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Di sicuro c'è chi legge una certa comunanza tra le parole del cardinal Tettamanzi e il neosindaco Pisapia, come se il primo fosse l'ispiratore del secondo, o, peggio, il cardinale succube del sindaco. A lanciare l'allarme, con un duro attacco all'arcivescovo, il Giornale per mano di Mario Giordano. Il titolo del suo commento pubblicato nei giorni scorsi è esplicito "E Tettamanzi benedice il compagno Pisapia" e racconta che allo Stadio di San Siro in occasione dell'incontro con i cresimandi dell'Arcidiocesi il cardinale, giunto ormai a fine mandato, non abbia avuto remore per lanciarsi in un comizio davanti a 50 mila ragazzini. Il cardinale di Renate si è bevuto il cervello? Basta una ricerca in internet, però, per capire che non si è trattato di un comizio, ma di parole pronunciate a margine della festa su sollecitazione dei giornalisti che avevano chiesto un giudizio sulla folla scesa in piazza dopo la vittoria di Pisapia. Il cardinale aveva detto che le piazze piene dovrebbero essere la normalità in una città che vuole parlare e partecipare e la nuova amministrazione civica deve sapere ascoltare la città. Concetti peraltro ribaditi domenica sul Corriere della sera in un colloquio con Giangiacomo Schiavi in cui Tettamanzi è tornato a ricordare che Milano deve riconquistare la propria umanità, deve saper parlare senza angosce di moschea e nomadi. "C'è bisogno di testimonianze - ha spiegato - fatte di onestà, schiettezza, pulizia morale".
Non è basta la difesa di Avvenire per far cessare le polemiche, tanto che oggi è Madgi Cristiano Allam a dettare la linea rivendicando il diritto dovere di criticare l'asse Tettamanzi-Pisapia che, sono parole testuali, è "dannosa al punto da farci precipitare nel suicidio della nostra civiltà", tanto da annientare le nostre radici, il messaggio evangelico sacrificandolo all'ideologia massonica. Mi sembra che in queste parole ci sia un' inquietante propensione al delirio e una strumentalizzazione che non fa onore a chi la scrive. A meno, è lecito pensare, che non persegua una finalità precisa: lanciare segnali forti a chi in questi giorni sta scegliendo il successore al soglio di Ambrogio, affinchè, dopo Tettamanzi e Carlo Maria Martini, arrivi un esponente che rompa l'idillio fra la chiesa ambrosiana e Pisapia (che evoca il cattocomunismo) e che ridia all'anima cattolica del Centro destra (con un prelato vicino a Cl?) una sponda su cui contare, un po' di quel cristiano conforto che non si nega alle vedove.
La nostra speranza è che Dio illumini quella scelta e nell'attesa sapete cosa ha detto veramente il cardinale ai cresimandi? Cliccando qui trovate il testo integrale del suo intervento ispirato alla parabola del Buon Samaritano. Del discorso a me piace ricordare un passaggio importante, che dovrebbe dettare la linea educativa anche a noi genitori: "Cancelliamo dunque la superficialità, la pigrizia, il disimpegno, la paura del sacrificio, l’egoismo, la prepotenza sugli altri - ha spiegato il cardinale ai ragazzi -. Diamo spazio invece al senso del dovere – ogni giorno! –, alla generosità verso chi ha bisogno, al dono di noi stessi. Non prestiamo fede a chi ci promette una vita comoda e facile per essere felici! No! L’unico modo per essere veramente felici è di seguire Gesù imparando ad amare come lui ci ha amati!".
Un'esortazione ottima per i cattolici, ma buona anche per i laici. Se poi ispirerà la linea di governo di una città come Milano, che ama definirsi capitale morale della Penisola, quale cattolico non ne gioirebbe?
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