Mettiamo subito le cose in chiaro: il TFR è una anomalia tutta italiana, non per questo una cosa negativa, ma un’anomalia, quindi non è un peccato il discuterne, ciò che non va è farlo strumentalmente e con intenti completamente diversi rispetto a quelli sbandierati.
Renzi tira fuori l’argomento solo perché è disperato, ha l’assoluta necessità di uscire da una situazione angosciosa, non sa come far quadrare un bilancio che fa acqua da tutte le parti, non riesce a diminuire le spese, non può aumentare il carico fiscale ed allora cerca di raschiare il barile.
Potrebbe vendere un po’ di Eni ed Enel, ma è peggio del vendere i gioielli di famiglia perché i gioielli di famiglia sono solo belli ed hanno un valore affettivo, Eni ed Enel, invece, danno anche un reddito ogni anno sotto forma di dividendi e privarsi di ciò che dà un utile per tenersi tutto ciò che produce perdite è un comportamento suicida.
Potrebbe aumentare la tassa di successione, forse l’unica tassa rimasta meno onerosa rispetto alla media europea, ma ritengo che darebbe comunque un introito minimo se non insignificante.
Ed allora, ripeto, la disperazione lo ha portato a tirar fuori l’argomento TFR, ai lavoratori dipendenti andrebbero in busta paga circa 50 euro in più al mese ed allo Stato le relative imposte.
Come ovvio però, a pagarne le conseguenze sarebbero le imprese (quelle al di sotto dei 49 dipendenti) che si vedrebbero tagliare la principale fonte di finanziamento, visto che dai canali tradizionali (le banche) i rubinetti sono chiusi da tempo.
Come far quadrare il cerchio?
Renzi tira fuori la storia dei soldi della Bce, sappiamo che Draghi ha promesso aiuti alle Banche, secondo il Premier, bisognerebbe poi costringere le Banche a girare parte di quei soldi alle piccole imprese che, con quella nuova liquidità, sarebbero in grado di pagare il TFR in busta paga.
Una manovra da disperato, appunto, i cui effetti benefici sono tutti da verificare.
Personalmente parlare del TFR in busta paga non lo considero un tabù, anzi da liberista non posso che essere d’accordo, Così come l’INPS il TFR è un retaggio del fascismo (ennesima riprova che destra e sinistra …), ma cambiare cose radicate da più di ottant’anni (anche se la riforma è di circa trent’anni fa) in una situazione di emergenza, come quella che stiamo vivendo, è estremamente pericoloso.
Non abbiamo ricette semplici da proporre a Renzi, è ovvio che occorrerebbe tagliare la spesa improduttiva, tuttavia ci rendiamo perfettamente conto che anche questa ricetta non è del tutto indolore (ma necessaria).
Poi, torniamo sempre al solito punto, ma assolutamente decisivo, ci siamo andati ad infilare in questo cul de sac perché abbiamo aderito ad un progetto fallimentare (per le economie più deboli) come quello della moneta unica. Quelle che stiamo vivendo non sono altro che le conseguenze, previste con assoluta precisione dalle menti più illuminate, di operare sul mercato con una moneta “non nostra”, nel senso che non rispecchia la nostra economia.
Ma questo, lo sappiamo, è un argomento che Renzi non può nemmeno accennare, ne andrebbe della sua carriera politica, se non di peggio.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro