Thailandia: “divertimentifici” e piccoli villaggi, lotta impari dell’ecoturismo!
Articolo di Giordano Locchi comparso ieri su La Stampa
Ieri ho ricevuto un'e-mail da qualcuno che mi diceva di aver trovato il mio nome su un articolo uscito su “La Stampa” e così mi sono messo a caccia per capire di cosa si trattasse.
Io su un quotidiano italiano con tanto di indirizzo di posta elettronica? Ma perché mai?
Ecco svelato il mistero: niente foto, numeri di telefono o indirizzi mail - per fortuna - solo poche righe, il frammento di una lunga conversazione avuta durante una cena.
Qualche mese fa infatti mi sono ritrovato a trascorrere una piacevole serata a Bangkok con 3 italiani “di passaggio” nella capitale tailandese. 2 blogger e un giornalista (Giordano per l'appunto) alla scoperta della Thailandia meno turistica, quella delle provincie meno battute dai vacanzieri più avvezzi al “Villagio Alpitour” che allo streetfood estremo, quella dove si dovrebbe ancora poter entrare in contatto con le comunità locali e avere un impatto sull'ambente ridotto o nullo. Abbiamo parlato per diverse ore, ovviamente non solo di ecoturismo, argomento che però mi appassiona non poco.
La Thailandia è il paese delle contraddizioni, diciamolo chiaramente! Sociali, politiche e, ovviamente, economiche e ambientalistiche.
Se da un lato è vero come riferisce Giordano nel suo articolo che ci sono 127 Parchi Nazionali e altri ne verranno aperti a breve, questo non garantisce ai territori che fanno parte del parco di essere tutelati, di essere trattati con un occhio di riguardo, di essere abitati da persone che abbiano una sensibilità spiccata e un rispetto particolare per l'ambiente in cui vivono.
Che significa che [cit. dell'articolo] oggi il 19% del territorio taialndese è sotto tutela? Io la tassa di ingresso a Koh Samed la pagherei volentieri se poi non vedessi la piccola isola a 4 passi da Bangkok inaugurare un pontile per l'attacco dei traghetti turistici che è uno scempio, un orrore che chi ha dato l'autorizzazione perché venisse realizzato andrebbe messo in galera. Per non parlare dell'assenza di discariche e adeguati impianti di smaltimento dei rifiuti nella maggior parte delle isole o dei traghetti e navi che quando passano lasciano in mare una scia nera di olio e petrolio che mi viene da chiedere chi sia preposto al controllo dei veicoli in circolazione! Che si tratti di foreste o isole, di mare o fiumi, non è raro imbattersi in cumuli di immondizia. Mancano le basi, manca l'educazione al rispetto delle regole più semplici. Mica si pretende che si parli di risparmi idrico o di evitare gli sprechi di energia elettrica, di recupero dei rifiuti o compostaggio. Parliamo del non gettare l'immondizia per terra o usare la plastica come fossero foglie di banano, un tempo usate per avvolgere i cibi. Altro che ecologismo molto diffuso tra i ceti alti e le comunità rurali.
Ma, ovviamente, benvengano gli articoli come questo che ci parlano di CBT, ovvero community based tourism! Che bellezza… un turismo non solo ecologico ma addirittura ecosostenibile, che oltre a rispettare l'ambiente garantisce il sostegno delle culture e delle comunità locali. Se fosse maggiormente pubblicizzato magari la gente che arriva qui non andrebbe a visitare i villaggi Kayan, quelli famosi per le Donne Giraffa tanto per intenderci, o una gabbia di 1 metro x 3 dove alla catena un povero felino viene tenuto per far scattare tristissime fotografie, cosa a quanto pare normale per chi va a Koh Samui. Evito di parlare del Tempio delle Tigri che altrimenti mi sale il sangue alla testa e con il caldo di oggi non mi fa bene. Benvengano le persone che come Giordano parlano in Italia di un diverso turismo possibile in un paese dove abbondano i “divertimentifici”, tanto per usare un termine usato da Giordano, luoghi creati apposta per i turisti e per far vivere l'esperienza che prima di partire si sono immaginati che avrebbero vissuto. Che si faccia sapere che basta volerlo e si può andare a vedere gli elefanti senza sottoporli alla tortura di trekking col baldacchino. Che si dica che oltre ai resort dove l'aria condizionata è “a palla” anche nelle aree senza pareti ci sono strutture ricettive gestite da persone che all'ambiente ci tengono davvero. Basta saperle cercare.
Se continuo vi verrebbe da pensare che sono incazzato con questo bellissimo paese che non si accorge di come si stia rovinando con le proprie mani… e forse un po’ è vero. Ma sono arrabbiato anchecon chi promuove il turismo qui in Thailandia perché non insegna prima di promuovere e con chi viaggia perché spetta anche a chi viene qui a saper scegliere.
Ora, dopo l'articolo di Giordano e il primo post sulla Thailandia sul blog di Federica, non mi resta che aspettare di leggere quello di Paola sulla sua esperienza “ecoturistica”, lei che è oramai un’esperta e ha scritto già diversi pezzi sulla Thailandia .
Per oggi vi saluto così,
con le mani giunte nel tipico segno di saluto che, in forma simbolica, è il dono amicale di un fiore di loto. [cit. Giordano Locchi]