Se durante una trasmissione sportiva che parla di Mondiali di calcio viene nominato il Perù, c’è la certezza quasi assoluta che a breve seguiranno le parole Argentina, 1978, Videla, Quiroga e marmelada. La partita disputata il 21 giugno 1978 a Rosario tra i biancorossi peruviani e l’albiceleste viene, infatti, regolarmente chiamata in causa quando si parla di combine o quando si vuole mostrare quali interessi di natura politica e sociale possano esserci dietro l’organizzazione di un Mondiale. Ma con quel 6-0, che promosse l’Argentina alla finale con l’Olanda e relegò il Brasile alla finalina con l’Italia, i peruviani hanno perso molto più di un match che per loro era ormai inutile. Hanno perso la possibilità che la loro nazionale sia indissolubilmente associata nella memoria degli appassionati al nome di Teófilo Cubillas, uno che per le sue movenze ricordava Pelé persino allo stesso Pelé. Tanto che O Rey in un’intervista rilasciata durante Messico ’70, ultimo Mondiale della sua eccezionale carriera, dichiarò: “Non preoccupatevi per il mio ritiro. Ho già un successore, Teófilo Cubillas”
Come biglietto da visita niente male. Naturale, quindi, pensare a El Nene -questo il suo soprannome- come a un giocatore dotato di una tecnica sopraffina. Eppure ciò che davvero piaceva agli osservatori era la sua “concezione tattica [...] strabiliante”: Cubillas lo trovavi dove c’era la palla a dialogare con i suoi compagni, a proporsi, a concludere e a fare assist. Qualcosa di diverso dal solito sudamericano in grado di sorprendere tutti con colpi fuori dal comune e che per il resto del match si tiene ai margini del gioco.[1] Che fosse un uomo squadra lo si capisce anche dal fatto che nel decennio in cui è stato in nazionale, il Perù ha raggiunto traguardi sportivi senza precedenti.
Paradossalmente il racconto dell’ascesa della blanquiroja e del suo uomo simbolo Cubillas, inizia dall’Argentina, anche se non da Rosario. Il 31 agosto del 1969, alla Bombonera di Buenos Aires, il Perù si gioca con i padroni di casa una storica qualificazione per la fase finale del Mondiale.[2] Ai biancorossi basta un pareggio, ma anche una sconfitta di misura non pregiudicherebbe nulla. I peruviani, però, non ne vogliono sapere di tattiche attendiste e, dopo averci lungamente provato, vanno in vantaggio al 70′ con Oswaldo Ramírez. La partita si infiamma ancor di più e, dopo un rigore, un’espulsione e altri tre gol, al fischio finale il punteggio dice 2-2. Al Nene Cubillas è mancata la soddisfazione personale, ma non importa: a soli 20 anni ha staccato biglietto per Messico ’70.
L’estate successiva troviamo la nazionale in maglia bianca e striscia rossa inserita nel Gruppo 4. All’esordio con la Bulgaria la paura è tanta. Tanta anche la responsabilità che i giocatori si sentono addosso. Due giorni prima un terremoto con epicentro in mare e la conseguente alluvione hanno causato decine di migliaia di morti nella regione di Ancash. I giocatori non vorrebbero scendere in campo, ma il capo di stato golpista di turno (Juan Velasco Alvarado)[3] li invita a farlo, proprio per dare una gioia al paese così duramente colpito.
Al 49′ la situazione sembra compromessa. Uno schema su punizione, ben eseguito dalla squadra e finalizzato da Dermendzhiev, e un’indecisione del portiere peruviano su un’altra punizione calciata da Bonev hanno portato i bulgari in vantaggio di due reti. Invece, i peruviani reagiscono e in cinque minuti agguantano il pareggio con Gallardo e Chumpitaz. La prima zampata di Cubillas al Mondiale non si fa attendere: al 75′, a conclusione di un’azione personale, regala ai suoi la vittoria con un destro angolatissimo scoccato appena dentro l’area. Un 3-2 che di fatto vale anche la qualificazione ai quarti. Il 3-0 al Marocco e la sconfitta 3-1 con la Germania Ovest di Gerd Müller servono a designare l’avversario, il Brasile di Pelé. Cubillas, intanto, è arrivato a quota 4 gol.
La partita più bella del Mondiale, almeno secondo il parere di Havelange, è caratterizzata da un numero incredibile di conclusioni: 27 per il Brasile, 22 per il Perù. Sei di queste finiscono in rete. Apre Rivelino con un sinistro dal limite, segna poi Tostão con un tiro quasi dalla linea di fondo che beffa il portiere Rubiños, risponde Gallardo con un gol fotocopia. il 3-1 è frutto di un’azione Jairzinho-Pelé che ancora una volta Tostão trasforma in rete dopo la respinta di Rubiños. Arriva, quindi, il momento di Cubillas, che con due tiri dal limite dell’area prima realizza il 3-2, poi fa venire i brividi a Felix. Un gol capolavoro di Jairzinho fissa il risultato sul 4-2 e lancia il Brasile verso la conquista della Coppa Rimet.
