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Tennis: Patty Schnyder, la tennista “en plein air”

Creato il 23 febbraio 2016 da Sportduepuntozero

Potremmo definirla una tennista “en plein air”, e lo dimostra la scelta del luogo in cui ha gradito essere intervistata, Patty Schnyder, ex n° 7 Wta… correva l’anno 2005, e tante altre cose. Su di un piccolo tavolino all’esterno della club house del circolo che in questi giorni la vede protagonista, l’US Tennis Beinasco (25.000 $ ITF), piuttosto che nell’area più raccolta ed accogliente riservata alle atlete. Muscoli ancora da giocatrice di altissimo livello quale è stata, mente pronta e braccio tanto delicato quanto sapiente, come si conviene ai talenti mancini. Non la vuole chiamare tale ma quella che sta attraversando di fatto lo è, la sua seconda carriera: “Mi sono sempre considerata una tennista in attività – esordisce – anche quando non calcavo i campi per competere. E’ per questo che quella che sto vivendo oggi, con grande felicità, la considero la prosecuzione di un percorso iniziato tanto tempo fa”.

L’avversaria di 1° turno del main draw di Beinasco, al secolo la rumena Ene, la conosceva?: “No, se non per una foto che ha pescato su internet il mio compagno e alcune caratteristiche di gioco che abbiamo carpito con lo stesso mezzo”. Un sistema che vale ormai quasi per ogni incontro che la 37enne svizzera di Basilea si trova a giocare oggi a quattro anni di distanza dallo stop del suo primo pezzo di storia agonistica, datato 2011. Importante, tanto da averla portata alla semifinale degli Australian Open (2004) e per ben due volte nei quarti di finale sia del Roland Garros che degli US Open, nel 1998 e nel 2008. A Wimbledon, per lei, “solo” un quarto turno, nel 2007.

Non potrebbe essere diversamente perchè quasi tutte le sue rivali di un tempo hanno smesso. Non la Schiavone, che ha vinto a Rio de Janeiro domenica scorsa. Cosa ne pensa?: “Bel risultato, figlio della costanza che l’italiana ha sempre messo sul terreno di gioco. E poi non si vince e si arriva in finale a Parigi per caso. Un titolo che sprona tutte noi “vecchiette” a provarci ancora”. Patty Schyder si è posta un obiettivo di stagione e assoluto in questa nuova avventura tennistica?”No, gioco match dopo match e l’unico obiettivo è vincere appagando il puro e semplice piacere del gioco, condiviso con la famiglia”.

E sì, perchè l’elvetica è accompagnata nel tour dalla figlioletta di 15 mesi, Kim e dall’attuale tassello di vita: “Una bella esperienza – spiega – che mi dà gioia e motivazione. Kim è bravissima e nonostante la giovane età si ambienta ben presto alle diverse situazioni nelle quali si trova coinvolta. Due, tre giorni al massimo, poi il circolo diventa suo. A Beinasco ci troviamo benissimo, l’ambiente ed il clima sono friendly. Anche questo amo oggi del circuito che frequento, cioè poter vedere circoli e posti nuovi, non come in passato quando facevo sempre e solo gli stessi percorsi”.

L’importanza della famiglia, per un soggetto che è stato anche ripudiato dalla sua ed ha vissuto due parentesi non proprio idilliache, prima con un presunto guaritore tedesco di nome Rainer Harnecker, poi con un investigatore messo sulle loro tracce dalla già citata famiglia di lei, Rainer Hofmann, è in questo caso ancora più comprensibile. Affetti a parte e tornando al gioco, quanto e come è cambiato il tennis femminile negli ultimi 10 anni?: “Le prime 20 giocatrici del mondo erano più forti qualche anno fa. Dalla 20esima alla 500esima del ranking, invece, il livello si è oggi alzato molto. Sono diventati essenziali il servizio e la componente atletica”.

Il match vinto a Beinasco contro la Ene è stato il quinto di stagione. Come lo vuole ricordare?: “Una bella partita, solida, vinta 6-4 6-3 arginando i tentativi di attacco dell’avversaria. Quando ho potuto ho cercato di spostarla con i miei colpi mancini, soprattutto il diritto e poi ho variato molto la velocità dei colpi”. Negli ottavi di finale avrebbe potuto incontrare la connazionale nonchè la n° 1 del tabellone, Romina Oprandi, ma tutto è saltato per il forfait dell’ultima ora della seconda: “Ci conosciamo ma non abbiamo mai giocato contro. Sarebbe stato un match carino e difficile”.

Cosa ha rappresentato il tennis per Patty Schnyder quando ha iniziato e cosa rappresenta oggi?: “Inizialmente era tutto e gli obiettivi, le aspettative, elevatissimi. Ora è il piacere di colpire la palla a salire in primo piano. Quando mi renderò conto di essere fuori luogo cambierò scenari. Per ora giocare è appagante e anche il pubblico gradisce lo spettacolo che riesco ancora ad offrire”.

Sempre in materia di amarcord, quali sono stati i suoi idoli di gioventù?: “Agassi ed Edberg, ognuno per le proprie caratteristiche, il gioco d’anticipo dell’americano e quello di volo dello svedese. Due maghi”. Di magie anche Patty continua a dispensarne nella forma di colpi arrotati e difficili da ribattere, smorzate millimetriche, colpi di volo d’alta scuola. Una presenza, la sua, che in campo si sente e si vede, anche per il caratterino che emerge al minimo errore. Gioia e dolore di chi, almeno sul court, è abituato alla perfezione.


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