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Tutto troppo facile

Da Denait @denait

E’ una giornata afosa, appiccicosa ed umidiccia. Manca solo un cespuglio che rotoli di fronte alla tua faccia, ed il quadro è completo. Non succede nulla, non si muove una foglia. Persino il maledetto telefono se ne sta muto in un angolo come un gatto fin troppo sazio. Non hai nulla da fare. Assolutamente nulla. Il vuoto cosmico. Pagheresti per vedere arrivare una e-mail. Daresti un rene perché qualcuno venisse a cercarti per fare due parole. Ma oggi l’universo ha deciso di vestire di nulla la tua giornata. E tu, non ci puoi fare nulla. Anzi, no! Cristo, puoi scrivere! Finalmente! L’occasione migliore del Tutto troppo facilemondo per buttare giù una ventina di cartelle belle fumanti. Come il pane. Che non vi venga in mente altro. Una full immersion di quelle che non ti fai da quando hai iniziato il romanzo caricato a molla dall’entusiasmo per la nuova idea. Ancora te lo ricordi nei tuoi sogni più perversi, di come le tue mani volavano sulla tastiera come sul corpo di una bella donna.

E allora, perché le mani sembrano tanto pesanti? Perché il cervello partorisce solo un borbottio fastidioso? Perché gli avambracci dispettosi si incollano sulla scrivania come se un bambino ci avesse fatto rotolare sopra un quintale di zucchero filato condito con mastice? Ti senti addosso l’energia che potrebbe avere un gatto di ferro battuto. La forza di una caramella gommosa. L’entusiasmo dell’impiegato del catasto un lunedì mattina di Agosto dopo essere appena tornato dalle ferie. Tre settimane: alle Maldive. Con due gemelle tettone.

Attenzione, non parlo di blocco dello scrittore! Parlo di quella sensazione di apatia che ti prende quando è tutto fin troppo facile. Quando sai abituato a sudarti il quarto d’ora quotidiano  per scrivere, e ritagliarlo è una fatica enorme: se poi viene tutto facile, ti sembra quasi che non sia giusto. Di  non essertelo meritato. Magari ti sentiresti meno in colpa se qualcuno ti fustigasse un poco. Solo un poco, così ti senti più a tuo agio.

Metafisica a parte, immagino che anche il caldo faccia la sua parte in certi casi. Anche se c’è un condizionatore da un fottiliardo di btu che ti spara addosso aria gelida peggio di una porta sull’antartico, guardare fuori dalle finestre e vedere l’aria che ballonzola ti fa pensare solo ai cani del deserto. Mica a cose divertenti.

Alla fine, dici a te stesso: benissimo, non ci schiodiamo di un millimetro con il romanzo, ma almeno buttiamo giù qualche riga da sbattere sul blog, così magari la smettiamo di farcirlo di post sintetici quanto un maledetto sms. Certo. Come no. Grande idea. Venite voi a scollarmi gli avambracci dalla tastiera?



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