Le visite del Papa, anche se sono circondate dall’indifferenza dei cittadini, com’è accaduto ad Arezzo, hanno un costo per i contribuenti dello Stato. Cinquecentomila euro se ne sarebbero andati proprio per la visita in Toscana di poche settimane fa, secondo la stima della senatrice Daniela Poretti e del collega Marco Perduca, che presentano un’interrogazione parlamentare.
E’ costituzionale che lo Stato paghi per le visite di un capo religioso, quando lo Stato è laico? L’articolo 7 della Costituzione riconosce la libertà e l’indipendenza di Stato e Chiesa, ciascuno nel proprio ambito. Perché allora offrire soldi pubblici al Papa, proprio nel momento del bisogno?
Si può obiettare che per i cattolici è un’esperienza memorabile la visita del Papa. Ma perché tutti devono contribuire, con i soldi delle tasse, a un privilegio spirituale di una parte? Trattandosi di vita spirituale fra un paese mezzo crollato, qualche lamentela da parte dei non credenti è normale. Manca l’acqua, la Protezione civile è arrivata in ritardo di giorni e giorni nella frazione Rovereto di Novi, i volontari si sono auto-organizzati per assistere la popolazione che dorme in tenda o in auto per paura di nuove scosse. Arriva l’estate, gli anziani e i bambini entrano in sofferenza per l’afa e il caldo, con una temperatura percepita sui 40°, e si sta a discutere di arrivo del Papa? Chi vuole prega. I preti e le parrocchie ci sono ancora, pure le chiese.
La disputa tra cattolici e non cattolici pare davvero accademica di fronte al malessere di tanta gente che non sa quando riavrà una casa.
In Toscana il Papa è volato con l’Aeronautica militare, è stato ospitato con un contributo della Regione da 120mila euro, con lui è stata accolta una nutrita delegazione (vedi l’articolo del Manifesto).
Il tempo della religione di Stato è finito con Mussolini, la Resistenza e la Costituzione. Perché aggirarli? Proprio ora, fra i terremotati?
In ogni caso lo Stato ha a disposizione, come ricorda l’Uaar (Unione atei, agnostici e razionalisti) l’otto per mille statale.
Si può fare. È già previsto che l’Otto per Mille a gestione statale possa essere speso per le calamità naturali, senza bisogno di passaggi parlamentari o di nuove tasse. Basta soltanto la volontà politica.
Lo ricorda Uaar in questa pagina del proprio sito e non si vede il motivo per cui il governo non dovrebbe farlo.
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