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Terminator 3 - le macchine ribelli

Creato il 07 luglio 2015 da Jeanjacques
Terminator 3 - le macchine ribelli
Non ho mai pensato che esistano cose intoccabili, perché nulla per natura lo è. Sia essa una natura fisica o filosofica. Un discorso simile mi è venuto fuori parlando con dei tizi del videogame L'Ombra di Mordor, che a me (strano che ne parlassi, perché non gioco ai videogame, ero più esaltato dai filmati sparsi per la rete) ispirava abbastanza. Gli altri invece a lamentarsi che no, non si può fare, perché Tolkien non è così, mentre a me me ne strasbatte la fava. E parlo da tolkieniano, sottolineo. Io sono dell'idea che l'opera originale è ovviamente unica e tale resterà sempre, ma ciò non impedisce ad altri autori di poterla riprendere in mano e adattarla alla loro sensibilità. D'altronde Innocence non c'entra un beneamato col manga originale di Masamune Shorow, ma comunque è un qualcosa per cui non ringrazierò mai abbastanza Oshii. In soldoni, quindi, ognuno può mettere mano alle creazioni altrui, anche stravolgendole, purché lo faccia bene - per dire, La battaglia delle Cinque Armate non è un brutto film solo perché differenziato dal libro - e a tal proposito non c'è Spielberg o Kubrick che tenga. E nemmeno Cameron, perché la saga del cyborg più famoso e teutonico della storia del cinema è proseguita anche senza di lui.

John Connor non può manco sedersi sul cesso in tutta tranquillità che ecco che Skynet gli manda contro un altro cyborg (stavolta con le sembianze di donna) per fotterlo bene. Il solito T-800 viene mandato a proteggerlo, però...

Terminator è stato un film che ha fatto storia, a suo modo. Un prodotto realizzato con un budget decisamente non altissimo, ma dalle mani - e la mente - di un cineasta in grado di sapere cosa voleva e di usare la macchina da presa con tutti i crismi necessari a un grande narratore - motivo per cui io ancora cerco di spiegarmi il perché di Titanic. Terminator 2 invece è stata l'apoteosi, ovvero un qualcosa come il film capostipite, solo pensato in grandissimo. Come se quel simpatico cineasta si fosse seduto e avesse pensato: bene, ora ho i soldi, quindi facciamo un film come il primo e cerchiamo di far fruttare tutte questa grana. E l'ha fatto. Solo che lui insieme a tutta quella grana, ha preso a piene mani il proprio cuore e lo ha riversato nel progetto, creando così un vero e proprio capolavoro. E basta quello alle volte per salvare la pagnotta e portare a casa il risultato, il cuore. E se un regista, magari uno che proprio nelle avventure del giovane Schwarzy ha trovato la scintilla che negli anni lo ha portato a voler fare quel lavoro, avesse avuto l'occasione di prendere in mano il tutto e di adattarlo secondo le sue esigenze, beh, la cosa sarebbe stata davvero magnifica. Jonathan Mostow invece ha un grande difetto: molto probabilmente il cuore l'ha barattato con il farsi riconoscere il diritto di stare dietro la macchina da presa, un po' come farebbe un moderno Faust. Solo che se un patto simile ti porta a finire la tua carriera sceneggiando Hates, allora c'è davvero qualcosa che non va. E ci sono davvero tantissime cose che non vanno in questo secondo sequel della saga firmata da Giacometto Camerlenghi, pellicola realizzata solo per biechi scopi commerciali (non che la cosa sia un male, di per sé) e realizzata piuttosto male. Gran parte della forza dei due film di James Cameron stava infatti nella loro linearità, che magari permetteva un paio di ingenuità di troppo ma almeno lasciava totalmente il tempo di concentrarsi e di far concentrare sulle numerose scene d'azione, che per coreografia e gestione compositiva dell'inquadratura sono ancora ineguagliate. Qui si pecca invece di una trama che prova a essere contorta, ma appare solamente ridicola, prendendo tutto con un ritardo temporale massimo e facendoti domandare più di una volta: "Ma a me interessa veramente quello che sto vedendo?" Dal canto suo, Mostow non ci mette nulla per far appassionare lo spettatore alle vicende, tutto è anonimo e non c'è la minima grazia in nemmeno un singolo momento. E non voglio fare il solito panegirico con "Eh ma quando c'era Cameron si stava meglio e i Terminatir arrivavano sempre in orario", perché i primi due film se ne stanno nella mia videoteca e me li posso rivedere ogni volta che voglio. Quello che desidero, cosa fatta nella prima metà della saga di Harry Potter, è che se deve esserci un cambio di timone nella regia di un franchise, questo avvenga scegliendo gente capace che, anche se allontanandosi dallo spirito originale, possano creare un lavoro completamente cinematografico e pregno di una loro individualità. Perché il cinema è fatto, oltre che da mezzi e tecnologia, anche da uomini e dal loro artigianato. Ed è per questo che tal film dimostra d'essere una campagna elettorale (all'epoca Schwarzy era candidato come governatore della California, vincendo poi le elezioni) involontariamente ridicola, a danno per coloro che dai film, siano essi 'autoriali' o 'semplici' blockbuster, si aspettano sempre di ricevere una qualche emozione.

E poi, per quanto Kristanna Loken sia davvero un bel vedere, la stupidità della scena in cui si modula la voluminosità della zinne è davvero indigeribile.Voto: ★ ½

Terminator 3 - le macchine ribelli
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