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The Banner Saga – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 14/01/2014

Cover  The Banner Saga

PC TESTATO SU
PC

Genere:

Sviluppatore:

Produttore: Stoic Studio

Distributore: Digital Delivery

Lingua: Inglese

Giocatori: 1

Data di uscita: 14/01/2014

VISITA LA SCHEDA DI The Banner Saga

Pro-1Campagna longeva Contro-1Tempi di caricamento ancora leggermente invadenti

Pro-2Stile grafico peculiare ed irresistibile Contro-2Campi di battaglia senza vantaggi tattici di rilievo da poter sfruttare

Pro-3Trama adulta e un sistema di scelte morali da buon gioco di ruolo Contro-3Il doppiaggio ci poteva anche stare

Non più tardi di qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di poter mettere le mani sulla build provvisoria di un ambizioso progetto, frutto delle menti di tre eclettici personaggi veterani del settore, nato – sembra quasi scontato dirlo – grazie all’ormai irrinunciabile Kickstarter. Dopo una lunga gestazione, il cui sviluppo è stato in qualche modo indirizzato anche da Factions (la modalità multiplayer only free to play uscita ormai da un po’), The Banner Saga, come vi abbiamo anticipato nel nostro hands-on, finalmente sembra essere pronto a portare, con una campagna single-player corposa e profonda, l’epica norrena sugli schermi dei nostri PC. La fiducia degli oltre ventimila finanziatori – coi loro 720.000 dollari – sarà stata ripagata dal titolo di debutto di Stoic Studio? Dopo ore passate a vagare per il gelido nord in compagnia di umani e varl eccovi le nostre impressioni.

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LA MINACCIA CHE VENNE DAL FREDDO

Un’antica minaccia è tornata ad insidiare le idilliache terre innevate del nord. Per secoli, umani e varl – razza di giganti dalle lunghe corna – hanno convissuto e prosperato pacificamente nella speranza che il male fosse oramai un lontano ricordo. Improvvisamente però il sole sembra essersi spento; morte e distruzione hanno iniziato a spandersi a macchia d’olio a causa dei selvaggi attacchi e dei saccheggi perpetrati da misteriosi ed enormi golem conosciuti come Dredge, si dice creati da un dio geloso. Di fronte al dilagare di tale minaccia, umani e varl dovranno a collaborare, creando un’unica, grande alleanza sotto chiamando alle armi ogni tribù libera del nord ed ogni loro valoroso combattente pronto a salvare la propria terra. Abbiamo ricordato nel nostro hands-on che il tema del viaggio – crescita, fisica e figurata come ogni epica che si rispetti – anche in The Banner Saga riveste un ruolo fondamentale, potendola quasi definire la vera forza propulsiva del titolo. Il punto focale da cui si snodano le vicende narrate è infatti la carovana (o meglio le carovane), viste come punto di aggregazione, rifugio, crescita e sicurezza, che attirano lungo il loro percorso non solo popolazioni spaventate, ma anche nuove provviste e nuovi eroi per infoltire le fila dell’esercito, aumentando così le possibilità di successo. Le carovane ed il loro viaggio però non sono solo questo; esse rappresentano anche la crescita interiore di tutti gli eroi, scossi da dilemmi morali, pesanti responsabilità, continui conflitti intestini all’alleanza e molte difficili scelte da prendere. Salvare il maggior numero di innocenti lasciando indietro i più deboli, oppure fermarsi e combattere i Dredge fino all’ultimo uomo? Quest’ultima è solo una delle innumerevoli scelte che si dovranno affrontare per poter avanzare nell’avventura. Dialoghi lunghi, equilibrati, ricchi di vivide descrizioni finiscono nella classica scelta multipla. La trama infatti, in ossequio alle pregresse esperienze in Bioware del team di sviluppo, si mostra sin dalle prime battute adulta, profonda e ricca di bivi che influenzeranno visibilmente il corso degli eventi: dalle gerarchie all’interno della fragile alleanza alle vie da percorrere, sino alle frequenti battaglie e cosi via. Come vedremo a breve, il sistema a scelta multipla non si ferma ai soli dialoghi, ma plasma l’andamento dell’avventura anche sotto altri aspetti.

