Ricapitoliamo facendo un elenco dei prodotti che utilizzano REE.
Come abbiamo visto nella precedenti puntate, l’importanza delle REE nell’industria bellica e hi-tech è strategica.
Il fatto che le proprietà chimiche rendano le REE indispensabili e non rimpiazzabili in molte applicazioni elettroniche, ottiche, magnetiche e catalitiche le rende materiali di importanza cruciale e il monopolio delle stesse in mano a una qualunque potenza è oggi un problema strategico non procrastinabile.
“Dio creò l’universo dal nulla e lo organizzò con l’aiuto di un magnete.” (Peter Robison & Gopal Ratnam, Pentagon Loses Control of Bombs to China Metal Monopoly) dichiara la Beijing Zhong Ke San Huan High-Tech Co. nel suo sito web e seguendo questa logica e fedeli al motto di Deng, le alte gerarchie cinesi nel 2010 cominciarono a ridurre le esportazioni di REE sia per far salire i prezzi che per costringere i compratori ad acquistare cinese. Questa politica venne accompagnata da quella fiscale. Secondo stime del GAO (Government Accountability Office) le quote di esportazione e le tasse, che per acquirenti esterni possono salire al 25%, spingono in alto i prezzi anche di elementi di cui vi è una certa abbondanza. Da tempo gli Stati Uniti e la UE considerano le restrizioni cinesi sui un certo numero di materie prime una strategia per far salire i prezzi di prodotti fabbricati all’estero invece che in Cina, dove grazie al dumping essi sarebbero più a buon mercato. Queste tasse sull’esportazioni violano le regole del WTO, in quanto la Cina, per esservi ammessa nel 2001, si impegnò solennemente a limitare questa politica a sole 84 categorie di prodotto. Nel 2010 esse invece interessavano già 329 categorie tra cui le materie prime come anche la bauxite (alluminio) e il carbon coke. Malgrado le proteste di USA ed UE, la Cina fa orecchie da mercante e seraficamente afferma di essere in regola con gli accordi del WTO. La Cina replica inoltre che le restrizioni e le tasse sulle esportazioni di REE sono fatte per compensare l’alto costo ambientale dell’estrazione e dell’industria delle REE e i costi per la bonifica e il ripristino del territorio.
La politica monopolista, il blocco delle esportazioni, il dumping sui prezzi e le ritorsioni nei confronti di quegli stati che non si conformano alle volontà imperiali cinesi (vedi il caso del Giappone già trattato, ma anche i “dispetti” per chi dà voce ai dissidenti tibetani) non potevano non provocare una risposta da parte di quelle economie che hanno nell’uso delle REE un importante asset strategico: la ricerca di nuovi giacimenti al di fuori della Cina e la riapertura delle vecchie miniere.
Il Giappone, che attualmente ha il primato del mercato delle macchine elettriche (Toyota Prius) ed ibride, si è rivolto al Vietnam, dove i prezzi della manodopera sono molto più bassi di quelli cinesi, tanto bassi che è già in atto una delocalizzazione di industrie cinesi in Vietnam, Cambogia e Laos.
La Russia ha propri giacimenti, come pure l’India e il Brasile.
Attualmente le sei più importanti miniere al di fuori della Cina sono (cfr.: Tasman Metals LTD.)
- Mountain Pass – Colorado USA - La miniera è di proprietà della Molycorp Inc, una compagnia mineraria con il quartier generale a Greewood Village, Colorado. La miniera di Mountain Pass è una miniera a cielo aperto che sfrutta depositi di carbonatite del precambriano che contengono fino al 8% di bastnäsite con significativa presenza di cerio, lantanio, neodimio ed europio. Le riserve, in base a stime del 2008, superano i 20 milioni di tonnellate.
- Mount Weld – Australia - La miniera di Mount Weld nell’Australia Occidentale di proprietà della Lynas Corporation Ltd. (LYSCF.PK), è considerata una delle maggiori sfidanti del dominio cinese delle REE e al giugno del 2012 era la sola delle cinque che aveva ripreso la produzione a pieno ritmo.
- Steenkampskraal – South Africa – La miniera di Steenkampskraal nel Western South Africa, rimase abbandonata fino al 2009. La Great Western Minerals Group Ltd. (GWMGF.PK) sta riattrezzando la miniera che è particolarmente ricca di cerio. La compagnia ha previsto che la produzione riparta dal 2013.
- Bokan Mountain – United States – Lo sviluppo della Bokan Mountain nella Alaska Panhandle parte da una precedente miniera di uranio di proprietà della Ucore Rare Metals (UURAF.PK), Nova Scotia. Il progetto Ucore’s Dotson Ridge REE a Bokan mostra riserve di giacimenti di REE stimati di più di 60 milioni di tonnellate, e il progetto è di particolare importanza grazie all’alta percentuale di disprosio scoperta nelle perforazioni in situ. Il disprosio è un elemento critico per le industrie della difesa e hi-tech degli USA. La produzione si suppone partirà nel 2015.
