La notizia data da Cremonaoggi al link qui sopra, con i provoloni di una ditta cremonese in bella evidenza col loro marchio, si commenta da sola. Tanti soldi alla Chiesa per aiutare le parrocchie della diocesi di Cremona le cui chiese sono colpite dal terremoto, ne servono, fate presto grazie, c’è nell’articolo la lista delle necessità ecclesiastiche: danni per sette milioni di euro alle chiese. I terremotati però chiedevano qualcosa d’altro: “Prima le case, poi le chiese” e sostegno anche alle imprese, infatti chi poteva ha delocalizzato per non chiudere e chi non ha potuto seguire il datore di lavoro… ha perso il posto. Un dramma che non si liquida in poche parole e in un giudizio. Una tragedia da indicare, ma solo gli emiliani che l’hanno vissuta e la vivono possono dire che significa perdere la casa o anche il lavoro e non aver nulla per tanti mesi dallo Stato. Primo terremotato senza moduli abitativi, senza ricostruzione che inizia prima dell’inverno… Anche un euro al kg venduto, ha dichiarato il noto imprenditore cremonese vicino al solito politico centrista e confindustriale che si mobilita per le politiche nazionali, pur non sapendo quale candidato premier sostenute, Monti o chissà chi altro. Non li nominiamo.
In compenso la Chiesa procede con molta più speditezza e molto più potere. Ci sono le elezioni, in regione Lombardia e in Italia, tutti sono amici della Chiesa e del restauro delle chiese.
I provoloni sono in prima linea con un monsignore cremonese. Interventi che facilmente si possono assimilare alla campagna elettorale, che è primaria con le primarie, col bravo cattolicesimo elettorale all’italiana, sempre pronto a rafforzarsi quando servono voti. Poi sotto Natale fa sempre bella figura fare beneficenza. Che gioia. I protagonisti diranno pure che sono sempre stati cattolici e che vanno sempre a messa, che seguono la dottrina sociale della Chiesa, che trattano i loro dipendenti in modo esemplare. Dicano dicano.