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Tempus fugit

Creato il 17 marzo 2014 da Povna @povna

Questa sera, al termine di una razione di piscina che le ha regalato una corsia insolitamente sgombra (cosa che al lunedì sera è rarissima), la ‘povna era allo spogliatoio, sotto il casco, ad asciugarsi buona buona i capelli. All’improvviso il titolare della squadra di sport che ha in gestione l’impianto è entrato, si è piazzato sotto la gettoniera, e ha affisso un cartello. E la ‘povna, che è curiosa come una scimmia, ha aguzzato pronta la vista mentre ultimava la tortura.
“Si ricorda a tutti coloro che usufruiscono del [grassetto] nuoto libero che ogni tipo di tessera scade, insindacabilmente, la prima settimana di giugno”.
Così, passando all’ingresso, la ‘povna ha chiesto chiarimenti:
“Come mai, questa cosa di giugno? Non è che significa, forse…”
Ma l’operatrice si è inserita e ha preso la parola, velocissima:
“…significa una cosa sola, cara ‘povna, che dall’8 giugno al 10 di settembre ce ne andiamo in vacanza: la piscina chiude”.
La ‘povna ha ringraziato, ha salutato, e poi è uscita nel buio delle ultime settimane di ora solare, per questo anno scolastico. E mentre biciclettava verso casa, rapida, la testa avvolta nella berretta a righe, il cappuccio calato fin sugli occhi, lasciava i pensieri volare sotto la luce elettrica.
Sia chiaro, il fatto che, una volta superato (possibilmente bene) il lungo marzo, giugno sia lì, a fare capolino, dietro l’angolo, è una cosa di cui la ‘povna è consapevole da sempre. E anzi proprio in questa direzione andavano, rispettivamente oggi e sabato scorso, due discorsi tosti che lei ha tenuto ai Merry Men e agli Anatri. E però questo, di solito, riguarda la scuola, la costruzione dell’epica di classe, gli ultimi e necessari grovigli della trama.
Eppure, appena appena che si volta, a lei sembra ieri che è ancora settembre, che lei tornava dalla sua fuga silenziosa e correva in piscina per la prima volta, e già faceva buio (ma non freddo; e i capelli erano bagnati e sciolti) e la trama – nonostante il prefabbricato di settembre e i vestitelli – aveva ancora da venire.
E dopo, dopo, c’è stato tutto il molto resto, e un quadrimestre, vasca dopo vasca, vissuto pericolosamente. Anche se la ‘povna ha tenuto fede a quel suo primo motto pronunciato con Esagono: “Ma io devo andare in piscina“, disse allora, prima della funzione obiettivo, della commissione tecnologica, dell’abilitazione, prima di tutto.
E la ‘povna lo sa che prima che sia finita restano ancora due gite, parecchi episodi della storia, una (non) scelta di trasferimento. Resta da capire che cosa fare dei Merry Men, finire di inquadrare le Giovani Marmotte, salutare gli Anatroccoli un po’ come dio comanda. C’è da salire al nord ancora un bel po’ di volte, andare con l’Anziana di Ginevra a trovare Mr. Mifflin, ci sono tanti film, le uscite della settimana, i saggi da scrivere e libri che si fanno leggere.
C’è il matrimonio di Ginger, che li aspetta tutti quanti (e sarà l’evento, senza esagerazioni, del decennio). Eppure, questa sera, ancora al buio, con i capelli umidi e i calzini appiccicati nella fretta, alla ‘povna, a vedere quel cartello, è mancato, per un attimo, il senso lungo del dipanarsi della trama.


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