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Terapie riabilitative e frequenza scolastica

Da Maestrarosalba
Terapie riabilitative e frequenza scolasticaDelle tante cose che nella scuola sono cambiate, e ve ne sono, una l'ho vista restare uguale anno dopo anno. Chi ha pratica di attività di sostegno la conosce bene: l'ingresso ritardato degli alunni che si recano a fare terapie riabilitative in strutture sia pubbliche che private.  Ovviamente scuola e centri riabilitativi svolgono funzioni complementari ma differenti, se la prima si occupa dell'apprendimento e della socializzazione, i secondi si occupano direttamente del disturbo intervenendo in maniera specialistica. So che ci sono state esperienze avanzate che prevedevano l'intervento specialistico all'interno dell'ambito scolastico. Ma credo siano pratiche estinte e tutti sappiamo perché. Non è diffuso ma abbastanza frequente che vi siano alunni che  arrivano a scuola a lezione inoltrata. Accompagnati dai genitori, sono costretti una o più volte alla settimana a bussare, interrompere il lavoro dei compagni, entrare con imbarazzo, sedersi in aula e cercare di riprendere il filo delle attività iniziate.  Se l'ingresso coincide con la presenza dell'insegnante di sostegno significa  essere aiutati, se invece in aula c'è una sola maestra significa che l'aiuto sarà esiguamente compatibile con il prosieguo dell'attività e con le esigenze di tutta la classe. E per quanto una maestra possa essere attenta il risultato è un rammendo improprio per cercare di riallacciare i contenuti di quel momento con quanto accaduto in assenza del bambino.  Può accadere anche che si faccia finta di nulla, e il bambino resta semplicemente sospeso in attesa dell'inizio di una nuova attività, o di un cambio di ora e d'insegnante. Non di rado questo accade già nella scuola infanzia e continua nella scuola primaria...  Perché bisogna anche pensare agli anni e a come un bambino se li vede passare, facendo sempre le stesse cose: entrando a scuola da solo quando i compagni hanno cominciato da un pezzo.  A me di tutto questo non dispiace tanto la perdita delle attività didattiche, cui il bambino necessariamente rinuncia, perché confido sempre nel fatto che un argomento alla scuola primaria si spiega molte volte da tante sfaccettature, a me dispiace quell'ingresso, che ho visto ormai migliaia di volte, di questi bambini che entrano a volte mentre si parla, altre mentre c'è concentrazione, silenzio o si legge, la maggior parte di loro rendendosi che l'orario d'ingresso è ciò che sottolinea la loro diversa condizione e soprattutto fanno la figura di chi interrompe qualcosa.  La condizione di un bambino e una famiglia costretti a dividersi tra due bisogni egualmente importanti e ugualmente irrinunciabili. E non diversamente cela le stesse insidie l'uscita anticipata dalla scuola. Ora va da sé che la scuola, esclusa quella a tempo pieno e quella  dell'infanzia che funzionano per otto ore,  non si può fare al pomeriggio, e che i centri riabilitativi sia pubblici che privati  (il privato poi mi pare che dovrebbe maggiormente essere flessibile) funzionano anche al pomeriggio, non sarebbe un atto di civiltà fare in modo che un bambino ci si possa recare in orari diversi dalla scuola?
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