Asking is, in itself, the fundamental building block of any relationship. Constantly and usually indirectly, often wordlessly, we ask each other—our bosses, our spouses, our friends, our employees—in order to build and maintain our relationships with one another.
“The Art of Asking” è una sorta di autobiografia di Amanda Palmer, musicista sopra le righe e incredibile moglie di Neil Gaiman. La mitica Mirya mi ha invitato più di una volta a leggere questo volume, ma ho sempre rimandato, un po’ per una serie di impegni che avevo già preso, un po’ perché non sapevo cosa pensare. Non conoscevo la Palmer e questo libro mi ha dato l’opportunità di scoprire una persona straordinaria e mi ha regalato tantissimi spunti di riflessione che mi hanno fatto ricredere su alcune mie convinzioni. La prosa della Palmer non è forse delle più brillanti, ma la bellezza di questo volume sta nel messaggio, potentissimo, che la musicista ci trasmette.
La rock star, pioniera del crowfunding e speaker per il TED Amanda Palmer conosce tutto quello che c’è da sapere sul domandare. Impersonando una statua vivente con un vestito da sposa, ha chiesto senza bisogno di parole a migliaia di passanti qualche dollaro. Quando è diventata una cantante, una cantautrice e musicista, non ha avuto paura di chiedere ai suoi fan di supportarla mentre si lanciava tra la folla (o dormiva sui loro divani mentre era in tour). E quando ha lasciato la sua casa discografica per provare a farcela da sola, ha chiesto ai suoi fan di supportarla nel realizzare il suo album, conducendo il Kickstarter musicale con il successo più grosso. Amanda è stata sia celebrata che attaccata per la sua mancanza di paura nel chiedere aiuto, ha scoperto che ci sono cose importanti per cui non può chiedere aiuto come musicista, come amica e come moglie. Ha imparato che non è da sola, che ci sono molte persone spaventate di chiedere aiuto, e questo paralizza le loro vite e le loro relazioni. In questo libro, esplora queste barriere nella propria vita e nelle vite di chi la circonda, scoprendo gli aspetti emozionali, filosofici e pratici dell’arte del domandare. In parte manifesto, in parte rivelazione, questa è la storia di un artista che lotta con le nuove regole dello scambio nel ventunesimo secolo, sia dentro che fuori da internet. The Art of Asking ispirerà i lettori a ripensare alle loro idee sul domandare, dare, l’arte e l’amore.
È difficile recensire un libro di non fiction, soprattutto quando si finisce per toccare temi che si accompagnano ad aspetti tanto delicati della vita umana. La Palmer racconta la sua storia e racconta la storia di tutti noi, di tutte quelle persone incapaci di aprirsi mentalmente a chi ci sta intorno, che siano estranei o amici. Uno degli aspetti che più mi ha colpito è il mettersi a nudo, senza fronzoli della Palmer, che in maniera molto intensa ha tratteggiato la sua vita, senza edulcorarla, ma regalando ai fan e ai non fan aspetti della sua intimità, delle sue convinzioni, della sua vita. La Palmer non segue uno schema logico, la sua prosa non è particolarmente curata, ma anzi è un accavallarsi di pensieri, un flusso di coscienza che incoraggia a non fermarsi di fronte alle proprie paure ma che invita ad essere aperti nei confronti della vita, nei confronti della comunità, lasciando spazio si al rischio, ma anche alle infinite opportunità che si generano dalla gentilezza di chi crede davvero nella comunità. La comunità che riempie di riconoscenza, di gesti insperati, di una rete che si stringe. La Palmer che crede nella conquista di un fan alla volta, di uno spirito affine che si unisce a chi crede davvero in quello che fa, che manifesta una forza d’animo che si arricchisce anche della sua vulnerabilità. Non è così semplice lasciarsi andare ad una folla impazzita, ma la Palmer si dona, incondizionatamente al ritmo di “I see you”, “ti vedo”. Che non è solo quel senso di “ah si eccoti lì” ma sprigiona la consapevolezza dell’altro, del suo essere una persona, con desideri, sogni, possibilità, aiuto. Una donna che crede fortemente nel gruppo, nel consolidarsi di una formazione eterogenea, di un mondo che è un po’ folle, un po’ libero, un po’ incastonato nelle leggi dello scambio informato. Chiedere presuppone il fatto che l’altra parte possa dire no, una richiesta, che resta libera di essere soddisfatta o meno, un’apertura al prossimo che è magnifica e enorme, perché in qualche modo presuppone un coraggio, una forza incombente. Perché in fondo siamo tutti frenati dalla possibilità di ricevere un rifiuto, un rifiuto che potrebbe ferire più della condizione attuale. Chiedere, domandare, mostrarsi vulnerabili è una delle cose più difficili da affrontare. La Palmer mostra il suo percorso, in salita, faticoso, ma così gratificante che le ha permesso di mettere in piedi una comunità di estranei che si sono uniti intorno a lei, ma che vivono di vita propria, scambiando opinioni, pensieri, divani, idee, aiuto. Costruire un rapporto in fondo si basa sulla fiducia, fiducia generata anche e soprattutto dall’aprirsi, donarsi senza preconcetti. È un po’ l’amore alla base della forza di Harry Potter, quel bene che porta altro bene, che non può essere capito dal male, da chi cerca una spiegazione economica, una base di business che non esiste, perché esiste solo uno scambio tra un’artista e chi la segue, un’interazione costante tramite social network e blog. Ed è questo che più mi ha colpito di questo libro, questo bisogno, questo intricato meccanismo di condivisione, di dare e ricevere, di chiedere e rispondere, in modi che non avrei mai previsto. A me non sarebbe mai venuto in mente di chiedere un divano dove dormire tramite Twitter. Ed è questo che conta, aprirsi, cercare di essere davvero propositivi nei confronti di un mondo che tende a chiudersi, a cacciare il diverso, a scappare da ciò che non condivide, in cui non si riconosce. Poi si a volte è davvero sopra le righe e probabilmente è anche fin troppo aperta verso chi la circonda, ma Amanda Palmer è davvero una donna che ispira a modificare il proprio approccio verso gli altri e verso la vita.
Il particolare da non dimenticare? Un pennarello indelebile…
In un mondo che non è solo vigliaccheria e divisione, imparare a chiedere anche mettendosi a nudo è un passo importantissimo per creare un vero senso di comunità. Chiedere non è per deboli, chiedere è un atto di fede che illumina tutte le persone che ci circondano. E date uno sguardo alla meravigliosa pagina sul sito web dedicata al libro, perché chiedere è solo l’inizio.
Buona lettura guys!