Un mese fa un gruppo di burocrati europei con saldi rapporti industriali e neuroni vol au vente, si fece venire un’idea geniale: quella di rendere obbligatorie le gomme da neve su tutto il continente nella stagione invernale. Da Narvik a Malta, dai posti dove nevica sempre a quelli dove la “bianca visitatrice” è una rarità oppure cade occasionalmente rendendo le catene una soluzione assai più funzionale e ecologicamente compatibile. Dal momento che questa idiozia (salvo che per i produttori di pneumatici, ça va sans dire) è stata pensata in quel di Bruxelles il nostro governo ha immediatamente fatto “i compiti a casa” : nel decreto sviluppo approvato a fatica, compare l’obbligo dei pneumatici da neve mettendo al bando le catene.
Naturalmente non sia mai che qualcuno pensi che i professori siano proprio dei testoni: così hanno fatto finta di non aver instaurato un vero e proprio obbligo lasciando la decisione finale di abolire le catene agli enti proprietari delle strade, siano essi le province, l’anas, la società che gestiscono le autostrade. Così o uno si limita a circolare in città (dove non vige l’obbligo) oppure deve necessariamente dovrà fornirsi di pneumatici da neve, non sapendo se sono richiesti in una provincia o in un’altra in caso di neve o anche solo di previsione della stessa. Così anche in quei due terzi d’ Italia dove la neve è un evento occasionale, si dovranno acquistare quattro pneumatici di questo tipo particolarmente costoso e di rapido consumo quando si marcia sull’asfalto per essere sicuri di poter affrontare un viaggio. Senza dire che con molta neve non battuta la trazione assicurata dalle catene è certamente migliore, anche se concede minore direzionalità ed è praticamente indispensabile per i mezzi pesanti, cosa di cui nemmeno si sospetta nel geniale comma che introduce l’obbligo. Senza parlare del fatto che non tutti hanno un garage dove depositare le gomme e relativi cerchioni in primavera estate e autunno.
Sarà contento Trochetti Provera che può finalmente sperare di tappare i buchi milionari che si aprono sulla sua strada di capitalista senza capitali, ma c’è da stare assai poco contenti di un governo che , seguendo la filosofia berlusconiana, interpreta lo sviluppo con il consumo di beni e lo spreco di risorse e la crescita come frutto di operazioni clientelari verso amici e lobby, siano esse assicurazioni, banche o magari mettendo in piedi operazioni che favoriscono imprenditori fortemente esposti verso le banche. Altro che crescita: questa è vera miseria.