Sono trascorsi oltre tre mesi dalla seconda violenta scossa di terremoto in Emilia, eppure i soldi derivanti dalla solidarietà degli italiani sono bloccati. Si tratta di circa 15 milioni, raccolti tra il 29 maggio e il 10 luglio, che farebbero molto comodo ai Comuni colpiti ma che, per colpa della solita burocrazia, non sono disponibili.
Spiega Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile e direttissimo interessato, visto che ha coordinato la campagna di raccolta fondi frutto di un accordo tra l’ente e l’Emilia Romagna:
Purtroppo l’iter non si può comprimere più di tanto, se si vuole assicurare trasparenza. Ritengo però che questa procedura, anche temporalmente differita, garantisca scelte ponderate e ragionate sulle reali esigenze del territorio.
Gli euro degli sms o donati da rete fissa non sono versamenti diretti, ma promesse di versamenti. I vari gestori prima di girare la cifra alla Tesoreria dello Stato devono effettivamente incassarla. Perché oltre alle schede prepagate ci sono anche contratti e bollette che richiedono più tempo.
Il viaggio, poi, è tribolato: gestore, centro fatturazione, centro smistamento, Banca d’Italia, dipartimento della Protezione Civile, contabilità speciale del Commissario Straordinario e, infine, Comuni. Inevitabile che i tempi si allunghino con tutti i questi passaggi.
Da quanto ci è dato sapere, 7 milioni sono attualmente nelle casse di Bankitalia in attesa di riprendere l’iter, mentre gli altri devono ancora iniziare la loro odissea.
Angeolo Rughetti, il responsabile dell’Ufficio di coordinamento istituzionale nell’ambito della struttura del Commissario Straordinario Vasco Errani, circoscrive la situazione:
A dire il vero Gabrielli è stato sempre molto esplicito: i tempi saranno medio lunghi perché c’è una cornice di buona riuscita che va garantita. Certo, si potrebbe studiare per il futuro una semplificazione in modo che i versamenti finiscano in un canale parallelo e diretto ma credo che si stiano facendo le cose per bene. Noi abbiamo già mandato alla Protezione Civile un elenco di Comuni con le varie esigenze. Tutti gli interventi finiranno in un database che si chiama Trasparenza Donazioni, in modo che ci sia una tracciabilità dei versamenti e il Comune si impegni a seguire gli appalti rendicontando la spesa.
Fonte: Corriere