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Tentazioni di golpe

Creato il 20 luglio 2012 da Zfrantziscu
Ambienti industriali, politici e mediatici stanno in Italia consigliando il governo Monti a fare un golpe attraverso la revoca dell’autonomia speciale alla Sicilia. Ministri di quel governo hanno accolto senza apparentemente battere ciglio la revoca delle garanzie costituzionali e legislative nei confronti delle minoranze linguistiche, limitate da qualche burocrate alle lingue parlate in stati confinanti con l’Italia. La Cassazione, travolgendo la legge dello Stato n. 482 e alcune pronunce della Corte costituzionale ha recentemente sentenziato che il sardo non è una lingua, ma una “forma linguistica dialettale” (sic!). Una sciocchezza dal punto di vista scientifico e politico, ma tant’è: in questo Stato la magistratura pretende di esercitare poteri sostitutivi in tutti i campi. Un clima pesantissimo di emergenza democratica è, dunque, in atto, ed è spesso mascherato da esigenze economiche. Credo che il tentativo più greve sia quello contro l’autonomia siciliana, che trova uniti uomini della Confindustria, deputati dell’Udc e l’inventore e Gran Vate dell’anti-casta, questi ed altri tutti a chiedere a gran voce un colpo di spugna sulla Regione siciliana. Non mi stupirei se il presidente della Repubblica abbia convocato Mario Monti di tutta urgenza (e drammatizzando l’incontro attraverso l’annuncio dell’annullamento di un precedente impegno di Napolitano), proprio per segnalare al capo del Governo il pericolo di una deriva anticostituzionale. Fatto sta che il default, la bancarotta della Sicilia, che secondo gli apprendisti golpisti avrebbe dovuto giustificare il commissariamento dell’autonomia, era una bufala. Raccontano le cronache che dopo il colloquio fra Napolitano e Monti, quattrocento milioni di euro dovuti alla Sicilia dallo Stato e a lungo negati sono spuntati come lumache dopo le prime piogge. Insieme alle lumache è emersa la esclusione del pericolo di default.  Senza apparenti risultati drammatici, l’istigazione al golpe non credo non finirà qui. Il neo giacobinismo che la ha ispirata è ideologia molto forte ed è diffusa e trova terreno fertile, va da sé, nei disastri combinati dalle classi dirigenti siciliane, nella loro propensione al clientelismo e nella contiguità con Cosa nostra di suoi settori politici, economici e finanziari. Ma tutti sono titolati a dare lezione salvo i responsabili dei disastri italiani, quelli che hanno trascinato tutto lo Stato italiano sull’orlo di quell’abisso economico da cui i cittadini sono stati appena appena spostati. C’è in giro, ne sono convinto e spaventato, una tentazione che coinvolge settori sempre più ampi della politica, dell’economia, della cultura, del giornalismo e – mi par di capire – della magistratura: favorire una svolta autoritaria e nuovamente accentratrice della Repubblica, nella illusione che un forte governo centrale della società italiana riesca a creare quella Unità d’Italia che è fallita. I neo giacobini pensano che ciò sia dovuto al decentramento, da essi ritenuto sproporzionato. La realtà è che sarà il loro sogno napoleonico a risolvere una volta per tutte il grande inganno di una unità fondata sulle annessioni.

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