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Terremoto: effetti secondari rilevanti. Una spiegazione scientifica

Creato il 08 giugno 2012 da Yellowflate @yellowflate

Terremoto: effetti secondari rilevanti. Una spiegazione scientifica Doriano Castaldini, docente di Geografia Fisica e Cartografia all’Universita’ degli studi di Modena e Reggio Emilia ha dichiarato all’Agi: “La maggior parte dei danni causati dai terremoti sono dovuti ai loro effetti secondari, quelli risultanti dalla propagazione delle onde sismiche dalla struttura sorgente. Essi risultano dal passaggio momentaneo delle onde sismiche e possono verificarsi su ampie estensioni territoriali causando danni diffusi”. I danni del terremoto sono sicuramente correlati alla presenza di persone e opere dell’uomo e, certamente dal tipo di costruzioni, dal tipo e morfologia del terreno e dalla magnitudo e profondita’ del terremoto. Il prof Castaldini sottolinea: “Gli effetti sull’ambiente di un terremoto  possono essere raggruppati in due categorie: primari e secondari. Gli effetti primari sono quelli relativi alle fagliazioni superficiali o faglie da terremoto, cioe’ legati ai movimenti direttamente connessi alla faglia sismogenetica e limitati all’area di esposizione della faglia sismogenetica.
Sono costituiti da scarpate, fratture, ecc., che generalmente si formano in occasione di forti terremoti, con magnitudo superiore a 5,5″.

I più dannosi sono gli effetti secondari: “Gli effetti sismoindotti piu’ comuni  possono essere ricondotti a fessurazioni del terreno (in terreno rigido, in sedimenti fini e/o in strade asfaltate), frane in aree montuose, fenomeni di liquefazione e compattazione del suolo, sollevamenti e abbassamenti, collassi del piano campagna, anomalie idrologiche”.

In questi giorni alcuni staff di ricerca sono attivi nelle aree dell’epicentro emiliano, ovvero tra le  Province di Modena, Ferrara e Mantova, rilevano dati e studiano.

Ad oggi, dall’intervista rilasciata all’Agi dal professor Castaldini sembra che    ”Gli effetti ambientali rilevati hanno evidenziato soprattutto fenomeni di liquefazione sia puntuali che disposti lungo una complessa serie di fratture (rilevate essenzialmente nella zona tra S. Agostino e Mirabello in provincia di Ferrara) non imputabili a fagliazioni superficiali ma piuttosto ad espandimenti laterali. Da segnalare, inoltre, l’innalzamento della falda freatica di alcuni metri con fuoriuscita di sabbia da numerosi pozzi e il rigonfiamento del fondale di lunghi tratti di alcuni canali. La fratturazione del terreno ha localmente determinato la rottura di tubazioni interrate”. “L’ubicazione dei fenomeni di liquefazione, che hanno portato in superficie notevoli quantita’ di depositi prevalentemente sabbiosi, sembra essenzialmente controllata dalla distribuzione di paleoalvei del fiume Po (Valli Mirandolesi), del Secchia (zona San Possidonio, Concordia) e del Reno (zona tra S. Agostino e Mirabello). In particolare, nella zona di San Carlo i fenomeni di liquefazione ed espandimento laterale hanno dimensioni rilevanti e hanno portato all’evacuazione di alcune zone del paese”.

Dopo le scosse del 29 maggio  il cui epicentro e’ situato piu’ ad ovest rispetto al terremoto del 20 maggio, mostrano una parziale riattivazione dei fenomeni di liquefazione piu’ vicini all’epicentro, e la creazione di nuovi in corrispondenza di esso (come ad esempio a Cavezzo e a San Possidonio). Secondo le testimonianze raccolte in tutta l’area epicentrale, i fenomeni di liquefazione sono iniziati a pochissimi minuti di distanza da entrambi i sismi, sono durati diversi minuti e sono stati anche caratterizzati dalla fuoriuscita di getti di acqua alti anche oltre un metro. Sul sito del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Universita’ degli studi di Modena e Reggio Emilia e’ visionabile un video sulla liquefazione dei terreni. Il professor Castaldini ha dichiarato all’Agi che “In generale, e’ possibile affermare che la distribuzione e le dimensioni del danneggiamento sono stati in gran parte controllati dalla presenza di effetti geologico-ambientali sismoindotti”.


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