Proprio lì, dove doveva sorgere la costruzione più tecnologicamente complessa e politicamente controversa della Storia moderna "Il Ponte sullo Stretto di Messina", si è registrata una scossa di terremoto di magnitudo 4.6 alle 1:12 della notte in provincia di Reggio Calabria, proprio nel distretto dello Stretto di Messina. Le località prossime all'epicentro sono Scilla, Villa San Giovanni e Campo Calabro. Dai primi rilievi della Protezione civile non risultano al momento danni a persone o cose. Solo un grosso spavento! Sono state numerosissime le telefonate che hanno intasato i centralini dei vigili del fuoco di Reggio Calabria dopo la scossa di terremoto. Il sisma ha provocato molto spavento tra la popolazione. Molti i cittadini che sono stati svegliati di soprassalto. La scossa si è verificata ad una profondità di 45,5 chilometri ed è stata avvertita a Messina e nei comuni calabresi e siciliani dell'area dello Stretto. Ora è naturale che ci si chieda che cosa sarebbe accaduto se il "Il Ponte" fosse stato realizzato. Nel 2006 sul Giornale di Geologia Applicata, una rivista dell’Aiga, Associazione Italiana di Geologia Applicata e Ambientale è stata pubblicata una ricerca sugli «Aspetti geologici e di stabilità per il Ponte sullo Stretto di Messina» a firma di Alessandro Guerricchio, ordinario di Geologia applicata, e Maurizio Ponte, assegnista di ricerca all’Università della Calabria. Guerricchio e Ponte sostengono che in circa 135 anni ci sia la probabilità di ritorno nella zona di terremoti particolarmente violenti, come quello che distrusse Messina nel 1908, ed individuano in un arco di tempo che va dal 2030 al 2050 «il prossimo evento di particolare energia». "I movimenti della zolla africana e di quella euroasiatica”, sintetizza Maria Fernanda Piva, “dovrebbero spingere la Sicilia verso Nordovest e la Calabria verso Nordest a una velocità di circa un centimetro all’anno". Eppure, osserva Piva, “gli strumenti installati da decenni sulle due sponde non rilevano alcuno spostamento”. Ci sarebbe una ragione: “Sotto lo Stretto passa una faglia sismica, che assorbe la tensione e impedisce alle coste di allontanarsi. Quando la faglia sarà completamente carica, libererà improvvisamente tutta l’energia accumulata e la sfogherà in un violento terremoto. Le due coste dello Stretto si sposteranno quindi l’una rispetto all’altra,più o meno come nel 1908”. Il geologo Mario Tozzi , al pari dei suoi colleghi sopra citati, nutre le stesse preoccupazioni. “Anche se non fa piacere ricordarlo”, scrive in un suo articolo, “gli esperti sanno che a Reggio Calabria e a Messina ci sarà certamente un nuovo, fortissimo terremoto nel futuro. Tutto sta a comprendere quando, cosa che non è ancora oggi possibile prevedere in nessuna parte del mondo”. Per questa ragione Tozzi non si spiega “come si fa ad affermare che non ci saranno problemi di sismicità per il futuro ponte sullo Stretto, ribadendo che qui non sarebbero possibili terremoti violentissimi come quello del 1908 (stimato magnitudo 7,1 Richter) almeno per qualche secolo. La teoria cui ci si appoggia è quella del “terremoto caratteristico” - in questo caso appunto quello del 1908 - che avrebbe un tempo di ritorno di 1.000 - 1.500 anni e che non permetterebbe la possibilità teorica neanche di terremoti più deboli, ma pur sempre violenti (6 - 6,5 magnitudo Richter). “Sono state scoperte diverse faglie attive sottomarine nell’area dello Stretto che ingenerano grosse preoccupazioni”, avverte Tozzi, “in quanto una loro riattivazione, in concomitanza di sismi anche non eccezionali, potrebbe determinare degli scivolamenti