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Terremoti previsti, prevedibili e procurato allarme

Da Postscriptum

 

Terremoti previsti, prevedibili e procurato allarme

Augusto Agrippa è uno sconosciuto autore, scrittore, che ho avuto modo di incontrare qualche anno fa. Uno che scrive senza sentirsi poi in dovere di pubblicare, per dirla con Borges. Sfogliando le pagine di un quaderno che lo stesso mi ha regalato, alla data 1976, sotto il titolo di “Racconti” ho trovato questo interessante scritto. Ve lo propongo.

 

In questi giorni decisamente tristi per i luttuosi eventi collegati alle scosse telluriche in Friuli, mi è capitato spesso di rinvenire nei giornali notizie allarmanti su possibili ripercussioni in altre parti d’Italia. Ricorrente è ad esempio quest’idea che il terremoto, come fosse un essere animanto, quasi un serpentone, si stia spostando verso il Sud della Penisola. Si vocifera di uno dalle proporzioni devastanti in Sicilia, ad esempio. Si chiamano in causa i profeti, molto spesso presunti, nomi altisonanti quali Nostradamus (ma ce ne sono anche di contemporanei). Si fa allegramente procurato allarme, mentre i giornalisti di tutte le testate, anche quelli della televisione, “finalmente” come sciacalli si aggirano tra le rovine. Ecco, a proposito del punto di vista “allegro” e del “procurato allarme”, mi sono ricordato di un illustre ingegnere, matematico e astrologo del Rinascimento Estense: Sigismondo Fanti,  precursore di Nostradamus nonché scienziato dell’arte profetica. In una delle sue poche opere a noi giunte (di cui si afferma la paternità comunque con qualche dubbio), il De Sapientiae Mali, c’è un capitolo in volgare dedicato interamente ai fenomeni tellurici – De Hora Terremoti – e alle correlate vicissitudini personali in materia. È interessante il breve passo che vi propongo di seguito perché tratta a suo modo del “procurato allarme”. Brevemente, Sigismondo Fanti si lamenta del fatto che qualche diffamatore ha sparso notizia di una sua predizione riguardo un terremoto in Sicilia per il 1542, in Ottobre. Fanti scrive chiaramente che lui non ha fatto alcuna predizione del genere perché non si ritiene capace di un qualcosa di questo tipo. Si nota anche dallo scritto che l’autore è stato in qualche modo sul procinto di denunciare per via legale i diffamatori. Successivamente conclude la lettera invitando i lettori (e dunque anche i siciliani) alla calma. Il terremoto non era evidentemente prevedibile per questo studioso del Rinascimento. E non credo che oggi le cose siano di molto cambiate da allora. Tuttavia, ad onor del vero, bisogna avvertire il lettore che i diffamatori azzeccarono l’anno di un devastante terremoto, proprio in Sicilia, con l’errore solo del mese. Un errore sostanziale direi, poiché la scossa avvenne poi il dieci dicembre, per l’appunto dello stesso anno. Tutti capirete che la previsione, seppur mediamente giusta in via generale e casuale, seppur fosse stata diffusa per vera, probabilmente non avrebbe potuto comunque risparmiare alcun morto. Ognuno ne tragga le proprie conseguenze. Riporto di seguito il presunto testo del Fanti:

 

…et tra li tante controversie per forza di cose alcui dovetti subire, piacciavi meo signore d’ascoltarve ciocché capitavommi un par di simane addietro allo riguardo de li tramuoti. Alicuno spintovi della ria intenzion securamente, spargette notitia ch’io fussi stato uno gran profeta di la fin delli tempora humani. Credetemi, meo signore, non ch’io non sia capacitato di farlo in alicuno modo, anzi io vi juro c’alecune le predirre sappi, pur tuttavia non tutto. Et intra codesto tutto, io debba dirvi ca non vi son li tramuoti. Ecco c’allor si seppe in tutto lo contado c’havia previsto lo tramuoto nilla terra di trinacria per lo avvenire Octobre dillo Quarantaduesimo anno in codesto secolo. La notitia divulgossi  in sì poco tempo ch’io non potessi ormai farvi in alicun modo oppormi. Assendo ancor lo ventisettesemo annus di lo seculo et assendo ormai lo mio corpore incanutito di tal che m’aspetto visita da sora morte d’uno jorno et un altero, io lo dico senza abbisognar di impiegar le conoscentie di previggenza, mi par cosa nobile avvertir lo pupulo ch’io non dissi mai nulla di tramuoti et mai seppi prevedirli. Adunque, piacciavi lor signori star tranquilli, in probabilitate nulla est in accadere per lo quarantaduesemo annus di lo seculo. Notitia falsa est la contraria e per modo lex perseguibilis como allarme da cualicheduno procuratus.


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