di L.Z
Avevamo già denunciato i paradossi e i limiti insiti nel meccanismo stesso del Tfa, il Tirocinio Formativo Attivo che da quest'anno gli aspiranti docenti sono chiamati ad effettuare per poter (sperare di) insegnare nella scuola pubblica. Ora che le prime prove delle varie classi di concorso sono state in parte sostenute, accanto alle ambiguità del sistema emergono vere e proprie irregolarità, in un crescendo di delusione e amarezza che, oltre a mortificare quel briciolo di fiducia che ancora - forse - nutriamo verso la scuola italiana, mette in dubbio anche l'onestà morale e intellettuale di coloro che hanno messo a punto i test di accesso. Questi hanno avuto inizio il 6 luglio con le prove delle classi A038 (Fisica) e A058 (Scienze e meccanica agraria). Il 9 è stata la volta della A036: Filosofia, psicologia, e scienze dell’educazione. Anche qui sessanta domande, e l'obbligo matematico di raggiungere la soglia dei 21/30, pena l'esclusione. Degli oltre quattromila iscritti (precisamente 4135) per un totale di 588 posti disponibili, solo 141 sono riusciti a superare il quiz a risposta multipla, passando di diritto alla prova successiva. In atenei illustri come Milano, Cagliari, Sassari, Urbino e Trento non c'è stato nessun promosso. Mancanza di preparazione e ignoranza diffusa le cause di questa disfatta? Non secondo i candidati, infuriati per la tipologia delle domande, troppo nozionistiche, e il loro contenuto, sibillino e volutamente ingannevole, tale da determinare una enorme scrematura già nella prima fase dell'accesso al tirocinio.
Scrive un partecipante al quiz del 9 luglio: «perché in una prova che si prefigge di valutare ‘i contenuti disciplinari’ delle materie rientranti nelle classi di concorso, ben 26 domande su 50 (escludo per ovvie ragioni quelle di analisi del testo) vertono sui ‘contenitori’ (i titoli delle opere)? A rigore una prova del genere sarebbe potuta essere preparata da un elaboratore elettronico e non da un cultore della materia!! 16 domande, ancora, prevedono il riconoscimento e l’abbinamento ad una corrente o scuola di pensiero di un autore. Le ultime 8 accennano a questioni, molto superficiali, di contenuto». Un quesito, ad esempio, chiedeva chi fosse Amafinio, filosofo minore che, sulla Bibbia degli studi filosofici delle Università italiane, ovvero la Storia della Filosofia di Nicola Abbagnano, 4000 pagine di autori e opere, non viene mai citato.
Analoga impostazione ha permeato il test della classe A051, relativa alle materie letterarie e latino nei licei. Qui le domande non solo richiedevano per la quasi totalità una cultura prettamente mnemonica basata sulla meccanica associazione opere-autori, ma erano anche, in alcuni casi, clamorosamente errate o comunque vergognosamente imprecise. In particolare il quesito n. 5 chiedeva che cosa si intende, in un testo letterario, per variante, proponendo come opzione esatta la prima, e cioè "Ogni soluzione espressiva, attestata dai codici, discordante dal testo definitivo licenziato dall'autore". Luciano Canfora, uno dei massimi esperti di filologia italiana e romanza, sulle pagine del Corriere afferma che «chi ha elaborato questa risposta, cosiddetta esatta, è un selvaggio. Trattandosi di "testi letterari" delle più diverse epoche - nei quesiti precedenti e successivi si parla di Manzoni, Vittorini, Foscolo, Meneghello, Berto, etc. - è evidente che già l'espressione "attestata dai codici" fa sorridere. E questo è il meno. Se il riferimento era all'antichità, non si vede perché escludere i papiri, nonché i casi di tradizione epigrafica. E soprattutto non si capisce perché "varianti" non siano anche le varianti d'autore, su cui esiste una letteratura immensa e assai pregevole. Come ognun vede, dunque, dire che le varianti sono soltanto le divergenze rispetto al testo "licenziato dall'autore" è una gratuita bestialità. Chi ha elaborato il quesito n. 5 non sa di cosa parla».
Lo stesso si dica per la domanda n. 15, che sbaglia il titolo di un racconto di Dino Buzzati (Qualcosa era successo al posto del corretto Qualcosa era accaduto), rendendo quindi assai difficoltoso il riconoscimento del suo autore in una rosa di opzioni tra cui, oltre allo stesso Buzzati, Pirandello, Brancati, Malerba
Tutto questo porta Canfora a domandarsi se «l'operatore ministeriale che ha partorito questa sciocchezza non abbia voluto introdurre una variante d'autore, cercando di sanare in parte la deficienza del quesito n.5», concludendo che «è immorale che il destino di persone che hanno studiato per affrontare una prova da cui dipenderà la loro esistenza sia nelle mani di onnipotenti analfabeti».
Certo che se gli errori si limitassero a queste poche "sviste" forse la situazione non sarebbe così grave e si potrebbe pensare ad un eccesso di severità da parte dell'insigne studioso. Purtroppo non è così, perchè scorrettezze, imprecisioni, ambiguità, si ritrovano pressapoco in tutti i test svolti finora. Oltre a innumerevoli altre segnalazioni riguardanti la comprensione del testo della classe A051, imprecisioni e clamorosi errori sono stati riscontrati anche nelle classi A047 (Matematica), A029 (Educazione fisica) e A030 (Scienze motorie), A057 (Scienze degli alimenti), A245-1246 (Francese), A446 (Spagnolo), A019 (Diritto), A071 (Tecnologia e disegno tecnico).
La percezione diffusa tra tutti, tanto tra i candidati quanto tra i semplici "osservatori" esterni è dunque quella di un meccanismo corrotto già in partenza, un esperimento partito male, volto non alla costruzione di un corpo docente preparato, responsabile e capace di infondere alla scuola quella rinnovata linfa vitale di cui ha bisogno, ma di una semplice e squallida operazione di facciata, finalizzata a salvare le apparenze e, perchè no, intanto che ci siamo anche a racimolare qualche migliaio di euro alle spalle di quelli che si sono fatti un mazzo così fino a ieri e che ora aspirano solo ad un onesto e dignitoso posto in questa benedetta scuola pubblica.