The Banner Saga si caratterizza per la compresenza di diversi sotto generi che lo rendono un titolo dalla struttura peculiare; alle già ampiamente citate scelte morali infatti seguono i canonici ed immancabili elementi GdR i quali si innestano, a loro volta, in una struttura di gioco ibrida che mescola sapientemente classica strategia a turni con sezioni prettamente gestionali. Dopo questo rapido elenco forse è meglio procedere con cautela facendo un po’ d’ordine. Abbiamo già parlato della sovrastruttura “morale” che permea l’intero titolo. Senza mai dimenticarci di questa importante feature, possiamo volgere la nostra attenzione al gameplay vero e proprio. Quest’ultimo si compone essenzialmente di due sezioni: la parte che potremo definire gestionale e quella dei combattimenti. La prima ci consente, in buona sostanza, di amministrare la carovana (o il nostro esercito, se preferite) ed i membri del party. Degli appositi indicatori, posti nella parte alta della schermata, ci permettono di tenere costantemente sotto osservazione parametri che rivestono primaria importanza nell’economia di gioco, dal numero di guerrieri a disposizione alla quantità di provviste – che calano proporzionalmente all’aumentare delle bocche da sfamare e ai giorni passati in cammino – al morale delle truppe, il quale viene influenzato sia dalle decisioni prese, sia dall’andamento dei combattimenti. Chiaramente, un basso morale può condurre ad una sicura disfatta anche in caso di supposto soverchiante vantaggio, mentre un morale alto può spronare gli uomini nelle situazioni più disperate. Interessante risulta l’introduzione della Fama che, come potrete intuire, si potrà guadagnare grazie a scelte popolari oppure direttamente sul campo di battaglia e svolge la medesima funzione di una moneta di scambio. Con essa infatti si può acquistare praticamente tutto: da nuove provviste per l’esercito all’equipaggiamento per gli eroi (che possono portare solo un oggetto alla volta), fino alla conversione dei punti/skill per aumentare il livello degli stessi.

A questo proposito possiamo spendere qualche parola riguardo alla sezione prettamente GdR del titolo, gestita comodamente nella tenda degli Eroi. I membri che decidiamo di portare con noi in battaglia possono salire di livello, ma non con la classica barra esperienza, bensì a seconda del numero di uccisioni effettuate. Una volta raggiunto il quantum richiesto, il personaggio viene, per così dire, promosso e due punti da spendere vengono accreditati. Questi ultimi possono essere utilizzati per aumentare diversi tratti caratteristici, come salute, difesa, “mana” per le abilità speciali e così via. Utilizzare le kill per aumentare di livello sulla carta è davvero interessante, ma rischia in pratica di azzoppare le classi più deboli, ad esempio quelle che prediligono il combattimento furtivo o a distanza, le quali si trovano in difficoltà a tirar giù da sole i giganteschi Dredge senza l’aiuto di un buon tank, che peraltro rischia di soffiare l’uccisione con un paio di fendenti ben assestati.