Nonostante sia poco più che ventenne, l’enorme successo avuto sul palcoscenico internazionale non dà alla testa a Cubillas. In patria, con la maglia dell’Alianza Lima, gioca altri tre anni, caratterizzati da tanti gol fatti, da una vittoria in campionato (1971) e dal titolo di calciatore sudamericano dell’anno nel 1972. Poi, a differenza di Pelé, non ha paura a mettersi in gioco anche al di là dell’Oceano. La saudade, però, vale anche per i peruviani. L’esperienza di Basilea è fallimentare: “gente estranea per cui è assurdo occuparsi degli altri”, il freddo e al Nene passa anche la voglia di ridere.[4] Dopo 7 reti in 14 partite, Cubillas scappa, ma rimane in Europa, al Porto. Tre anni in cui le cose vanno meglio, ma un po’ perché il club non riesce a emergere, un po’ perché il Perù chiama, all’inizio del 1977 Cubillas torna a Lima a vestire la casacca dell’Alianza. E poi c’è un Mondiale da riconquistare.
Il Perù è stato eliminato dal Cile nelle qualificazioni a Germania ’74, ma nel 1975 ha bissato il più importante successo della sua storia, il Campeonato Sudamericano del 1935, conquistando la Copa América. Dopo aver avuto ragione di Bolivia e Cile nel girone preliminare, la vittoria della vita arriva a Belo Horizonte il 30 settembre 1975. Al 19′ in contropiede, su lancio di Cubillas, Casaretto porta in vantaggio gli ospiti, il pareggio brasiliano arriva nella ripresa con Roberto Batata, ma negli ultimi minuti una magia di Cubillas su punizione dal limite e un tiro da fuori ancora di Casaretto siglano il sorprendente 1-3! Il saltino con cui l’attaccante festeggia diventerà più noto agli sportivi peruviani dello stesso gol.
Nel ritorno di Lima i brasiliani restituiscono la cortesia e vincono 2-0, ma il sorteggio premia (giustamente) i più deboli. In finale la Colombia è regolata in tre partite. Lo spareggio, giocato a Caracas martedì 28 ottobre, è deciso da Sotil, che trasforma in rete una palla vagante in area. C’è anche Cubillas in campo quel giorno a festeggiare, ma per esserci ha dovuto fare i salti mortali visto che due giorni prima ha giocato con la maglia del Porto.
Chiaro, quindi, che, se vuole riportare il Perù ai Mondiali, Teófilo deve tornare a giocare in Perù.
Arriviamo così ad Argentina ’78, chiave di volta di tutta la storia di Cubillas e della sua nazionale. La qualificazione arriva ancora alle spese del Cile e della Bolivia, ma è più facile del previsto anche perché l’Argentina è ammessa d’ufficio quale organizzatrice. Come in Messico è la prima partita del girone quella più importante. Perù-Scozia è una bellissima partita, giocata a viso aperto e infiammata dai colpi di Dalglish e Cubillas. Il risultato è di 1-1, grazie ai gol di Joe Jordan e di Cueto. Il portiere Quiroga (proprio colui che si farà saponetta contro i padroni di casa) ha da poco salvato i suoi parando un rigore a Masson. El Nene ha già fatto cinque gol in una fase finale di un Mondiale, ma ciò che offre agli spettatori di tutto il mondo tra il 70′ e il 76′ lo consacra definitivamente. Prima un destro dal limite di incredibile potenza e precisione che si insacca nel sette alla destra di Rough, poi una punizione battuta con le tre dita che disegna una traiettoria maledetta, direbbe fastidiosamente qualcuno, e termina la corsa ancora una volta sotto la traversa.
Lo 0-0 con l’Olanda e la vittoria 4-1 con l’Iran promuovono i peruviani alla fase successiva da primi. Cubillas, che ha realizzato una tripletta (ma con due rigori) contro gli asiatici, è a quota cinque gol in Argentina, dieci in totale ai Mondiali. Tutto bene, tranne il fatto che Bettega ha battuto l’Argentina e così nel girone della seconda fase i peruviani si ritrovano i padroni di casa e il Brasile. Oltre all’ostica, ma non insormontabile, Polonia.
