditori seguono le arterie collinari delle uve più pregiate. Sui versanti del pinot nero della Val Versa si muove da 20 anni l’impero vinicolo di Gianni Zonin (11 aziende in Italia e 1800 ettari di vigneti) con il cuore locale nella tenuta il Bosco di Zenevredo. Altra fascia d’espansione è quella del bronese e del casteggiano.
Sulle colline di Santa Giuletta l’azienda Terre di Bentivoglio, nata nel 1994 sulle proprietà dei marchesi Isimbardi, è da tempo una testa di ponte oltrepadana dell’importante gruppo Pirovano con sede a Calco in provincia di Lecco, ma con aziende sparse in tutta Italia (isole comprese).
«Ma per stare davvero bene si deve arrivare i 15» osserva un operatore del settore. Sono numeri che spiegano la dilatazione di alcune proprietà a scapito di quelle più piccole. Ed è un processo che non riguarda solo imprenditori che arrivano da fuori. E’ il caso dell’azienda Ballabio di Casteggio il cui titolare, il bronese Filippo Nevelli, con interessi economici nel campo degli autotrasporti, sta mettendo solide radici ad un altro impero del vino oltrepadano la cui storia è iniziata negli anni Settanta. Le vigne erano quelle storiche, d’inizio del secolo scorso, di un enologo di fama mondiale, Angelo Ballabio. Da questo nucleo è cresciuta l’azienda che ha inglobato nel tempo altre realtà confinanti del casteggiano come ad esempio l’azienda Tronco Nero. «Sono processi inevitabili, l’economia spinge verso questi scemari – osserva Giuseppe Ghezzi, presidente della Coldiretti provinciale – può essere un segnale positivo se questi capitali serviranno davvero a valorizzare le produzioni dell’Oltrepo». Ma c’è un altro lato della medaglia. Quello dei vignaioli, razza in estinzione. Quelli che, come ricordato, avevano battezzato le loro vigne. Un tessuto di storia e di tradizioni che è destinato a spegnersi. In Francia i vigneti a forte caratterizzazione li chiamano «cru». In Oltrepo erano e sono vigne dai nomi diversi, spesso in dialetto. Che adesso sono in vendita. Anche su Internet.tratto da laprovinciapavese,it NEL VIDEO L'OTTIMA VENDEMMIA DELLO SCORSO ANNO 2011
Tempo di potatura vite : Da Pavia Fabio Bianco ci spiega il mercato dei vigneti !
Creato il 08 marzo 2012 da Maurizio Picinali @blogagenziePossono interessarti anche questi articoli :
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