Magazine Diario personale

Terra nostra

Da Bartleboom
Ieri al Lido, la locanda di cucina tipica lettone, i due ometti coi capelli appena tagliati, sembravano proprio a loro agio, di fronte ad un bel piatto di "pankukas" con marmellata di lampone e mirtilli. Io e mia moglie ci siamo presi uno spiedino di cukgaļas šasliks, carne di maiale marinata e cotta arrosto.
Riga è splendida in queste giornate di fine luglio, dove un sole caldo e generoso a tratti viene rapito da nuvoloni alti portati da un vento veloce e frizzante. Ma è giusto un momento, poi la luce si riflette di nuovo sulla Daugava, sui parchi, sulle viuzze di Vecriga, sulle donne con le vesti svolazzanti e i tacchi alti.
L'ometto grande ha ritrovato il suo tramvajs numero 10, il preferito. Quello piccolo, con la sua zazzerina bionda e gli occhi azzurri, al parco giochi si è mescolato ai piccoli lettoni e russi come una goccia d'acqua nel mare.
A sera poi, quando la luce si acquatta sull'orizzonte e sembra non volersene più andare, mi sono seduto accanto alla finestra e ho stappato una Tervete bionda accompagnandola a piccoli crostini di rupjmaize (pane nero) strofinati d'aglio e abbrustoliti sul tegame.
Siamo tornati ad una terra che è nostra.

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