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Terra dei Fuochi, via libera ai prodotti locali campani

Creato il 19 marzo 2014 da Makinsud

Ancora una volta si torna a parlare della Terra dei Fuochi e questa volta almeno lo si fa con notizie meno allarmanti (seppur preoccupanti) del solito. 

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Non è difficile comprendere quali gravi conseguenze questo comporti: dall’inquinamento dei prodotti agroalimentari all’aumento vertiginoso dei tumori il corredo che questa terra porta con se non è dei migliori eppure è di questi giorni la notizia che le cose non stanno poi così tanto male come i catastrofisti vogliono far credere. E’ avvenuta a Palazzo Chigi la presentazione da parte dei neoministri alla Salute, all’Ambiente e all’Agricoltura della mappa ufficiale dei terreni a rischio. Indagini approfondite fatte da analisi e dati provenienti da enti locali, agenzie dell’ambiente, magistratura e forze dell’ordine hanno dimostrato come su un’area complessiva di 1.076 chilometri quadrati solo (per così dire) 64 ettari sono risultati contaminati motivo per i quale i prodotti agricoli provenienti da questi siti non potranno essere immessi sul mercato. Tuttavia i proprietari dei terreni potranno a loro spese far svolgere analisi dalle Autorità competenti e per venire incontro alle esigenze degli agricoltori la Giunta regionale ha stanziato un fondo di 50 milioni di euro a favore delle aziende che vorranno effettuare ulteriori verifiche.

Quello presentato a Roma è un vero e proprio dossier dove la Terra dei Fuochi è stata divisa in 5 gruppi a seconda della gravità; del livello 5 (il più danneggiato) fanno parte i siti del comune di Acerra, Giugliano, Calvano, Succio e Villa Liternio. 64 ettari a rischio che in realtà coprono solo un 2% della Terra dei Fuochi e lo 0.14 della regione Campania che rimane nonostante questa drammatica situazione una regione meravigliosa.

terra dei fuochi

Certo è che non basterà un dossier a far rinsanire la terra bonificare l’aria e l’acqua,  curare i malati di tumore e mandare avanti le aziende agricole campane, per il momento accontentiamoci di non storcere il naso vedendo sull’etichetta di un prodotto la provenienza campana.


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