dei blocchi a valle dei piloni di sostegno e mettere a rischio la tenuta stessa del ponte. In 125 anni qui si sono verificati venti fra i più forti sismi italiani, uno ogni 18 anni: eppure nessuno di questi centri ha uno straccio di piano di evacuazione e solo un quarto delle costruzioni è antisismico. Si può discutere che il ponte sia pericoloso in caso di sisma, ma si è certi che - in quell’eventualità - sarebbe quantomeno inutile. Reggerà un ponte che è stato commisurato a magnitudo 7,1 Richter, tenendo presente quel terremoto del 1908, visto che - non essendoci al tempo rilevamenti strumentali adatti - si tratta di una stima indiretta e che, quindi, la scossa prossima ventura potrebbe essere 7,2 o 7,5 ? Siccome la 'scala' Richter è logaritmica, quella differenza apparentemente insignificante (0,1) corrisponde a un potere distruttivo da 10 a 30 volte maggiore: non andrebbero rifatti i calcoli (e adeguati i nuovi costi) per commisurarlo a una magnitudo più elevata? Lo vogliamo dire ora e non dopo, visto che si tratta dell’area dove si aspetta il big-one nostrano?". “Più scienza e meno ideologia”, reclama Giuseppe Fiammenghi, ingegnere e direttore tecnico del Ponte sullo Stretto. “Sono troppe, secondo Fiammenghi, le imprecisioni e le ‘leggende metropolitane’ che circolano da decenni sul ponte. A cominciare dal rischio sismico. Il progetto prevede che il ponte resista senza danni strutturali a sollecitazioni sismiche fino a magnitudo 7,1 della scala Richter, esattamente l’intensità del terremoto di Messina del 1908, il più grave mai avvenuto in Sicilia. Un evento che secondo i sismologhi potrebbe ripetersi solo tra 2 mila anni”. Comunque oggi tiriamo tutti un gran sospiro di sollievo perchè "Il Ponte" è rimasto in cantiere!
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Proprio lì, dove doveva sorgere la costruzione più tecnologicamente complessa e politicamente controversa della Storia moderna "Il Ponte sullo Stretto di Messina", si è registrata una scossa di terremoto di magnitudo 4.6 alle 1:12 della notte in provincia di Reggio Calabria, proprio nel distretto dello Stretto di Messina. Le località prossime all'epicentro sono Scilla, Villa San Giovanni e Campo Calabro. Dai primi rilievi della Protezione civile non risultano al momento danni a persone o cose. Solo un grosso spavento! Sono state numerosissime le telefonate che hanno intasato i centralini dei vigili del fuoco di Reggio Calabria dopo la scossa di terremoto. Il sisma ha provocato molto spavento tra la popolazione. Molti i cittadini che sono stati svegliati di soprassalto. La scossa si è verificata ad una profondità di 45,5 chilometri ed è stata avvertita a Messina e nei comuni calabresi e siciliani dell'area dello Stretto. Ora è naturale che ci si chieda che cosa sarebbe accaduto se il "Il Ponte" fosse stato realizzato. Nel 2006 sul Giornale di Geologia Applicata, una rivista dell’Aiga, Associazione Italiana di Geologia Applicata e Ambientale è stata pubblicata una ricerca sugli «Aspetti geologici e di stabilità per il Ponte sullo Stretto di Messina» a firma di Alessandro Guerricchio, ordinario di Geologia applicata, e Maurizio Ponte, assegnista di ricerca all’Università della Calabria. Guerricchio e Ponte sostengono che in circa 135 anni ci sia la probabilità di ritorno nella zona di terremoti particolarmente violenti, come quello che distrusse Messina nel 1908, ed individuano in un arco di tempo che va dal 2030 al 2050 «il prossimo evento di particolare energia». "I movimenti della zolla africana e di quella euroasiatica”, sintetizza Maria Fernanda Piva, “dovrebbero spingere la