E pensare che stavo per non guardarlo affatto, che al solo sentirlo accostato al fantasma di Homeland già mi veniva la nausea e mi preparavo a 13 episodi di puro hate-watching... E invece no, assolutamente NO. Perché The Americans è una delle novità vincenti dell'ultima stagione televisiva e se ancora non lo avete fatto, dovete correre immediatamente a recuperarlo. Creato e prodotto da Joe Weisberg (che per chi non lo sapesse ha un passato da agente della CIA) per il canale FX, The Americans è l'intrigantissima spy story che ci trasporta dritti alla Guerra Fredda, raccontandoci le vicende di una coppia di ufficiali del KGB completamente mimetizzati sul suolo statunitense fingendosi la più classica delle famiglie americane.
Non sto qui a precisarvi i dettagli della trama: è chiaro che in The Americans ci trovate qualche storyline a mo' di caso della settimana, un numero esorbitante di travestimenti, coperture, intercettazioni, agenti dell'FBI e del controspionaggio e tutti quanti i topoi delle migliori spy story vecchio stile. Gli sviluppi orizzontali sono invece imprescindibilmente connessi all'evolversi delle vicende personali dei protagonisti, le cui storie rappresentano probabilmente il più intimo fulcro di riflessione all'interno della serie.La normalizzazione del "nemico" è indubbiamente uno degli aspetti più interessanti e la visione d'insieme della doppia vita di Philip ed Elizabeth ci permette di analizzarne i punti attraverso uno spettro prospettico vastissimo. La prima considerazione che salta agli occhi è quella relativa alla situazione politica attuale degli Stati Uniti. Impossibile non fare almeno un paragone con il contesto post 9/11 e con la sensazione di costante sospetto e timore di un nemico proveniente dall'interno, nascosto, infiltrato e talmente integrato nel sistema da non essere riconoscibile. Solo in un secondo momento, conoscendo più a fondo le dinamiche dei protagonisti dentro e fuori dalla vita familiare, siamo invece in grado di distinguere altre problematiche e spunti di riflessione: la necessità di Philip ed Elizabeth di preservare il nucleo familiare che contrasta con l'assioma "the mission comes first"; il paradosso dell'essere spie con il compito di colpire il sistema americano dall'interno e al contempo essere moglie e marito, padre e madre, famiglia che vive a pieno titolo l'american way of life in tutti i suoi aspetti; il rimorso per le azioni spietate e il sottile filo del sospetto che sfiora costantemente le menti collettive.
Un terzo elemento che condivide lo screentime da protagonista insieme ai coniugi Jennings è poi Stan Beeman (Noah Emmerich). Vicino di casa, neo-amico di Philip, agente di spicco del controspionaggio americano, Beeman è il terzo punto fondamentale del triangolo ideale ed ideologico della serie. In questo contesto Elizabeth rappresenta il personaggio apparentemente più distaccato, freddo e fermo sulle proprie posizioni, Philip incarna un polo centrale di critica costruttiva (se così si può dire) e di ipotetica normalità emotiva, e quindi Stan che dovrebbe essere il buono, l'FBI officer con la famiglia americana felice.
Com'è ovvio lo schema teorico può reggere solo per un'istante, come premessa, dal momento che è sulla costruzione e l'evoluzione/involuzione di questi personaggi che si gioca gran parte della serie, facendoci scoprire via via una Elizabeth vulnerabile e vicinissima ai valori familiari, un Philip determinato e disposto persino a ricattare innocenti, a fingersi amante e poi marito per accattivarsi una fonte, disposto a tutto per il raggiungimento dell'obiettivo e infine uno Stan da cui trapela costantemente un'alone di oscurità appena sotto la superficie, uno Stan ormai incapace di comunicare con la moglie, uno Stan non più in grado di separare lavoro ed interesse personale. Unico centro di contatto ed unione rimane sempre, sistematicamente, il substrato di perenne incertezza che s'intreccia con l'indissolubile (?) convinzione ideologica in entrambi gli schieramenti.Per quanto riguarda il comparto tecnico, la fotografia domina prepotentemente lo schermo creando un ambiente cupo, soffocante e claustrofobico fino all'esasperazione persino nelle scene in esterna, un'atmosfera pesante e perfettamente confezionata per rendere le sfumature di contenuto della serie e dell'importante periodo storico d'ambientazione.
La ricostruzione storica è fondamentale background di questo The Americans: realizzata, come dicevamo, attraverso la gestione dell'atmosfera piuttosto che sull'utilizzo di eccessivi e ridondanti riferimenti socio-culturali, il contesto della Storia diviene uno sfondo mai invadente o disturbante, richiamato solo in rare occasioni per dare più ampio respiro alla trama e per dare allo spettatore l'effettiva proporzione internazionale di questi eventi intrinsecamente legati alla Guerra Fredda.
Tra gli altri aspetti tecnici non si possono non menzionare la straordinarietà delle interpretazioni di Keri Russell e Matthew Rhys, e infine l'ottimo montaggio, efficacissimo nel creare una soluzione visiva di continuità tra i due aspetti essenziali della serie (family drama e spy story).
"We are not so very different, you and I.
We've both spent our lives looking out for the weaknesses in one another."[Tinker Tailor Soldier Spy - La Talpa]
LA MIA VALUTAZIONE: 5 stelline/5
The Americans è una delle migliori novità di stagione. Da non perdere assolutamente!