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“Tene ‘e rrecchie ‘e pulicano”. Da dove deriva questo detto?

Creato il 27 febbraio 2016 da Vesuviolive

pellicano

Ci sono persone estremamente curiose, anche se non lo danno a vedere: sono le classiche persone che, durante una discussione, sembrano pensare a tutt’altro o, addirittura, essere in un’altra stanza. Eppure, se interpellate, questa particolare categoria di ascoltatori ripete per filo e per segno quanto detto dagli altri a riprova del fatto di aver ascoltato tutto senza essere notati. Nella lingua napoletana, questi curiosi vengono apostrofati con il detto “tene ‘e rrecchie ‘e pulicano”. La traduzione più immediata e naturale di questa frase sarebbe: “ha le orecchie come un pellicano”.

Perchè, quindi, viene tirato in ballo l’udito di questo uccello marino? In realtà molte tesi remano contro la prima versione di questo detto. Innanzitutto il pellicano è un uccello marino dal particolare becco a forma di “borsa” che non è originario dei nostri mari: quindi, per prima cosa viene da chiedersi perchè i napoletani avrebbero dovuto usare a modello un animale che non conoscevano. E’ vero, però, che siamo sempre stati un popolo di marinai e che, quindi, anche in tempi molto remoti, il pellicano potrebbe essere stato un uccello noto anche in una città lontana come Napoli. La seconda tesi è riferita all’udito dell’animale: come tutti gli uccelli di mare, infatti, il pellicano ha la vista molto sviluppata, ma non l’udito. Certo, come tutti gli uccelli, riesce a sentire i suoi pulcini pigolare anche a centinaia di metri di distanza, ma non è una caratteristica peculiare al punto da far nascere un detto. Il significato di “pulicano” va cercato altrove.

Lo studioso Raffaele Bracale offre una sua analisi approfondita e la sua conclusione, a nostro avviso, è la più appropriata. Il termine “pulicano” sarebbe una derivazione dialettale del termine latino “publicanum” (pubblicano), ovvero i temutissimi esattori delle tasse al tempo dell’Impero Romano. Questa odiosa categoria di persone aveva come unico scopo quello di scoprire beni e ricchezze sottratte al demanio pubblico e pignorarle: una versione primordiale della Guardia di Finanza. Per carpire informazioni, spesso, i pubblicani dovevano origliare conversazioni e spiare cittadini romani con lo stesso atteggiamento disinteressato che viene contestato a un napoletano con le “rrecchie ‘e pulicano”.


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