Published on gennaio 09, 2012 with Nessun commento
Ci sono ancora registi, produttori e attori che riescono a raccontare storie che hanno come “unico” effetto speciale l’emozione. Stiamo parlando di The Artist, film francese del regista Michel Hazanavicius, già da qualche settimana nelle sale italiane. Accolto con successo all’ultima edizione del Festival di Cannes, la storia narra la parabola artistica del divo del muto George Valentin (Jean Dujardin) e della neo stella del nuovo cinema sonoro Peppy Miller (Bérénice Béjo).
Tanti gli elementi che hanno reso questo film, che corre a pieno diritto verso l’Oscar, un vero capolavoro artistico. Per prima cosa la follia di aver portato nelle sale un film muto e in bianco e nero, una scommessa vinta sia dal testardo regista francese e sia dal produttore visionario Thomas Langmann che hanno voluto omaggiarela magica Hollywood degli Anni ’20, da Douglas Fairbanks a Gloria Swanson, da Lubitsch a Murnau.
Poi la storia: semplice e universale come può essere quella di raccontare il fallimento di uomo all’apice del suo successo dovuto al suo orgoglio, alla sua incapacità di adattarsi al mutare – anche tecnologico- dei tempi, alla sua vanità. Ma allo stesso tempo c’è l’amore, quello puro e disinteressato, che riesce a dar forza anche a chi è sull’orlo del più vorace baratro e a riportargli il sorriso e la voglia di vivere. Momenti di struggente romanticismo come quando Peppy abbraccia l’abito del suo amato o da cineteca come quello del delizioso balletto di Peppy e Geroge divisi da un panello da scenografia.
Ma un film muto, in un periodo in cui il suono la fa da padrone, in cui le parole, anche quelle più vacue, vengono pronunciate a raffica, non poteva avere forza senza il sorriso disarmante di Jean Dujardin e gli occhioni dolci di Bérénice Béjo. Quest’ultima ha dichiarato di ”aver lavorato su tantissimi dettagli per dare vita al personaggio.Per esempio la strizzata d’occhio che dovevo fare a Malcolm McDowell. Credo di aver guardato 150 strizzate d’occhio di Marlene su Internet!”.
I due protagonisti erano sostenuti da un cast composto anche da tre attori del cinema americano quali John Goodman e James Cromwell, più un cammeo del citato Malcom McDowell. Come dimenticare poi il ruolo del cane Jack? Il suo vero nome è Uggy e la produzione aveva previsto tre cani per tutto il film, ma il simpatico coprotagonista da vero professionista non ha permesso a nessuno di sostituirlo e a dir la verità meriterebbe davvero un Oscar canino.Ma veniamo anche ad altri elementi che hanno portato The Artist al successo: la fotografia affidata a Guillaume Schiffman e la musica di Ludovic Bource. Il primo ha raccontato nei dettagli tecnici che per rendere l’effetto bianco/nero non è stato possibile usare “la pellicola in bianco e nero perché non funzionava. Oggi il bianco e nero è troppo definito, troppo nitido. Quindi, per avere più granulosità, abbiamo girato tutto il film con una pellicola a colori da 500 ASA. L’ho illuminata con dei filtri che di solito non uso in modo che i bianchi fossero soffusi e i neri un po’ smorzati. E poi, con le luci, ho lavorato sulle ombre e sui volti…Per le riprese del film sono stati ricreati degli obiettivi con delle lenti un po’ particolari a cui sono stati tolti gli strati antiriflesso e ha aggiunto sempre Sciffman: “Il formato 1,33:1 è stata pura felicità perché ha significato tornare alle origini. Non è un caso che il cinema sia stato inventato in questo formato, è il formato cinematografico per eccellenza. Ho usato molti vecchi proiettori che risalivano non agli anni ’30, ma agli Anni ’50 e 60‘ “.
Ludovic Bource ha invece raccontato come è nata la musica per questo film: “… siamo partiti dai grandi autori di riferimento del cinema hollywoodiano... Abbiamo ascoltato molte cose – da Chaplin, Max Steiner e Franz Waxman fino a Bernard Hermann, siamo risaliti fino ai compositori romantici del XIX secolo. Quindi abbiamo essenzialmente musica sinfonica, una musica estremamente potente, orchestrata, eseguita da 80 musicisti: una cinquantina di suonatori di strumenti a corde, quattro cori francesi, quattro tromboni, cinque percussionisti che correvano in tutte le direzioni, un’arpista, dieci tecnici, cinque orchestratori, tre arrangiatori…”
Il tenace e creativo regista Michel Hazanavicius è riuscito pienamente nel suo intento di riportare al nostro secolo la magia del cinema delle origini. Ha diretto con maestria attori e tecnici, ma non si è certo posato sugli allori e a febbraio del 2012 nei cinema francesi uscirà Les Infidèles . Dal vecchio film si è portato dietro l’amico Jean Dujardin, ma colore, suono e storia sono tornati al mondo contemporaneo.
The Artist
Genere: Commedia
Regia: Michel Hazanavicius
Con: Jean Dujardin, Berenice Bejo, John Goodman, Penelope Ann Miller
Direttore Della Fotografia: Guillaume Schiffman, Afc
Musica: Ludovic Bource
Distributore: Bim Distribuzione
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