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Tesoro, abbiamo un problema

Da Slela
Prima che mi faccia il mio solito breve giro mattutino a curiosare sugli altri blog, devo togliermi questo dente.
Scusate la noia di questo post, ma mi serve come auto-analisi.
Devo scrivere, altrimenti non ne vengo a capo.
Avete presente i libri o i film in cui il marito continua tutte le mattine ad andare a lavorare, come se niente fosse, e in realtà ha perso il lavoro? Oppure il marito che torna a casa un giorno e annuncia alla moglie che sono sul lastrico e devono vendere tutto?
Ecco, non sono a questo punto ovviamente, ma rende l'idea.
Solo che in questo caso sono io il marito.
Sinceramente faccio un po' fatica a reggere la pressione e la responsabilità.
Anni fa la reggevo meglio. Perché? Forse perché ero più giovane, forse perché non ero una tri-mamma, forse gli ormoni si, incidono su queste cose. Non lo so.
Fatto sta che il lavoro non va bene per niente.
E nessuno sa niente, perché i conti li tengo io a casa e gli estratti conto passano solo attraverso il mio pc.
Non posso e non voglio dividere la preoccupazione con mio marito, che già ha i suoi bei problemi psicologici da tenere a bada.
Quindi mi devo rimboccare le maniche, mi devo sforzare di uscire dal pessimismo cosmico che mi sommerge in questi ultimi mesi.
La situazione è questa, il lavoro è calato molto e, tra le tasse e l'inps, non riesco più a cavarci lo stipendio.
Vagliamo le soluzioni (si, anch'io sono appassionata di liste):
  1. Nuovi progetti.
    E' ovviamente il primo punto dell'elenco. Ci sto pensando da mesi, ma non mi viene un cavolo di straccio di idea. Solo cose che, se le metto in analisi, me le auto-smonto punto per punto.
  2. Inizio a fare il nero come fanno tutti.
    Non è una soluzione, sia perché mi farebbe venire il mal di stomaco, sia perché comunque non farebbe di certo aumentare il lavoro, solo avere più margine.
  3. Aumento i prezzi.
    Idem, non fa aumentare il lavoro.
  4. Pubblicità.
    Ci ho provato, il settore premia i "big", i piccoletti come me non ne beneficiano. Sono solo spese in più.
  5. Presentarsi personalmente nelle aziende più grandi, quelle che mi farebbero lavorare per lungo tempo.
    Ci ho pensato, ma non ne ho il coraggio. Come diavolo si fa a presentarsi in una grande azienda dove non ti conosce nessuno? Io non ho un "prodotto" da vendere, io vendo me stessa, la mia professionalità e la mia bravura, ma come faccio a farmi conoscere? Non ho trovato la risposta.
  6. Invio di curriculum e lettere di presentazione.
    Idem, nessuna risposta. Paradossalmente adesso cercano tutti dipendenti, non freelance, il contrario degli ultimi 10 anni in cui non assumeva nessuno. Evidentemente i ragazzini in stage non retribuito alla fine fanno fatturare.
  7. Ricerca di collaborazioni.
    Della serie "l'unione fa la forza". Sto iniziando a pensare realmente a questa opportunità. Devo trovare altri sfigati come me, magari più intraprendenti dal punto di vista commerciale, cosa che io non sono.
  8. Mi arrendo, chiudo tutto e torno a fare la dipendente.
    L'ultima strada, quella che mi permetta di mantenere la mia famiglia.
    Ma cavolo, non potrei più stare coi miei figli, non potrei più portarli dal pediatra, o andare alle riunioni di scuola, o farli il bagno la sera, o giocare quei 15 minuti con loro prima di cena.
    Mi piange il cuore.
    Sempre ammesso ovviamente di trovare il posto di lavoro.
Alla fin fine, a parte il punto 1 sempre aperto, attualmente mi rimane solo il punto 7, anche se l'ideale sarebbe il 5. Ma senza le conoscenze non si va da nessuna parte. E io non conosco nessuno.
Non lo so, mi sembra di essere in una stretta stradina di campagna, che si stringe sempre di più. Presto la strada scomparirà, e dovrò tornare indietro. Questa situazione ha un nome, si chiama Fallimento, e spero che avrò le spalle abbastanza forti da reggerlo.

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