Sicilia verso Nordovest e la Calabria verso Nordest a una velocità di circa un centimetro all’anno". Eppure, osserva Piva, “gli strumenti installati da decenni sulle due sponde non rilevano alcuno spostamento”. Ci sarebbe una ragione: “Sotto lo Stretto passa una faglia sismica, che assorbe la tensione e impedisce alle coste di allontanarsi. Quando la faglia sarà completamente carica, libererà improvvisamente tutta l’energia accumulata e la sfogherà in un violento terremoto. Le due coste dello Stretto si sposteranno quindi l’una rispetto all’altra,più o meno come nel 1908”. Il geologo Mario Tozzi , al pari dei suoi colleghi sopra citati, nutre le stesse preoccupazioni. “Anche se non fa piacere ricordarlo”, scrive in un suo articolo, “gli esperti sanno che a Reggio Calabria e a Messina ci sarà certamente un nuovo, fortissimo terremoto nel futuro. Tutto sta a comprendere quando, cosa che non è ancora oggi possibile prevedere in nessuna parte del mondo”. Per questa ragione Tozzi non si spiega “come si fa ad affermare che non ci saranno problemi di sismicità per il futuro ponte sullo Stretto, ribadendo che qui non sarebbero possibili terremoti violentissimi come quello del 1908 (stimato magnitudo 7,1 Richter) almeno per qualche secolo. La teoria cui ci si appoggia è quella del “terremoto caratteristico” - in questo caso appunto quello del 1908 - che avrebbe un tempo di ritorno di 1.000 - 1.500 anni e che non permetterebbe la possibilità teorica neanche di terremoti più deboli, ma pur sempre violenti (6 - 6,5 magnitudo Richter). “Sono state scoperte diverse faglie attive sottomarine nell’area dello Stretto che ingenerano grosse preoccupazioni”, avverte Tozzi, “in quanto una loro riattivazione, in concomitanza di sismi anche non eccezionali, potrebbe determinare degli scivolamenti dei blocchi a valle dei piloni di sostegno e mettere a rischio la tenuta stessa del ponte. In 125 anni qui si sono verificati venti fra i più forti sismi italiani, uno ogni 18 anni: eppure nessuno di questi centri ha uno straccio di piano di evacuazione e solo un quarto delle costruzioni è antisismico. Si può discutere che il ponte sia pericoloso in caso di sisma, ma si è certi che - in quell’eventualità - sarebbe quantomeno inutile. Reggerà un ponte che è stato commisurato a magnitudo 7,1 Richter, tenendo presente quel terremoto del 1908, visto che - non essendoci al tempo rilevamenti strumentali adatti - si tratta di una stima indiretta e che, quindi, la scossa prossima ventura potrebbe essere 7,2 o 7,5 ? Siccome la 'scala' Richter è logaritmica, quella differenza apparentemente insignificante (0,1) corrisponde a un potere distruttivo da 10 a 30 volte maggiore: non andrebbero rifatti i calcoli (e adeguati i nuovi costi) per commisurarlo a una magnitudo più elevata? Lo vogliamo dire ora e non dopo, visto che si tratta dell’area dove si aspetta il big-one nostrano?". “Più scienza e meno ideologia”, reclama Giuseppe Fiammenghi, ingegnere e direttore tecnico del Ponte sullo Stretto. “Sono troppe, secondo Fiammenghi, le imprecisioni e le ‘leggende metropolitane’ che circolano da decenni sul ponte. A cominciare dal rischio sismico. Il progetto prevede che il ponte resista senza danni strutturali a sollecitazioni sismiche fino a magnitudo 7,1 della scala Richter, esattamente l’intensità del terremoto di Messina del 1908, il più grave mai avvenuto in Sicilia. Un evento che secondo i sismologhi potrebbe ripetersi solo tra 2 mila anni”. Comunque oggi tiriamo tutti un gran sospiro di sollievo perchè "Il Ponte" è rimasto in cantiere!
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