Il resto del Mondiale del Perù è meglio dimenticarlo. Il Brasile vince 3-0 e a dettar legge su punizione stavolta è José Guimarães Dirceu, il cui nome in Italia evoca sempre bei ricordi e un senso di tristezza per la sua fine prematura. Anche la Polonia vince, 1-0 con gol di Szarmach. Poi arriva la marmelada peruana.
L’aura di rispetto e simpatia che circondava quel Perù svanisce d’incanto. La qualificazione al Mondiale arriva anche nel 1982, ma l’intelaiatura della squadra non è cambiata e quattro anni in più si fanno sentire. Il dualismo tra Cubillas e Uribe rovina poi l’atmosfera nello spogliatoio. Il giovane Uribe, che è il calciatore peruviano del momento (ma a Cagliari lascerà ben poca eco di sé), contende al campione già affermato la maglietta numero 10. Figuriamoci quale possa essere il dialogo tra i due in campo. Così, dopo lo 0-0 col Camerun e l’1-1 con l’Italia ottenuto nei momenti conclusivi del match, arriva il tracollo nel secondo tempo contro la Polonia (sconfitta per 5-1).
Alianza Lima-Cristal. Il gol di Cubillas e i festeggiamenti di Cubillas e del cileno José Letelier
Il richiamo dei soldi e la moda hanno, intanto, portato El Nene a provare l’ebbrezza del soccer con il Fort Lauderdale. Il genio del Perù è comunque stanco e nel 1985 appende le scarpe al chiodo. Mestamente.
Il destino, però, gli riserva la catarsi finale, la giusta conclusione per la carriera di una leggenda. Purtroppo è una tragedia il motore di tutto. L’aereo che riporta l’Alianza Lima nella capitale dopo la partita con il Deportivo Pucallpa l’8 dicembre 1987 si inabissa prima dell’atterraggio. Muoiono 16 giocatori, tra cui Ganoza, portiere di riserva ai Mondiali del 1982. Il club decide di reagire e torna subito a giocare nel torneo Descentralizado, arrivato alla 18° giornata su 30. La squadra cilena del Colo Colo e altre squadre peruviane prestano all’Alianza dei giocatori, Cueto ritorna in campo. Ma la notizia più importante è che anche Cubillas decide di indossare nuovamente i suoi scarpini. Per El Nene 17 partite e 7 gol, l’ultimo dei quali vale per l’Alianza la qualificazione alla Copa Libertadores dell’anno successivo.[5]
Adesso il riposo è davvero meritato. E cosa importa se di qua dall’Oceano non sono in molti a ricordarlo. A ciascuno i propri fan. Perché siamo quasi certi che, se a Pelé chiedessero chi è stato più forte tra Maradona e Cubillas, lui risponderebbe “Maradona chi?”
federico
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[1] cfr. Calcio 2000, aprile 1999, pag. 48. Il virgolettato si riferisce a un commento del giornalista Franco Dominici
[2] Il Perù ha disputato il Mondiale del 1930, che però non prevedeva qualificazioni. Nelle QM a Messico ’70 della CONMEBOL il Perù è inserito nel gruppo 1. La partita di Rosario è l’ultima in programma. La classifica è la seguente: Perù, Bolivia 4; Argentina 2. Le fonti non sono chiare riguardo al meccanismo di qualificazione in caso di parità di punteggio
[3] Il generale Alvarado (1910-1977) guida il Perù con il titolo di “Presidente del governo rivoluzionario” dal 3 ottobre 1968 al 30 agosto 1975, quando un nuovo golpe lo depone. A differenza di molti suoi “colleghi” sudamericani, Alvarado simpatizza per le nazioni del blocco comunista e basa la sua politica sulle nazionalizzazioni delle industrie petrolifere
[4] cfr. Calcio 2000, aprile 1999, pag. 48. Il virgolettato si riferisce a parole dello stesso Cubillas
[5] Il campionato peruviano 1987 è diviso in due tornei, il Regional e il Descentralizado. Le squadre vincenti ottengono il pass per la Coppa Libertadores e si scontrano in una finale unica che laurea la vincitrice campione del Perù. L’Alianza arriva sesta nel girone di Lima (il Metropolitano) del Torneo Regional e ottiene così l’ammissione al Descentralizado, nel cui girone preliminare giunge seconda a un punto dallo Sporting Cristal (la tragedia aerea arriva all’altezza della 18° giornata di questo torneo). Il piazzamento vale la partecipazione alla Liguilla a sei che determina la vincitrice del Descentralizado. Cubillas segna, quindi, l’ultimo gol nell’ultimo match valido per la Liguilla. L’Alianza perde, poi, contro l’Universitario (1-0) la finale nazionale.
Ultima annotazione: la Federazione fa giocare all’Alianza in casa tutte le partite in programma dopo la tragedia. cfr anche qui