Era stupenda, tutta bagnata e con i capezzoli turgidi. La pioggia ci stava dominando. Lei si lasciava leccare i seni, di tanto in tanto gemeva. Io non potevo più controllarmi e non volevo porre fine a quella goduria. Era strana la sensazione che provavo perchè la sua pelle odorava di femmina ma anche di pioggia e nello stesso tempo di terra. Quell'odore tipico della pioggia estiva che adoro. Lo sentivo sulla mia donna ed era fantastico. Mi bloccò per un attimo e mi tolse la maglietta, eravamo finalmente alla pari. Fu la sua volta e con fervore mi baciò i pettorali causandomi un'istantanea sensazione di gelo. Fui scosso da centinaia di brividi e per un attimo rimasi intontito, lei ne approfittò. Scese con la lingua percorrendo tutto il petto e fece per afferrarmi i pantaloncini ma io le bloccai il braccio e la baciai. Volevo sentire le sue labbra grondanti acqua piovana sulle mie. Le nostre lingue s'incontrarono mentre il mio pene sembrava impaziente di uscire dalle mutande. Lasciai le sue labbra ed il suo braccio facendo in modo che portasse a termine il suo "piano". Nel momento in cui sentii le gocce di pioggia sulla cappella emisi un gemito che la stuzzicò. In breve tempo passai dal freddo della pioggia al caldo della sua gola. Ero estasiato e ne volevo ancora. Lei mi faceva impazzire, tirava fuori la bocca ogni tanto e poi riprendeva a succhiarmelo con crescente vigore. La pioggia stava aumentando d'intensità ed io, invece d'incitarla a rincasare mi alzai, facendole cenno di fare altrettanto. La guardai, era stupenda: sporca, umida, ansimante. Una preda ed una cacciatrice. Le strinsi i capezzoli tra le dita facendola urlare poi portai la mano destra in basso, strofinandola sulla vagina. Ripresi a baciarla, sentendo che spingeva la sua lingua e mi cercava insistentemente. La saliva e la pioggia erano un'unica cosa. Lei non lasciava la presa dal mio cazzo, più io spingevo nella sua vagina e più serrava le dita. Le baciai ancora i capezzoli poi feci una cosa insolita, dettata dalla voglia matta che mi dominava. Sputai sul capezzolo sinistro e vidi la mia saliva scendere rapidamente lungo quella che sembrava una piccola cascata. Lei era sorridente. Si sedette a gambe divaricate e non potei resistere, andando ad insaccare la lingua nella sua grotta. Mi teneva la testa mentre esploravo la fica, sentivo il clitoride e ne ero attratto come un ferro da una calamita. Dovevo tenere gli occhi chiisi a causa dell'acqua che cadeva copiosa ma mi gustavo tutta quella libidine. Ero al buio con Lei. Stava venendo giù il diluvio universale e cominciava ad esser troppo per noi. Mi staccai e lei disse "Amore, torniamo a casa e completiamo questo temporale." Si voltò ed aprì la porta.
Bene, questa è la seconda parte di un racconto iniziato da Fallen Angel. Qui la prima parte che vi consiglio. Chissà, potrebbe esserci una terza parte...