L’ultimo aspetto della struttura di gioco di The Banner Saga che ci resta da esaminare è il puro e semplice gameplay, relativo alla sezione degli scontri. Essendo parte di un tutto ben coeso e mai fine a se stessi, possiamo meglio chiarire anzitutto ciò che abbiamo già analizzato in precedenza. L’esercito non si compone di soli eroi. Mano a mano che si avanza nell’avventura, il numero di uomini indicato nella sezione gestionale aumenterà e questi saranno fondamentali durante gli scontri, per così dire, simulati. Avete capito bene; solitamente, prima di iniziare uno scontro coi membri del proprio party, apparirà un piccolo banner che vi informerà attraverso descrizioni stile GdR cartaceo, delle forze in campo, del terreno e dell’umore che serpeggia tra le fila dei due schieramenti, permettendovi (sempre col sistema della scelta multipla) di decidere la migliore strategia da adottare in quel frangente. Una volta fatto questo inizia il combattimento che ci interessa più da vicino. Quest’ultimo si incardina nella più classica delle strutture di gioco che molti di voi avranno imparato a conoscere nel corso della propria esperienza videoludica e non, ossia la strategia a turni. I terreni di scontro non sono altro che delle grandi scacchiere isometriche in cui gli eroi del nostro party non dovranno far altro che abbattere fino all’ultimo Dredge. Come di consueto, durante il proprio turno i personaggi possono compiere tutte le azioni loro consentite (movimento, attacco, abilità speciali, riposo) e richiamabili tramite una pratica ghiera semicircolare che compare sotto di loro. Ogni guerriero possiede due parametri fondamentali: la salute, ovviamente, e il coefficiente di armatura. Mentre quest’ultimo in molti titoli riveste un ruolo marginale, in The Banner Saga invece esso rappresenta una bella gatta da pelare. Nemici con un alto coefficiente di armatura infatti devono essere prima di tutto spossati, abbattendone le difese e rendendoli deboli, prima di poterne realmente intaccare la salute. Questo dona una buona dose di tatticismo e di pianificazione, il tutto supportato da una IA ben equilibrata. Al contrario, il terreno non offre molto spazio alla strategia; non vi sono infatti grandi punti di vantaggio che possano esaltare le vostre doti di generali. Ad ogni modo, le diverse skill e le molte classi di eroi (si va dal titanico guerriero all’agile arciere) permettono un’ottima varietà negli stili di gioco. Inoltre, ogni uccisione permette di accumulare il cosiddetto “willpower”, ossia una sorta di mana bonus di squadra, utilizzabile per ricaricare – a volte in modo provvidenziale – quello dell’unità selezionata e potenziarne l’attacco, l’abilità o i movimenti; in The Banner Saga infatti non esistono pozioni o altri consumabili.

VICHINGHI A FUMETTI

Dal punto di vista grafico non possiamo far altro che ribadire ciò che abbiamo constatato nel nostro precedente hands-on. The Banner Saga è uno spettacolo per gli occhi. La peculiare scelta dello stile bidimensionale richiama pedissequamente quello del maestro Don Virgil Bluth, fautore di molti cartoni animati Disney e di un videogioco oramai leggendario come Dragon’s Lair. Tutto, ma proprio tutto è bidimensionale, splendido da ammirare, disegnato a mano con colori vividi e con tratti decisi, caratteristici del mondo dei fumetti. Le sezioni di combattimento sembrano quasi dei cartoni animati, mentre le sezioni di dialogo, statiche ad eccezione di piccoli fiocchi di neve e vesti mosse dal vento, sembrano sempre dei piccoli dipinti, così come gli splendidi paesaggi innevati attraversati dalla carovana e i campi di battaglia. Le opzioni grafiche praticamente sono talmente scarne che si riducono alla semplice scelta se giocare in windowed mode oppure no. Data la leggerezza del motore di gioco ci saremmo aspettati tempi di caricamento veloci, invece questi sono abbastanza frequenti nel corso del gioco e spezzano un po’ il ritmo, già di per sé non proprio frenetico. Stupendo anche il comparto sonoro, con epiche composizioni a tema, opera peraltro del compositore della colonna sonora di Journey, accompagnano egregiamente l’avventura e i successi (o i fallimenti) del giocatore, sottolineati da fanfare trionfanti o tamburi di guerra. Tranne che per una rara voce fuori campo che racconta le fasi salienti del viaggio, il gioco non è doppiato, purtroppo. Se lo sarebbe meritato.

Immagine anteprima YouTube

IN CONCLUSIONE
The Banner Saga, il primo progetto del neonato Stoic Studio, anzi, il primo di una già annunciata trilogia norrena, ha mantenuto buona parte delle aspettative sorte sin dal suo esordio su Kickstarter. Un'ottima struttura di gioco, unita alla trama adulta, ad un sistema di scelte morali ben fatto e ad una campagna longeva sono solo alcuni dei fattori che lo rendono un titolo veramente da provare. Certo, non tutto è perfetto, basti pensare ai tempi di caricamento, però siamo sulla buona strada. ZVOTO 7.5
Voto dei lettori7.5
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