Tre orditi esili e allungati sono ciò che emerge dai grumi di materia sui quali il telescopio Herschel dell’Agenzia spaziale europea ha rivolto lo sguardo. Tre grandi filamenti che danno origine a figure sempre più intricate, mano a mano che le polveri e i gas che li formano si fanno più densi e più freddi. Due di essi mostrano anche, in una delle estremità, una sorta di “testa”, un ciuffo di materia più luminosa. A descriverne la struttura, un articolo – in corso di stampa su MNRAS – firmato da ricercatori dell’ESO e dell’INAF, fra i quali Leonardo Testi e Malcolm Walmsley dell’Osservatorio astrofisico di Arcetri, e Sergio Molinari ed Eugenio Schisano dello IAPS di Roma.
«Con masse che vanno dalle migliaia alle diverse decine di migliaia di volte quella del Sole, questi filamenti sono alcuni fra i più estesi, e potrebbero essere rappresentati come le “ossa” delle braccia spirali della Galassia. Essi sono però», osserva Molinari, responsabile del progetto Hi-GAL, la survey sui cui dati si basa lo studio, «solo una parte della rete molto più ampia e pervasiva di strutture filamentari che, vuoi per shocks in colliding flows a larga scala, turbolenza o instabilità gravitazionale, vanno a formare un vero e proprio scheletro della Galassia che si estende dalle zone centrali fino a quelle periferiche, oltre il Circolo solare».
Benché la polvere rappresenti soltanto un ingrediente secondario di questi cocktail di materia cosmica, alle lunghezze d’onda esplorate da Herschel – quelle del lontano infrarosso e submillimetriche – la vediamo brillare intensamente. Ciò ha consentito agli astronomi, guidati da Ke Wang dell’ESO, d’individuare per la prima volta, in questi grovigli di materia, le regioni più fredde e più dense, rappresentate nelle immagini a falsi colori in rosso e in giallo.
I filamenti sono a loro volta punteggiati da macchie più brillanti: si tratta d’incubatori cosmici, ovvero di regioni in cui i semi di quelle che diverranno le future generazioni di stelle stanno cominciando a prendere forma. Il bagliore bluastro e violaceo delle chiazze confuse che impreziosiscono i filamenti rappresentano sacche di materia più calda, resa incandescente dall’intensa radiazione emessa dalle stelle appena nate e ancora racchiuse al loro interno.
Prima che Herschel producesse queste immagini, di filamenti così grandi se ne conoscevano soltanto due. Ora invece, grazie ai dati prodotti dal telescopio spaziale ESA, gli astronomi ne hanno scoperti numerosi altri, intessuti lunghi i bracci a spirale della Via Lattea. «Questi risultati», sottolinea infatti Molinari, «sono una parte di un lavoro molto più ampio che mostra come strutture di questo tipo si mantengano vive e vitali, continuando ad accrescere man mano che frammenti sempre più grandi si vanno differenziando al loro interno fino a formare le nuove generazioni di stelle».
Per saperne di più:
- Leggi l’articolo (di prossima uscita su Monthly Noticesof the Royal Astronomical Society) “Large scale filaments associated with Milky Way spiral arms”, di Ke Wang, Leonardo Testi, Adam Ginsburg, C. Malcolm Walmsley, Sergio Molinari ed Eugenio Schisano
- Leggi la press release in inglese sul sito ESA
Fonte: Media INAF | Scritto da Marco Malaspina