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Quello che non torna è la valutazione qualitativa rispetto all'altra scuola che funziona a trenta ore. Ho risposto leggermente piccata: "No trascorrono solo più tempo a scuola, la responsabilità è uguale sia che si facciano trenta ore di scuola, sia che se ne frequentino quaranta". La discussione è finita così non so se il mio tono non ha ammesso repliche o se lei si è accorta di aver fatto un ardito accostamento o se voleva semplicemente dire altro e si è espressa male. Il fatto è, come ho già scritto, che è ora di sfatarlo qualche mito, compreso che quello che vi siano sostanziali differenze qualitative fra la scuola a quaranta ore e la scuola a trenta ore, proprio a causa di quella differenza di dieci ore. Intanto due conti: le quaranta ore sono distrubuite su cinque giorni, le trenta su sei giorni. Gli alunni del TP frequentano dalle otto e trenta alle sedici e trenta, quindi per otto ore giornaliere, i bambini del TM dalle otto e trenta alle tredici e trenta, per cinque ore. Di quelle dieci ore cinque servono per il servizio mensa e altre cinque per la pausa obbligatoria, che può essere usata per attività ricreative di rinforzo ma non per attività didattiche strutturate, di un ora al giorno. Di fatto per le attività del curricolo rimangono, per entrambe le tipologie di scuola, trenta ore. La suddivisione delle trenta ore, quindi la scelta del numero massimo e minimo da dedicare ad ogni disciplina, è definito dal collegio dei docenti secondo standard nazionali. Il numero minimo e massimo che contiene variazioni massime di un ora, consente di poter adattare le ore attribuite ai docenti nel compilare l'orario interno. Di fatto non comporta nessuna differenza sostanziale. E' evidente che la questione TP vs TM è solamente organizzativa. Questione si badi bene legittimamente organizzativa perchè la scuola Primaria, che è servizio pubblico alla persona e alla famiglia checché se ne dica, come tale deve poter offrire entrambe le soluzioni organizzative all'interno di ogni singola istituzione. E' la famiglia che sceglie poi in base ai suoi orari e organizza il rientro a casa dei figli nelle ore più congeniali alle sue esigenze: non a caso il TP viene scelto dai genitori che lavorano su cinque giorni alla settimana, perché consente di trascorrere due giorni interi insieme ai bambini. Anche la questione compiti a casa al TP diventa piuttosto complessa perchè pur essendo attribuiti in quantità minore non è detto che non siano necessari, considerata l'equivalenza delle ore. Di fatto il bambino che frequenta il tempo modulare dedica maggior tempo al lavoro a casa. Anche qui è questione di scelte consone ai bisogni e alla capacità e/o possibilità stessa della famiglia di dedicare tempo infrasettimanale ai bambini.
Quindi non ne farei una questione qualitativa, ma una questione di diversa distribuzione dei tempi scuola in accordo coi bisogni della famiglia: entrambi producono lo stesso identico curricolo e le stesse abilità.© Crescere Creativamente consulta i Credits o contatta l'autrice.
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