Magazine Cinema
Origine: USA
Anno: 2014
Durata: 142'
La trama (con parole mie): Peter Parker, terminato il liceo ed iniziato il college, è alle prese con i problemi legati alla sua doppia vita di studente e vigilante mascherato, ai sospetti rispetto all'utilità di Spider Man fomentati dal suo editore J. Jonah Jameson, al rimorso legato alla morte del Capitano Stacy, padre della sua fidanzata Gwen, e a Gwen stessa. Il rapporto tra i due, infatti, subisce una battuta d'arresto proprio a causa dell'incapacità di Peter di accettare che le persone a lui vicine possano soffrire: nonostante la lontananza forzata, però, Gwen si troverà coinvolta nella lotta tra Spidey ed il neonato supercriminale Electro, manovrato da Harry Osborn, rampollo di una delle famiglie più potenti del pianeta deciso a non guardare in faccia a nessuno pur di trovare una cura per la malattia genetica che lo affligge.
Neppure giocare con la vita e la morte. Di Peter e di chi ama.
Il buon, vecchio, spiritoso ed agilissimo Testa di tela è stato il primo supereroe a fare breccia nel cuore del sottoscritto ai tempi della prima media, alimentando i sogni a fumetti che coltivai per una decina d'anni e più: in quel periodo, sognare film che riuscissero a rendere sul grande schermo la meraviglia di quei personaggi coloratissimi e spettacolari era praticamente utopia, e se qualcuno mi avesse detto che entro una ventina d'anni sarebbero passate sul grande schermo cose come Il cavaliere oscuro, The Avengers, Iron man o l'ultimo Captain America, avrei riso di cuore.
Il primo a convincermi del contrario fu Raimi, che con la sua spettacolare trilogia - malgrado l'ultimo episodio facesse davvero cagare - portò il Ragnetto a livelli mai visti - o immaginati - prima, innescando l'ormai tipico fenomeno del reboot affidato a Marc Webb: il primo capitolo, uscito un paio di stagioni or sono, pur non raggiungendo i livelli dei due Spider Man del papà del brand La casa, riuscì comunque nell'intento di intrattenere e - anche se solo in parte - convincere, rievocando il gusto e l'approccio del più moderno universo Ultimate che non i racconti classici dell'Arrampicamuri.
Questo tentativo numero due rispecchia molto il precedente, compresa una prima parte decisamente noiosetta ed una seconda ritmata e convincente, e risulta funzionale anche nella sua quasi totale dipendenza dal da me sempre detestatissimo 3D, finendo per coinvolgere appassionati e pubblico occasionale ripescando uno degli episodi più importanti e funesti della storia degli albi dedicati all'Uomo Ragno, con la morte più significativa della storia della Marvel - o almeno, una delle più significative - aprendo la strada ad un terzo capitolo legato a doppio filo ad un'altra saga amatissima da queste parti, quella dei Sinistri Sei.
Webb e Garfield - sicuramente uno Spidey migliore di Tobey Maguire - ce la mettono davvero tutta per portare a casa il risultato, sfruttando di rimando la luce del personaggio di Gwen Stacy/Emma Stone e due cattivi d'eccezione come Electro - rimaneggiato ampiamente rispetto alla sua versione originale, purtroppo - e Harry Osborn, migliore amico di Peter dei tempi dell'infanzia e sua nemesi insieme al padre Norman, qui relegato ad una parte marginale, ed il risultato è sicuramente piacevole e perfetto per l'intrattenimento senza pretese e dai grandi mezzi produttivi, pur non riuscendo a lasciare il segno come, al contrario, era stato per i già citatissimi due film firmati all'inizio degli anni zero dal già citato Raimi.
A pesare sul risultato complessivo, oltre ad una prima metà decisamente macchinosa e lenta, l'eccessiva durata - due ore e venti paiono assolutamente troppe - ed alcune parti di sceneggiatura incentrate su spiegoni degni dei migliori "cattivi" da fumetto: certo, rispetto a blockbuster in questo periodo in sala che affrontare porta gli stessi effetti di una maratona corsa con un centinaio di chili di pietre sulle spalle - qualcuno ha detto Noah!? - pare di stare su un vero e proprio ottovolante, e senza dubbio i più piccoli e gli appassionati Marvel - ai quali non sfuggirà neppure questa volta la comparsata dell'eterno Stan Lee - apprezzeranno l'energia messa al servizio di questa nuova saga dai suoi autori - il team di sceneggiatori è lo stesso che lavorò ad Alias e Lost, dunque non proprio mezze calzette -, finendo per fremere nell'attesa del terzo capitolo, specie a conclusione del drammatico crescendo cui si viene sottoposti nel corso della visione.
Da (ex) fumettaro e fan sfegatato di Mamma Marvel, ammetto di non aver provato chissà quale stupore o meraviglia, ma di essermi divertito quanto basta per una domenica pomeriggio: in fondo, a questo tipo di pellicole non si può chiedere altro.
Per la salvezza ed i miracoli, attendiamo fiduciosi il ritorno degli Avengers.
MrFord
"Flash before my eyes
now it's time to die
burning in my brain
I can feel the flame."Metallica - "Ride the lightning" -
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