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Textile bodies

Da Dollculture
Textile bodies
Last Sat at MIA fair, under a true visual bombing, I’ve been struck with a series of photos by Benedetta Alfieri: single clothing pieces in a white non-space. Like memory pop-ups or desolate dresses, these unmanned images featured two formats: the larger one to reproduce an impressive 1:1 scale; the smaller one, to recall an even more impressive approx 1:6 scale. Now, 1:6 is the most common doll scale, the idol scale since ancient times. Was it done purposely? I’ll ask the artist. As a matter of fact, where the larger pics evoked an elsewhere someone through a textile body, the smaller ones were to me kinda MIB (= mint-in-box) doll outfits waiting for unknown dreams to be revived or fulfilled.
Textile bodies
Sabato scorso al MIA, sotto ad un vero bombardamento visuale, sono stata colpita da una serie di foto di Benedetta Alfieri: singoli elementi di vestiario in un non-spazio bianco. Come pop-up della memoria o abiti disabitati, queste immagini senza persone erano in due formati: il grande a riprodurre un’impressionante scala 1:1; il piccolo a ricordare un’ancora più impressionante scala 1:6. Ora, va detto, 1:6 è la più comune scala dimensionale delle bambole, la scala degli idoli fin dai tempi antichi. L’ha fatto apposta? Chiederò all’artista. Sta di fatto che laddove le immagini più grandi evocavano con un corpo di tessile qualcuno che era altrove, quelle più piccole invece sono state per me come degli abitini di bambola MIB (= mint-in-box), in attesa di sogni ignoti da ravvivare o realizzare.
Textile bodies
Interior pic from Galleria Manzoni, Bergamo facebook fan page

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