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#terremoto

Creato il 11 giugno 2012 da Lundici @lundici_it

Subito dopo le recenti scosse di terremoto, in tanti avranno acceso la TV o si saranno collegati ai siti dei più importanti quotidiani. Ed è probabile che abbiano letto: “Scossa di terremoto nel Nord” o “Trema la terra a Milano”. Chi invece ha aperto Facebook, Twitter  ha potuto sapere prima e subito dove il sisma era stato più forte: leggendo il tweet dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia o quelli di amici e semplici utenti sparsi per l’Italia che informavano sull’intensità del terremoto dai loro luoghi d’osservazione.

#terremotoTweets con hashtag: #terremoto

Ad esempio il sito de “La Repubblica” titolava: “Scossa di terremoto a Milano” perché chi aggiornava il sito in quel momento era a Milano e perciò poteva fornire un’informazione relativa solo a quel luogo. Ma nello stesso tempo, migliaia di altri “normali cittadini” offrivano migliaia di informazioni equivalenti o spesso più precise di quella de “La Repubblica”, perché erano in luoghi più vicini a quelli in cui l’evento era accaduto.

In altre parole il “post-scosse” è stato un piccolo, ma significativo esempio delladistanza (in questo caso anche fisica) che spesso esiste tra la maggioranza dei media tradizionali e i cittadini, ciò che loro accade, insomma la vita reale e vissuta.

L’impressione è che gran parte di giornali e giornalisti siano un’altra delle tante caste italiane, dove per casta intendiamo una classe professionale chiusa in se stessa, che si muove per mantenere privilegi e rendite di posizione e che ha perduto il contatto con il mondo esteriore (e più in particolare con i “normali cittadini”) che dovrebbe servire o rappresentare.

A cosa serve l’Ordine dei giornalisti se non a marcare una barriera tra chi è dentro e chi è fuori? Perché le regole per entrare nella casta sono incerte, male applicate e quindi di fatto opportunità di ricatto e controllo? Quando a tanti giornalisti viene chiesto se non sia giusto abolire l’Ordine, la risposta assomiglia tanto a quella che danno tanti parlamentari quando gli si domanda un’opinione sull’attuale legge elettorale: “Fosse per me lo abolirei”. Ma nel frattempo…

#terremoto
Anche trasmissioni tipo quelle di Santoro e simili hanno un format sempre più simile al "Processo di Biscardi"

Generalizzare è sempre un rischio, ma le similitudini (e le commistioni) tra il mondo dell’informazione e quello della politica sono numerose e profonde. I media tradizionali rincorrono superficialmente l’attualità per fare audience ad ogni costo, così come i politici cavalcano gli eventi del momento per costruire consenso. Questioni importanti, ma non “calde” scompaiono in fretta dalle prime pagine dei giornali e dalle agende dei politici (che spesso si intrecciano e confondono). (La gran parte di) giornalisti e politici hanno perduto il coraggio di informare o prendere decisioni su ciò che reputano sia giusto. Perché è viceversa consigliabile non pestare i piedi e non scontentare nessuno e lisciare il pelo ai potenti per mantenere il potere. Dove i potenti sono gli stessi appartenenti alla casta…

Gli scontri tra giornalisti e politici (la commistione è spesso imbarazzante) sembrano spesso funzionali a fare ascolto e costruire personaggi all’interno di una rappresentazione fine a se stessa e slegata dal “mondo reale”. Le stesse trasmissioni “antagoniste” di Santoro e imitatori hanno un format ogni giorno di più simile al “Processo di Biscardi”: gettare benzina sul fuoco, riunire ospiti ad hoc per creare risse, esasperare i toni, sfruttare la notizia del giorno come un’opportunità fugace per l’oggi e dimenticarla in fretta domani. Le inchieste giornalistiche sono rarissime e spesso non frutto di autentiche indagini, ma di esercizi di collage di notizie e messi insieme con professionalità, ma senza anima e passione.

Dov’è allora l’informazione, dov’è l’autenticità, dov’è il valore, se ciò che più conta è scambiarsi favori lasciando da parte ciò che detta la propria coscienza, mantenersi al potere al di là delle distinzioni, servirsi degli accadimenti solo per aumentare consenso e vendite? La fiducia dei cittadini nei confronti della maggioranza dei media tradizionali scende ogni giorno di più.

#terremoto
Quando apparvero, le radio a transistor non sembrava potessero competere con gli apparecchi radio che giganteggiavano da anni nei salotti di casa. Eppure...