- Strange Lake – Canada – Il deposito di REE di Strange Lake, situato nel Quebec Nord Orientale presso il confine con il Labrador, è al momento sfruttato da ditte canadesi come la Quest Rare Minerals Ltd. (QRM). Le esplorazioni indicano riserve per più di 50 milioni di tonnellate di REE, con significative presenze di Ittrio, Nobio e Afnio. Strange Lake si prevede cominci la produzione nel 2013.
- Norra Karr – Sweden – La Tasman Metals ha stimato che le riserve di minerali di REE a Norra Karr siano di circa 60 milioni di tonnellate. Il giacimento, è un po’ la patria storica delle REE visto che qui furono scoperti i primi minerali (inclusi cerio, erbio, olmio, lantanio, scandio, terbio, tulio, itterbio, ittrio. Il minerale bastnäsite prende il nome dal villaggio svedese di Bastnääs, dove un giacimento di cerio fu sfruttato dalla fine del 1800) e mostra una conformazione simile a quella di Strange Lake (Scudo Finno-canadese) con presenza significativa di ittrio, niobio, and afnio.
La miniera di Mountain Pass, Colorado
Dal punto di vista strategico il sito più importante per gli USA attualmente è la miniera di Mountain Pass>/B> (Co, USA).
La miniera fu scoperta nel 1949 da un cercatore di uranio che rilevò alti valori di radioattività della zona. La Molybdenum Corporation of America comprò i diritti minerari e cominciò una produzione su piccola scala nel 1952. La produzione si espanse negli anni 1960 per la forte domanda di europio dovuta alla nascita della televisione a colori (schermi catodici televisivi). Lo sfruttamento del deposito su larga scala avvenne dal 1965 al 1995, e in quel periodo la miniera rifornì la richiesta mondiale di REE. La Molybdenum Corporation of America cambiò il nome in Molycorp Inc. nel 1974. Essa fu poi comprata dalla Union Oil nel 1977, la quale a sua volta divenne parte della Chevron Oil nel 2005. La miniera fu chiusa nel 2005 sia a causa delle legislazioni di tutela ambientale che della caduta dei prezzi delle REE dovute alla entrata sul mercato delle REE cinesi. Il processo di raffinazione chimica delle REE fu bloccato nel 1998 dopo una serie di fuoriuscite di acque contaminate dai bacini di risulta: centinaia di ettolitri di acqua radioattiva finirono nel Ivanpah Dry Lake. Le acque e in genere i reflui di bacini minerari di REE sono radioattivi a causa della presenza di torio e radio. In tutto circa 22, 74 ettolitri di acque radioattive vennero sversati nel terreno desertico. La compagnia pagò una penale di 1,4 milioni di dollari e dovette fare un piano di bonifica, decontaminazione e ripristino per poter avere il permesso di continuare ad operare per altri 30 anni. Il piano fu approvato nel 2007. Intanto nel 2008 la Chevron aveva rivenduto la Molycorp a una cordata di privati, la Molycorp Minerals LLC., che aveva intenzione di far rivivere la miniera di Mountain Pass. Nel luglio del 2010 la Molycorp Inc, si quotò in borsa (cfr.: http://en.wikipedia.org/wiki/Mountain_Pass_rare_earth_mine).
Di fronte alla politica cinese sulle esportazioni delle REE, politica che metteva a rischio la sicurezza nazionale, il 23 settembre 2010 lo House Committee on Science and Technology (un comitato della Camera dei Rappresentanti che ha giurisdizione sulle seguenti agenzie federali: NASA, EPA, Department of Energy, NOAA, FEMA, FAA, NSF, ATSDR, US Fire Administration e US Geological Sevice) mise in calendario una legge molto dettagliata che desse sussidi per rivitalizzare l’industria mineraria delle REE negli Stati Uniti, legge in cui era compresa la riapertura della miniera di Mountain Pass. Nel dicembre del 2010 la Molycorp annunciò che aveva ottemperato a tutte le restrizioni ambientali e che prevedeva di aprire un nuovo impianto per il trattamento del minerale per il 2012 con l’inizio della produzione a regime per l’agosto del 2012. La Molycorp ha ottenuto un prestito di 280 milioni di dollari in base al programma del U.S. Department of Energy di “tecnologie innovative”.
Il problema del costo ambientale dell’estrazione e del trattamento delle REE era ed è uno dei motivi per cui la produzione era stata sconsideratamente lasciata alla Cina dove, a differenza degli Stati Uniti il movimento ambientalista o è inesistente o duramente scoraggiato, ma di fronte alla sfida imperiale gli USA hanno risposto con un salto tecnologico, quello di brevettare un processo che fosse “green” (ovvero di scarso o nullo impatto ambientale), che mantenesse bassi i costo di produzione e che creasse posti di lavoro.
