Avere dubbi e incertezze riguardo ai test sugli animali per quanto concerne la produzione di cosmetici (ovvero articoli per il make-up - ma anche shampoo, creme per il corpo, deodoranti, dentifrici, profumi e qualsiasi altro prodotto utile alla cura del corpo) è inevitabile: nel corso degli ultimi anni, l'iter legislativo è stato lungo e complesso e non di rado le informazioni trasmesse ai consumatori (anche per evitare danni economici e d'immagine alle aziende produttrici) sono state confuse e poco esaustive.
In questa secondo articolo dedicato alla vivisezione e ai test sugli animali pubblicherò alcune delle domande più frequenti e le relative risposte, nella speranza di fare un po' di chiarezza nel panorama fumoso della sperimentazione.
I test sugli animali non sono forse vietati, per quanto riguarda i cosmetici?
No. Dal 2004 non può più essere testata la formulazione finale del prodotto, mentre fino al 2009 era comunque possibile testare i singoli ingredienti. Dall'11 marzo 2009 molti test sono stati aboliti, ma ne rimangono ancora tre (nello specifico: tossicità per uso ripetuto, tossicità riproduttiva e tossicocinetica), che continueranno a essere eseguiti sugli animali fino al 2013. Ci stiamo dunque avvicinando alla fatidica data in cui tutti i test su animali (per quanto riguarda i cosmetici) dovrebbero essere aboliti. Usiamo il condizionale perché, proprio in questi mesi, l'Unione Europea sta valutando l'ipotesi di prolungare l'esecuzione di questi test per altri dieci anni. Ai tavoli informativi LAV allestiti in occasione della prossima campagna primaverile, sarà possibile firmare la petizione in cui si chiederà all'UE di rispettare il termine ultimo di abolizione del 2013, come previsto dalla Direttiva CE 2003/15.
Il divieto di test su animali europeo sarebbe valido anche per i Paesi al di fuori dell'Unione?
Ovviamente no. Tuttavia il divieto di commercializzazione in territorio europeo di prodotti testati su animali condizionerebbe non poco le scelte delle aziende estere.
Cosa significano le diverse diciture che vengono riportate sulle confezioni dei prodotti cosmetici?
Clinicamente testato: il prodotto è stato oggetto di test volontari. Questa dicitura non offre indicazioni sulle scelte etiche operate dalla ditta produttrice e non esclude che possano essere stati effettuati test su animali.
Dermatologicamente testato: può essere considerata un sinonimo di "clinicamente testato": anche in questo caso non si può escludere che siano stati effettuati test su animali.
Microbiologicamente testato: si riferisce ai test riguardanti contaminazioni di funghi e batteri, potenzialmente pericolose per la pelle. Non indica che non siano stati effettuati test su animali.
Non testato su animali: si tratta di una dicitura NON ufficiale, adottata dalla ditta produttrice e che si riferisce (in genere) al prodotto finito. Non implica che l'azienda abbia aderito a nessuno standard o parametro internazionale che preveda il controllo anche di tutte le ditte fornitrici di materie prime (come accade ad esempio con lo standard ICEA).
Cruelty free: dicitura che lascia libera interpretazione, non è specifica dell'ambito sperimentale e può riferirsi anche all'origine dei prodotti.
Purtroppo, i marchi che dovrebbero garantire l'eticità di un prodotto cosmetico per ciò che concerne i test su animali sono numerosi e vi è spesso molta confusione a riguardo.
Allo stato attuale, l'unico standard internazionale riconosciuto (che dà al consumatore la certezza di stare acquistando un prodotto completamente cruelty free) è quello del leaping bunny. La lista dei cosmetici del "leaping bunny" è riportata sul sito della LAV e su quello di Go Cruelty Free.
Il marchio del leaping bunny.
In che cosa consistono i test per i cosmetici praticati sugli animali?
Test di tossicità ripetuta: conigli e ratti sono costretti a mangiare o inalare ripetutamente ingredienti cosmetici; oppure la sostanza da testare può essere spalmata sulla loro pelle rasata per 90 giorni. Al termine dell'esperimento l'animale viene soppresso.
Test di tossicità riproduttiva: femmine gravide di coniglio o di ratto vengono costrette a ingerire la sostanza da testare. Quindi vengono uccise per poter studiare eventuali malformazioni del feto.
Test di tossicocinetica: conigli e ratti vengono costretti ad alimentarsi ripetutamente della sostanza da testare. Quindi vengono uccisi e sezionati, per poter studiare e verificare eventuali accumuli della suddetta sostanza nel corpo dell'animale.
La messa al bando di simili atroci test entro il 2013 permetterebbe l'utilizzo di tecniche di sperimentazioni più efficaci ed economiche e che non richiedono l'uccisione e la tortura di animali.
Risorse utili:
• Piccola guida all'acquisto di cosmetici cruelty-free: la certificazione ICEA.