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testardo io?

Da Denait @denait

E’ più sensato insistere o prendere atto dei propri presunti limiti? Meglio essere testardi o flessibili? Quando ti sei sbattuto per qualche mese per scrivere un romanzo che, a quanto sembra non verrà mai pubblicato, la domanda te la poni. O meglio, prima ti chiedi se sei in grado di scrivere. Domanda un po’ generica, ma sensata.

mulo o asino?
Mi sono riletto un po’ di cose che ho scritto: con tutti i limiti del caso, non mi sembra male. O meglio, non mi pare si tratti di una grossa merda fumante (perdonate il termine “fumante”). Inoltre qualche parere positivo sull’operato l’ho ricevuto. Insomma, so scrivere. Magari non benissimo, ma l’analfabetismo almeno è scongiurato. Mica pizza e fichi.

Stadio successivo: ti chiedi se sei in grado di scrivere un romanzo. Qui la faccenda si fa più intricata, perché alla fine non ho ancora deciso se questa cosa la decide l’editore, un eventuale lettore, o se semplicemente è una cosa soggettiva. Mi viene in soccorso la matematica, e stabilisco d’ufficio che stiamo al 50% come possibilità.

Stadio finale: ti chiedi se sei in grado di scrivere un “bel romanzo”. Qui mi sa che semplicemente questa cosa non la posso stabilire io. Mi arrendo in partenza e sollevo le mani. Mi appello alla generosità della corte, signori giurati: ho fatto del mio meglio. Ci ho messo l’anima (ma non ho firmato nessun contratto con il sangue, per fortuna …)

Per adesso insisto: se non per altro, almeno per il fatto che mi sto divertendo ad imbrattare fogli di scrittura. Mi ci sto divertendo molto, e per certi versi c’è qualcosa che mi spinge in profondità a farlo: esigenza creativa, la potrei chiamare, ma questo è un blog semiserio e non ho voglia di andare troppo in profondità. Ma finché qualche editore, snervato dal leggere (o semplicemente cestinare) i miei manoscritti, non deciderà di dirmi chiaro e tondo di piantarla perché la mia strada è la miniera di carbone, mi sa che sceglierò sempre e comunque la via della testardaggine …



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