Magari c'era la scusa di una mostra e una volta vista risalivo in macchina e arrivederci. Magari era la pausa forzata tra un treno e l'altro a farmi fare un giretto veloce. Magari era un concertone, ma anche in quell'occasione andavo a divertirmi e me ne tornavo a casa come se non ci fosse altro.
Credo di aver visto un paio di volte la piazza del Duomo, ma ci ero capitata sicuramente per sbaglio.
Diciamo sinceramente che Milano non mi ha mai fatto molta voglia.
Lo stereotipo della città grigia l'ho sempre fatto mio.
Lunedì ci sono andata con un spirito nuovo.
Scesa dal treno sono andata a prendere la metro.
La pioggia non l'ho nemmeno vista. Ma c'era, giusto per non smentire troppo gli stereotipi.
Era l'ora di punta e mi sono lasciata andare. Ho liberato la mente, affollata da mille pensieri misti ad eccitazione per quello che mi aspettava, e ho solo osservato, con il mio spirito che sbarcato nella metropoli italiana diventa molto provincialotto.
C'era di tutto e di più, come è giusto che sia.
Uomini eleganti e donne con un tacco che io nemmeno alle grandi occasioni in notturna riuscirei a gestire. Ragazze stilosissime e altre che vorrebbero ma proprio non gli riesce (tra l'altro, ma stanno tornando prepotentemente gli anni '80 o sbaglio? No perchè ci sono cose che rimangono orrende e che era giusto aver superato, giusto così per dire). La coppia di amanti, che non riesce a resistersi e si bacia appassionatamente, per poi guardarsi furtivamente intorno per accertarsi che non ci sia l'amico del collega della moglie (ci tengo a sottolineare che parlo di baci con tanta lingua e palpeggiamenti vari, cose che chi non ha un amante difficilmente fa alle nove di mattina). Mamme con passeggini e una nonchalance che io in quel delirio non saprei avere con nano al seguito. Veli islamici ad incorniciare visi bellissimi che contengono storie. Occhi a mandorla, tanti, ma che, non so come, riescono sempre a passare inosservati. Gente attaccata a dispositivi elettronici di qualsiasi genere, purchè connessi. E questa è la gente più varia.
Poi scendi a Porta Garibaldi e il naso è per forza all'insù ai suoi nuovi grattacieli. E se provi a fermarti un attimo a guardare quelli che escono dalla metro dopo di te ti rendi conto che ci sono due categorie: quelli come te, che escono guardando in alto e un pò la bocca è aperta, e quelli abituati, i locali. Questi di lì ci passano sempre e magari raramente per piacere, il loro sguardo è dritto per individuare la miglior traiettoria tra la folla per sgattaiolare fuori oppure al massimo è ancora tutto per quell'aggeggio tecnologico a cui erano già incollati nel mondo sotterraneo.
Ti ritrovi a una specie di colazione di lavoro, con uno di quei milanesi molto di Milano, in un bar che propone un ambiente e una colonna sonora degna delle notti folli dell'Hollywood. Uno style che io non sono in grado di cogliere. Scusate, sono le nove e trenta del mattino.
E poi è arrivato un ufficio più serio e più persone.
Di fronte all'ufficio un parchetto per bambini pieno di verde e ti stupisci, caspita, ma gli alberi crescono anche a Milano!
E in quest'ufficio pieno di quadri alle pareti è arrivato il bello.
Non è che l'ho vista molto Milano, probabilmente meno di altre volte. Però l'ho guardata diversamente.
Ho portato un' idea, un progetto.
E' piaciuto. Perchè valido.
Ora si parla seriamente di studiarne la fattibilità.
Work in progress.
Dovrò trovare il tempo, probabilmente inventarmelo per sviluppare il tutto e farlo diventare concreto, ma l'energia c'è.
Thank you Milano.
La prossima volta (se ce la faccio, modalità finger crossed) è per il Mammacheblog Social Family Day...
Ho una voglia matta di collegare parole lette e amate a occhi e sorrisi!
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