Ed infatti pubblicò uno studio in peer-review sulla prestigiosa rivista Archives of Sexual Behavior, riconoscendo la validità e l’efficacia di tali terapie (come hanno rilevato anche studi successivi e alle quali vi si sono dedicati ex presidenti dell’American Psychological Association, come Robert Perloff e Nicholas Cummings). Immediatamente è divenuto per la lobby gay un traditore e un infame, e sappiamo bene a che livelli di vessazione sono esposti coloro che osano avere una posizione “scomoda” sull’omosessualità. Oggi, il dott. Spitzer ha 80 anni ed è affetto da morbo di Parkinson, evidentemente non ha più voglia di sopportare pressioni ed insulti e ha così preferito scrivere una lettera di ritrattazione, alla rivista (ripresa anche dal “New York Times”), probabilmente sperando di poter così concludere in pace il suo cammino terreno.
Lo psicologo olandese Gerard van den Aardweg ha rivelato i retroscena: «Qualche tempo dopo il suo articolo del 2003 ho avuto una conversazione con lui al telefono. Gli ho chiesto se avrebbe continuato la sua ricerca, o anche se avrebbe cercato di aiutare alcune persone con problemi di omosessualità. La sua risposta fu irremovibile: “no”. Non avrebbe mai più toccato l’argomento, aveva deciso questo dopo i terribili attacchi personali ricevuti dai gay militanti e dai loro sostenitori. Ci fu un’ondata di odio». Un’esperienza traumatizzate, ha spiegato van den Aardweg, e perciò la decisione di Spitzer era comprensibile. «Nei circoli psichiatrici e psicologici», ha aggiunto, «è già molto difficile per un professionista sopportare l’ostilità, lo scherno e l’emarginazione» se ha giudizi negativi sull’omosessualità, «per un eminente psichiatra come il dottor Spitzer, con il suo passato gay-friendly, questo deve essere stato un tormento».
Spitzer ha dunque ceduto alle pressioni, in cambio della pace, tuttavia la sua ritrattazione (o meglio, la “rivalutazione”) non cambia certamente i risultati, i quali «sono l’unica cosa che conta. Questa vicenda è in realtà solo una questione di manipolazione mediatica, non una questione di scienza». Anche perché, i soggetti usciti dall’omosessualità -sposati e con figli-, sono moltissimi e la realtà vale più di qualsiasi opinione. Oltrettuto, le motivazioni usate nella sua ritrattazione «non inficiano le sue conclusioni». Lo psicologo olandese rivela anche che «qualche anno fa, ho inviato a Spitzer una relazione su una ex-lesbica, che dopo tanti anni era ancora completamente libera da attrazioni sessuali verso lo stesso sesso». Naturalmente l’eminente psichiatria non rispose che aveva cambiato idea, ma «ha trovato la storia molto interessante».
La cosa significativa, comunque, è che la rivista scientifica, “Archives of Sexual Behavior”, si è rifiutata di ritirare il lavoro originale di Spitzer, in quanto lo studio è stato e rimane scientificamente valido. La pubblicazione in peer-review significa infatti che la ricerca prima della pubblicazione deve passare da una valutazione eseguita da specialisti del settore per verificarne l’idoneità. Ritrattare in seguito i risultati significa delegittimare il lavoro di questi specialisti che hanno approvato lo studio, e minare la credibilità della stessa rivista scientifica. Lo stesso direttore di “Archives of Sexual Behavior”, Ken Zucker ha dichiarato: «Se Spitzer vuole presentare una lettera in cui dice che non crede più alla sua interpretazione dei propri dati, va bene. Noi lo pubblicheremo. Ma una ritrattazione? Beh, il problema è che il cambiamento di cuore di Spitzer circa l’interpretazione dei dati non è normalmente il genere di cosa che spinge un editor a cancellare il risultato scientifico. In caso di dati analizzati in modo non corretto, si pubblica solitamente un “erratum”, o è possibile ritirare un articolo, se i dati sono stati falsificati. A quanto mi risulta, Spitzer sta solo dicendo che dieci anni dopo vuole ritrattare la sua interpretazione dei dati. Beh, probabilmente dovremmo allora ritirare centinaia di pubblicazioni scientifiche per re-interpretarle, e noi non lo facciamo».
Lo psicologo americano Christopher H. Rosik ha commentato così queste parole: «Quello che Zucker sta essenzialmente dicendo è che non c’è nessuna giustificazione per una ritrattazione». Ha quindi ricordato che lo stesso Spitzer «ha confermato che stava ricevendo un elevato volume di lettere di odio e rabbia rivolte contro di lui (Spitzer, 2003b; Vonholdt, 2000)». E infine: «Nessuna nuova scoperta scientifica è stata scoperta per screditare la terapia di cambiamento di orientamento sessuale (SOCE). Nessun difetto madornale metodologico è stato identificato. Gli stessi argomenti inoltrati a favore o contro lo studio di un decennio fa, sono ancora in piedi».
Ma purtroppo su questo tema è impossibile una discussione, «le persone hanno paura di esprimere le loro opinioni sul comportamento omosessuale, i professionisti hanno paura di dissentire dalla “saggezza” ideologica sull’omosessualità, i politici hanno paura di dire qualcosa in pubblico che irriti la comunità gay. L’ideologia dei gay militanti è stata imposta all’Occidente e ciò implica che la ricerca della verità circa l’omosessualità, le sue cause e la sua mutevolezza, è quasi diventata un’attività proibita», ha concluso a sua volta lo psichiatra Gerard van den Aardweg.