Sequenza sismica al 15 giugno 2012
Dopo esserci tanto lungamente occupati del terremoto, finalmente possiamo dire che quanlche buona notizia comincia ad arrivare. Ieri sera, una nuova scossa di terremoto di magnitudo 3.7 ha interessato l’Emilia alle 00:13 ora italiana con epicentro localizzato ancora una volta in provincia di Modena, vicino a Mirandola, Felonica, Finale Emilia e Bondeno. La sequenza sismica delle ultime 48 ore parla di 39 eventi localizzati dalla Rete Sismica Nazionale: due soli terremoti hanno avuto magnitudo maggiore di 3: il primo si è verificato alle 8.48 del 14 giugno (magnitudo 3.6), il secondo alle 8.59 del 15 giugno (magnitudo 3.6). I terremoti di queste 48 ore si sono distribuiti lungo tutta la struttura sismica attivata in precedenza, per cui, fortunatamente, non si sono stati sismi nè nelle Prealpi venete nè nella parte Orientale dell'Arco di Ferrara, nella zona di Ravenna interessata da qualche movimento tellurico negli ultimi giorni. La zona ravennate, anzi, appare silente: l'ultimo terremoto in questa zona è stato registrato il giorno 11 giugno, alle 14:32, a 23,7 km di profondità e magnitudo 2.2. Come si vede però dalla cartina ripodotta sopra, lo sciame sismico in questi ultimi giorni si è drasticamente ridotto, segno, forse, che il peggio è passato.Pur vero è che in Emilia si contanto ancora decine di scosse, ma è palese che il numero si sia ridotto, così come l'intensità delle stesse.
Adesso, però, l'emergenza sembra essersi spostata a Sud. Continua infatti a tremare la terra nella Sicilia sud/orientale e nel mar Jonio: nelle ultime 24 ore si sono verificate ben 4 scosse di terremoto tra i Monti Iblei e il mar Jonio, a largo delle coste Siracusane, di cui la più forte ieri mattina di magnitudo 3.8.
Quella di stamattina è stata più debole ma molto più vicino alla costa: s’è verificata alle 08:21 ed è stata di magnitudo 2.6 a 22.9km di profondità, ma è stata avvertita ad Augusta, nel siracusano, il comune più vicino all’epicentro.
Questo terremoto è da inserire nel quadro dello sciame sismico che da ormai quasi due settimane sta interessando il Siracusano, tra gli Iblei e il Golfo di Augusta, dove in un passato recente si sono verificate altre scosse abbastanza forti, con una magnitudo superiore al 3° grado della scala Richter.
In tutta la Sicilia sud/orientale c’è grande preoccupazione per questo sciame sismico, che secondo alcuni esperti rischia di sfociare in scosse più forti (ma non tutti sono d’accordo). Dopotutto non c’è un modo per prevedere i terremoti, piuttosto c’è la possibilità di conoscere la sismicità di ogni area in base alla sua storia sismica, e quella del Siracusano mette i brividi: si tratta, infatti, della zona più sismica d’Italia, quella in cui si sono verificati i terremoti più violenti in assoluto.
Da meteoweb.eu scopriamo alcuni dettagli interessanti di quest'area: è caratterizzata dal cosiddetto Plateau ibleo, limitato a nord e a nord-ovest dall’avanfossa Catania-Gela, ad est dalla Scarpata ibleo-maltese e a sud dalle strutture dello Stretto di Sicilia. Questo è il regno della famosa e temuta faglia “Ibleo-Maltese”, una sorta di grande spaccatura in seno alla crosta terrestre che dall’isola di Malta risale verso le coste sud-orientali siciliane e il versante orientali degli Iblei che rappresenterebbero il blocco rialzato di questa importante struttura sismogenetica (un pò come i monti Peloritani per la faglia di Messina-Giardini Naxos responsabile del terribile sisma del 28 Dicembre 1908).
Purtroppo è proprio lungo il tetto di questa faglia che si sono realizzati i terremoti più violenti e distruttivi della storia sismica d’Italia e dell’intero bacino del Mediterraneo.