La Molycorp è intenzionata a mantenere il costo di produzione agli attuali $ 2,26 la libbra, la metà di quello cinese, attraverso un processo che ricicla molta più acqua e usa un singolo acido per separare i vari elementi. Essa prevede anche di negoziare con altri partner leghe metalliche e trasformarle in magneti al neodimio riportando il processo produttivo negli USA, il che prevede la creazione di circa 900 posti di lavoro. Nei suoi progetti la Molycorp deve tenere conto anche della presenza nel terreno minerario di alberi Joshua Tree, alberi protetti dalla legislazione della California. Prima di essere plantumati altrove per poter ampliare la miniera, deve venir misurata col GPS e il “sestante” la precisa posizione di ogni singolo albero da trapiantare, in quanto la loro corteccia brucia se sono esposti al sole del deserto con una inesatta orientazione rispetto all’originale. Malgrado ciò solo il 20% degli alberi trapiantati sopravvive. (cfr.: Peter Robison & Gopal Ratnam, Pentagon Loses Control of Bombs to China Metal Monopoly)
Un’altra ditta la Ames Laboratory ha brevettato un nuovo processo per preparare magneti permanenti al Neodimio-Ferro-Boro. Il processo tradizionale per la raffinazione del Neodimio parte dall’Ossido di Neodimio e passa attraverso due stadi per ottenere Neodimio metallico. La gran quantità di inquinanti e reflui sono associati a questi due stadi. I Laboratori Ames, tuttavia hanno messo a punto un processo monostadio che trasforma l’Ossido di Neodimio nella lega principale di Neodimio, in questo modo, poiché tutti i prodotti finali sono utilizzati, non ci sono materiali di scarto che possano inquinare l’ambiente (cfr.: Ames Laboratory).
La ripresa delle attività minerarie nei giacimenti di REE di tutto il mondo e la contrazione della domanda occidentale a causa delle politiche restrittive messe in atto negli anni 2009 – 2010 dalla Cina, ha costretto la Cina stessa a un rapido cambiamento di rotta. Nel 2012 la Cina ha ammorbidito le restrizioni alle esportazioni di REE con conseguente crollo dei prezzi delle REE stesse. Questa manovra tendeva a erodere tutti i profitti fatti da ditte come la Molycorp durante l’aumento dei prezzi del 2011, facendole fallire, e a rendere comunque svantaggiosa la produzione di REE al di fuori della Cina per i diversi costi di produzione (soprattutto il costo della manodopera). Questa politica non sembra aver dato i suoi frutti: i paesi Occidentali e gli altri membri dei BRICS hanno imparato la lezione e non hanno più voglia di subire i capricci della politica cinese. Di fronte a questa prospettiva la Cina ha insistito sul fatto che non avrebbe manipolato i prezzi delle REE, ma sembra che nessuno vi abbia creduto.
Il prematuro sfoggio di muscolarità nel campo delle materie prime e delle REE pare stia avendo come risultato quello di far perdere alla Cina il suo monopolio già sul breve periodo. Analizzando il caso della Molycorp, al momento la maggior concorrente delle ditte cinesi, malgrado il crollo dei profitti la compagnia è stata in grado di incrementare le sue entrate. Secondo molti analisti la mossa cinese non avrà effetto sul lungo periodo sia perché le REE sono ormai ampiamente riconosciute come materiale strategico (e pertanto le sovvenzioni statali sono sempre possibili) sia perché ditte come la Molycorp americana o la Tasman Metals svedese che hanno duramente hanno sofferto per il contemporaneo crollo dei prezzi delle REE e la loro politica industriale di mantenere alta la spesa in conto capitale per acquistare o mettere in funzione nuove miniere, sono sopravvissute all’attacco e hanno ora la prospettiva di un ciclo economico favorevole. La possibilità che si stiano esaurendo le scorte di quelli che avevano accumulato le materie prime durante la salita dei prezzi, può solo giocare a favore delle nuove compagnie minerarie che stanno ampliando i loro interessi mediante l’acquisto di fabbriche di prodotti finiti che utilizzano il loro materiale grezzo in modo da controllare verticalmente l’industria delle REE, ovvero dal grezzo al prodotto al consumo (cfr.: Suzanne McGee, Molycorp: Have We Seen the Bottom for Its Stock, and Rare Earth Prices?)
In questa corsa alle terre rare resta un’ultima frontiera: lo spazio ovvero i giacimenti sulla Luna e Marte.
segue parte sesta
Fonti
– Yves Smith, April 1, 2009, China Out to Dominate in Electric Cars and Why Not GM) ( in http://www.nakedcapitalism.com/2009/04/china-out-to-dominate-in-electric-cars.html
– Keith Bradsher, NYT April 1, 2009, China Vies to Be World’s Leader in Electric Cars
-Peter Robison & Gopal Ratnam , Pentagon Loses Control of Bombs to China Metal Monopoly , Sep 30, 2010 in http://www.bloomberg.com/news/2010-09-29/pentagon-losing-control-of-afghanistan-bombs-to-china-s-neodymium-monopoly.html.
-David Moberg, Jan 23, 2004. Magnet Consolidation Threatens Both U.S. Jobs and Security in http://www.inthesetimes.com/article/685/