Come se in una stanza disadorna, nella quale non si entra da un po', venisse scaraventata, tutto d'un tratto, la stagione.
La polvere alzatasi in disegni che sembrano qualcosa che esiste, la luce che filtra e crea ombre che non somigliano a noi.
Profumo di gioia che rilassa le membra e lascia correre fuori dalle gabbie, bucato fresco appeso al sole, un odore che è stereotipo di cosa buona e giusta; un odore che io non lo sento da quando ero una bambina alla corte di una SuperNonna il cui amore non conosceva mestizia ed avarizia, un odore abbracciato alle pareti della memoria, per non perdersi nella miriade di pensieri stupendi, ma facendosi sempre e per sempre cullare da essa.
Io, da quando ho memoria, mi vedo con una penna che pigia sul foglio per tracciare idee e mozziconi di vissuto, mi vedo solitaria avventuriera di viaggi che partono e finiscono nero su bianco, ladra di emozioni inventate e trasportate dalla mia testa alla sconfinatezza del bianco di una pagina word; mi immagino nella pochezza del mio tutto in poche righe, ed è un'immagine piacevolissima.
Ad occhi chiusi e con la possibilità di tutto, senza dover fare i conti con nulla, vorrei fare la scrittrice.
Che poi per me è una stereotipata ragazza di fronte ad una scrivania che da su un panorama che scioglie ogni ansia; biro differenti sparse senza ordine su fogli dove giacciono pezzi di storie che si lasciano scorrere; il mio Mac acceso nella perenne attesa dell'idea buona, usato come un computer qualsiasi perché non ne conosco tutti i segreti; la macchina da scrivere intonsa ma di ispirazione, perché io sono donna retrò nata sotto le stelle di un'epoca che mi piace ma mi somiglia solo in parte; la tazza di caffelatte in bilico tra l'essere ormai freddo e la temperatura ideale, quella che scalda la lingua e massaggia la gola, e qualche biscotto scaccia nevrosi, che masticare allontana la voglia di omicidio quando non sei abbastanza per ciò che nella tua testa fa tam tam; pile di libri famosi e riusciti tutt'intorno, di quelli che ti viene voglia di chiamare l'autore, una volta finiti, per dirgli che è bravo, ma bravo vero!
Mi piacerebbe guardarmi dentro e fare i conti con quella parte pavida e spaventata che si nasconde dietro le mille scuse accampate, e si fa film senza avere il coraggio di stendere la sceneggiatura di mezzo d'essi!
Credo dovrei accettare il rifiuto, una componente fisiologica che però mi è tanto estranea quanto odiosa.
Però mi viene in mente che una parte di me, nonostante le ultime delusioni e le persistenti difficoltà, ha ancora una voglia pressante di dire la sua, in questo pezzo di terra che mi hanno assegnato.E credo fermamente sia arrivato il momento di provarci.
Non ho nulla da perdere, perché ho visto quanto si può perdere in un istante e non l'ho accettato...
Ho tutto da conquistare, perché non sono nessuno più di me stessa... e non mi pare nemmeno pochissimo ad essere franca fino in fondo!