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Teoria e prassi dei mondi possibili

Creato il 12 settembre 2011 da Lanoisette

Probabilmente, fanno parte del gioco anche le ore di sonno perse, quelle del continuo rigirarsi nel letto perché in testa continuano ad affollarsi idee, lingue e riflessioni, e quelle trascorse su una panchina a parlare di letteratura o di dilemmi esistenziali con qualcuno con cui vorresti bere una birra almeno una volta a settimana, se solo non vivesse a centinaia di chilometri di distanza. Di sicuro, ne fanno parte le carrettate di libri, la sfida di una lingua (o due, o tre) che non ti appartiene, i tempi serrati e contemporaneamente dilatati dall'eco delle parole, la condivisione di un bagno cieco, la discussione alla pari e il confronto duro, la scoperta di chi è tanto differente e allo stesso tempo simile a te, il cellulare che non prende bene, la capacità di contribuire ad un progetto comune, l'idea folgorante e il terrore della pagina bianca, la fila col vassoio in mano, la vista da cartolina. Tutto, in una specie di bolla spazio-temporale in cui ti sembra di aver trovato, forse, finalmente, la tua dimensione, il ricordo di ciò che eri e che desideravi essere, una via di scampo alla mediocrità. Ed è per questo che avresti voluto non finisse, non adesso, ché erano ancora tante le cose da dire, da fare, da leggere, da pensare, da conoscere e riconoscere. Invece sembra passata in un lampo, scoppiata in un puf!, come una bolla di sapone. Una bolla di sapone che tanti, troppi, credono inutile, passatempo di chi si trastulla con carte che non pagano. E forse sarà anche così, forse, ché una bolla da sola nient'altro può fare, se non lasciarti incantato col naso all'insù, a guardar salire in alto il suo lieve luccichìo. Ma vorrei cento, mille, un milione di bolle colorate, una cascata di schiuma leggera e trasparente con cui lavare via, almeno un pochino, lo schifo del mondo.


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