La II tavola è in continuità con la precedente, perché è compatta, ma bilaterale. La risposta popolare è data da “due animali che si baciano/giocano…”; lo spazio bianco è imponente, quindi può verificarsi uno sfalsamento figura – sfondo. In questa tavola c’è l’aggiunta del rosso, che ci dimostra come si integrano aspetti di angoscia, melanconia ed aspetti pulsionali. Dal punto di vista simbolico, è una tavola materna: la parte rossa finale rimanda agli organi sessuali femminili, anche se può essere individuata una componente maschile.
La III tavola non introduce elementi nuovi da un punto di vista sensoriale, ed è strutturalmente semplice. La risposta popolare è data da “due persone che stanno facendo qualcosa, con una farfalla/fiocco come elemento centrale”; anche qui sono presenti elementi rossi, istintuali.
La IV, molto massiccia e nera, ma con presenza di chiaro – scuro, può spaventare il soggetto (“gigante, mostro, creatura fantascientifica”). Essa viene chiamata per questi aspetti di regressione e di possanza “la tavola del padre”, perché si valuta come il soggetto reagisce di fronte alle parti autoritarie e aggressive, connotate al maschile, con presenza di componenti affettive sollecitate dal chiaro scuro.
La V tavola pare semplice da un punto di vista percettivo, così che permette ai soggetti disturbati dalle tavole precedenti di riprendersi, nonostante sia completamente nera (popolare “pipistrello/farfalla”. Se il soggetto non vede la popolare, si tratta di scarsa tenuta di pensiero), permettendo di valutare l’integrazione dei vissuti di persecuzione e depressivi. È importante considerare quanto il soggetto aderisca alla realtà, ma anche lavorare a livello simbolico (con alcuni dettagli); la tavola è prettamente maschile, con elementi femminili.
La numero VI è definita come “tavola del sesso”, perché richiama l’idea del coito, mentre la risposta popolare è data da “pelle di animale”, provocata da elementi chiaro – scurali.
La VII è aperta, bilaterale e scarsamente compatta da un punto di vista sensoriale, ponendo spesso grossi problemi di integrazione. Abbiamo qui una commistione di pieno – vuoto. La popolare è data da “due volti/teste umane”, mentre vi sono caratteristiche chiaro – scurali che danno l’idea di un vissuto regressivo. La tavola è simbolicamente femminile, richiamando il materno e i genitali femminili.
La numero VIII è la prima tavola colorata (dovrebbe provocare reazione nel soggetto, con dilatazione dei tempi di latenza e cambiamenti di produttività, nonché attivazione di strategie di lavoro diverse). Essa fa passare le risposte da una situazione di “globale”, a una di “dettaglio” (“due animali che si stanno arrampicando”); vi può essere la percezione di un senso di lacerazione; questo percetto indica inoltre come il soggetto si pone di fronte a elementi inusuali, in quanto la tavola inizia ad essere meno strutturata delle precedenti.
La IX è una tavola molto difficile, spesso rifiutata (il paziente non riesce a dare a una risposta, per questioni legate al colore o a una destrutturazione del percetto). La risposta popolare è “umanoide”, ma è anche possibile che il soggetto produca risposte confuse e confabulate.
Infine, la tavola numero X è definita la “tavola di chiusura” (o di congedo); può essere molto facile se si indaga il dettaglio, ma difficile a livello di integrazione delle parti (risposta popolare “granchi e cavallucci marini”). Per pazienti con problemi di integrazione di identità la tavola può provocare shock, ma il colore tende a provocare piacere e a tranquillizzare.
Non ci si dilungherà in questa sede sui dettagli concernenti la siglatura, piuttosto complessa e caratterizzata da strategie differenti (si ricordano le due tecniche principali, il metodo Exner e il metodo Klopfer). In conclusione, è utile ricordare come questo proiettivo risulti controverso: esso si trova a metà strada tra la sistematicità e la de – strutturazione, tra la complessità e la semplicità, aprendo continuamente dibattiti e ponendo quesiti sulla sua validità, attendibilità e sulle norme di somministrazione (Malacrea, Lorenzini, 2002).
Nonostante queste riflessioni, il test di Rorschach risulta uno dei più conosciuti e affascinanti proiettivi della psicologia mondiale, reattivo che offre numerosi spunti non solo per comprendere le dinamiche interne e/o disfunzionali del soggetto, ma anche per accedere al suo mondo interiore con relativa facilità ed immediatezza.