Il più forte è stato quello dell’11 gennaio 1693, che ancora oggi è al 1° posto tra i terremoti più violenti d’Italia, pur non essendo stato il più distruttivo ma solo perchè non ha colpito grandi città (quello del 1908 a Reggio e Messina uccise il doppio delle persone proprio perchè interessò un’area più urbanizzata, ma fu meno intenso). La scossa di magnitudo 7,4 richter a 20km di profondtà lo portò a essere considerato il 23° terremoto più disastroso della storia dell’umanità. Passato alle cronache come il "terremoto della Val di Noto", le due scosse del 9 e 11 Gennaio del 1693 furono talmente violente da devastare l’intera Sicilia sud-orientale, radendo al suolo molti centri abitati, e furono accompagnate da un imponente tsunami che flagellò i villaggi costieri di tutta la Sicilia sud-orientale, da Capo Passero fino ad Acireale, lasciando dietro di sè centinaia di morti. Nel 1169 le ondate sollevate dall’evento tellurico raggiunsero persino la città di Messina (che rimase danneggiata dal risentimento sismico) dove il mare superò agevolmente le mure che circondavano l’area abitata, penetrando fino all’entroterra.
In quel caso il terribile terremoto arrivò al culmine di uno sciame sismico, e basti pensare che due giorni prima, la sera del 9 gennaio 1693, un altro forte terremoto (ma non così violento come quello dell’11) interessò la zona, facendo crollare alcuni edifici e provocando dei morti. Poi, l’11, il terremoto più forte e devastante seguito, nei due anni successivi, da oltre 1.500 scosse d’assestamento. Per questo avvicendarsi continuo di scosse la gente ha comprensibilmente paura, riandando con la memoria a quella sciagura... Ma la domanda che ci poniamo è la seguente: visto e considerato che l’area è ad altissimo rischio sismico, cosa è stato fatto e cosa si sta facendo nel corso degli anni per prevenire eventuali forti terremoti che la scienza non ci può dire esattamente quando si verificheranno, ma può comunque assicurarci che o prima o poi senza ombra di dubbio torneranno a colpire l’area? Ricordiamo ad esempio il terremoto del 28 Dicembre 1908, tra Messina e Reggio...
Recentemente nell’area degli Iblei è tornata un pò di apprensione per una serie di piccole scosse, con una magnitudo compresa fra i 2.0 e i 3.0 Richter, che ormai si sussegue da diversi giorni. Conoscendo il reale potenziale sismico dell’area di certo non si può pensare che sia tutto nella norma. Finora le scosse (non tutte vengono avvertite dalla popolazione locale) si stanno presentando con una certa regolarità, ma non presentano anomalie tali da far pensare al peggio. Certo rimane sempre un pò di apprensione, ulteriormente accresciuta in questi ultimi anni dalle triste vicende del terremoto di L’Aquila che hanno emozionato l’opinione pubblica nazionale. Ma al momento la situazione è da ritenersi sotto controllo.
La Fondazione Giuliani nei giorni scorsi ha emesso dei comunicati d'aggiornamento sulla situazione radon, che così recitano:
Le stazioni di rilevamento Radon di Coppito, Fagnano e Magliano de' Marsi (AQ) mostrano anomalie a lungo termine relative ad una attività dinamica fuori dal raggio d'azione del territorio monitorato maggiore di 300/400 km dal bacino aquilano. Le anomalie fuori dalla rete non ci permettono di determinare con certezza la zona epicentrale e grado sismico. Dai modelli osservati in passato, le caratteristiche dell'nomalia in atto non sembrano appartenere ad eventi con rilascio di energia maggiori di magnitudo 4.0/4.5.Vedremo nei prossimi giorni come evolverà lo sciame che da poco più di una settimana ha gettato nel panico i principali comuni degli Iblei. L’unica cosa certa è che qui il rischio sismico c’è sempre stato e ci sarà anche nel futuro. Eppure per dormire sogni tranquilli basterebbe assicurarsi di abitare una casa costruita nel rispetto delle più elementari norme antisismiche. Una pratica che nel nostro paese, a differenza di quanto accade in Giappone, California, Taiwan, è poco diffusa e spesso neanche considerata.