La teoria della “innovazione dirompente” di Clayton Christensen descrive come – nel mondo del business – aziende o strutture economiche chiuse in se stesse e che hanno perduto il contatto con i loro clienti vanno in crisi quando compare qualcosa o qualcuno che offre soluzioni più semplici, più funzionali, più vicine ai fruitori, anche se la loro qualità è inizialmente inferiore. Quando negli anni ’50 le radio a transistor (le radio portatili) comparvero sul mercato erano di qualità scarsa, la musica si sentiva male e sembrava non avessero possibilità di competere con i grandi e sofisticati apparecchi radio che ogni famiglia aveva in salotto. Ma avevano un enorme vantaggio: erano semplici da usare, erano maneggevoli e si potevano ascoltare ovunque. Quindi ebbero presto un enorme successo prima tra i giovani e poi conquistarono tutto il mercato. Lo stesso è accaduto con i cellulari con fotocamere digitali: le fotografie erano di pessima qualità, ma potevano essere scattate senza complicazioni ed in qualsiasi luogo. O con l’”invasione” delle automobili giapponesi, inizialmente rozze e meno sofisticate delle statunitensi o europee, ma molto economiche, funzionali ed affidabili, al punto da riuscire a ritagliarsi una fetta sempre più ampia di mercato.

Lo stesso fenomeno è stato descritto proprio su L’Undici per ciò che concerne l’avvento degli mp3 (pratici, economici, immediati) quando invece l’industria discografica era concentrata sulla produzione di impianti raffinatissimi e giganteschi da sistemare nei nostri salotti.

Con il trascorrere del tempo, anche la qualità delle radio a transistor, delle fotocamere dei cellulari, delle automobili giapponesi o dei riproduttori mp3 è migliorata. Ma ciò che ha consentito loro di affermarsi inizialmente è stata la vicinanza con gli utilizzatori, in contrapposizione alla “distanza” che contraddistingueva chi c’era prima di loro e che fino ad un giorno prima sembrava inattaccabile ed eterno e che era invece chiuso in se stesso, incapace di dare voce al pubblico, ai consumatori, ai cittadini, alle persone reali e vive.

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Piaccia o no, il "Movimento 5 stelle" ha il merito di avere mobilizzato migliaia di cittadini e proporre un concreto esempio alternativo all'ingessata classe politica attuale

In questo senso – nonostante i dubbi che può suscitare e che anche su L’Undici sono stati sottolineati – il “Movimento 5 Stelle” ha avuto esattamente il merito di proporsi come “innovazione dirompente” nel mondo della politica, costruendo un’alternativa alla casta per eccellenza, ossia quella dei politici.

Anche nell’informazione c’è tanto spazio. Nonostante i pericoli di superficialità e disinformazione virale, internet rimane uno spazio di aggregazione e partecipazione straordinariamente potente ed incredibilmente libero. Il fatto che gran parte dei contenuti presenti su internet sia stato creato e messo a disposizione gratuitamente dagli stessi utenti (vedasi in primis Wikipedia) è un evento prodigioso ed assolutamente imprevedibile fino a pochi anni fa.

Servendosi delle eccezionali opportunità offerte dalla rete, l’iniziativa dei cittadini può abbattere o aggirare la casta dell’ingessato mondo dell’informazione creando – in maniera “dirompentemente” innovativa – luoghi e spazi dove condividere opinioni, fare informazione, esprimere pareri, raccontare storie. In maniera autentica, pura, vicina ai cittadini (perché fatta dai cittadini), senza i filtri, le sovrastrutture e gli auto-referenzialismi del giornalismo “ufficiale”.

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...l'importante è spararla sempre grossa: nei titoli dei maggiori giornali è sempre emergenza!

Se dovete andare in vacanza a Parigi, per informarvi sulla città, per sapere cosa fare, dove mangiare, dove alloggiare, potete comprarvi l’”istituzionale” guida turistica oppure farvi consigliare da amici, conoscenti o persone che avete imparato a conoscere. Ciò che guiderà la vostra decisione sarà la fiducia. La guida “tradizionale” vi presenterà tutto in maniera apparentemente professionale; ma se avete buoni motivi di credere che chi l’ha scritta non va a Parigi da anni e se ci va, invece di “vivere la città”, alloggia in lussuosi e standardizzati hotel, magari è amico di una certa catena di alberghi o ammanicato da anni con l’ufficio stampa del tal politico, la vostra fiducia nella guida calerà sensibilmente e la sentirete “distante”. E allora vi affiderete di preferenza a qualcuno che a Parigi ci vive, che certamente vi dà consigli disinteressati e che vi parla in maniera diretta, spontanea ed appassionata.

Il giornalismo partecipativo (in inglese “citizen journalism”) ossia una nuova forma di giornalismo che vede la “partecipazione attiva” dei lettori, grazie alla natura interattiva dei nuovi media e alla possibilità di collaborazione tra moltitudini offerta da internet è una realtà ben consolidata negli Stati Uniti. Portali, blog e riviste online i cui contenuti sono prodotti da cittadini (ossia non giornalisti “professionisti”) fanno opinione e sono dei riferimenti nel mondo dell’informazione statunitense.

Tutto questo può succedere e sta accadendo già in Italia: è importante crederci, è importante farlo. Anche e soprattutto per portare una sana ventata di aria fresca nel mondo chiuso e viziato dell’informazione italiana. Perché adesso si sente tanta puzza di chiuso (ad essere buoni…). L’Undici – nel suo piccolo, in continua crescita, impegnandosi a migliorare ogni giorno di più con tanta passione – ci sta provando.


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