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The Bass of Doom. Ovvero: la storia del basso sopravvissuto al suo proprietario

Creato il 23 ottobre 2013 da Scribacchina

Quella che vi racconto oggi è una storia che ha il sapore di una favola.

***

C’era una volta un basso elettrico.
Non era un basso qualunque.
Ovvero: era un basso qualunque – un Fender Jazz del valore di 90 dollari – fino a quando il suo proprietario (che chiamerò Francis) decise di togliergli i fret, ovvero le barrette di metallo inserite nel manico.
Perché Francis tolse i fret?
Facile rispondere: con ogni probabilità voleva un suono vivo, vibrante, personale.
Un suono complesso, plasmabile, che potesse esprimere le mille sfumature della sua anima.

Il basso venne ribattezzato «Bass of Doom», che in italiano potrebbe essere tradotto come «Basso del Giudizio».
Uno strumento apocalittico.
«Non avrai altro basso all’infuori di me».
E infatti, il nostro musicista userà esclusivamente questo basso per tutte le sue registrazioni in studio e per buona parte delle esibizioni live

Dimenticavo una cosa fondamentale: Francis faceva fusion.
Ed era straordinariamente bravo.

***

Il tempo passa, inesorabile; le cose della vita si accavallano.
Nella vita di Francis, situazioni felici si alternano a situazioni meno felici, con una prevalenza sempre maggiore di queste ultime.
Eppure lui, il Fender defrettato, è sempre lì, fedele compagno del musicista.
E’ il suo sostegno, forse il suo unico punto di contatto con la vita.
Resta al suo fianco anche quando le donne amate si allontanano dalle sue fragilità; anche quando gli amici musicisti lo abbandonano, preferendo suonare con gente più gestibile.
Non abbandona Francis neppure quando viene lanciato, maltrattato, violentato.
Al punto da essere ridotto così:

Bass of Doom

Totalmente distrutto, il basso viene affidato a due esperti (un tecnico ed un liutaio) che in 150 ore operano un vero e proprio miracolo: ricostruiscono lo strumento e lo riconsegnano a Francis in condizioni perfette. Con un’unica differenza rispetto all’originale: il body è stato ricoperto con una sottile impiallacciatura in acero per nascondere le cicatrici, i graffi, le contusioni e le violenze subite.
Esteticamente diverso, eppure con la stessa meravigliosa voce.
Splendido nella sua ritrovata bellezza, arricchito dall’impalpabile aura di mistero che arriva dal vissuto. Con quel nuovo vestito che ha la sola funzione di coprire le cicatrici. Un po’ come una bella donna che porta nascoste nell’anima le violenze subite.

Francis è entusiasta del lavoro fatto al suo strumento, tanto da tornare subito in sala d’incisione accanto all’amico chitarrista di sempre, Mike.
Pensate: fa in tempo a registrare un brano, e… cose da non credere: il Basso del Giudizio viene rubato.
Rubato.
Un altro pezzo del cuore del nostro bassista.
RUBATO.
Disperato, Francis arriva ad offrire 1.000 dollari a chiunque sia in grado di aiutarlo a ritrovare l’amato strumento.
Senza esito alcuno.

L’anno successivo – è il 1987 – Francis muore.

***

Esattamente vent’anni dopo, nel 2007, accade un altro miracolo: la famiglia di Francis viene a sapere che il Basso del Giudizio si trova in un negozietto di strumenti musicali di Manhattan. E’ stato acquistato dal titolare per soli 400 dollari da uno sconosciuto che si è presentato in negozio: «Quanto mi dai per questo basso? E’ quello di Francis, dannazione! Vale una fortuna!».
Una situazione surreale, tanto che il negoziante si convince che quello è davvero lo strumento di Francis soltanto quando – cacciavite alla mano – cerca di smontarlo per rivenderlo a pezzi. In quel momento, l’occhio cade sulla data di produzione, il 1962; rilegge la marca, Fender; ricontrolla per bene il retro della paletta, dove è inciso il nome di Francis e dei due tecnici che hanno riparato il basso.
Improvvisamente, capisce che lo sconosciuto non stava scherzando.

Paletta Bass of Doom

Avere tra le mani il basso che è diventato leggenda, uno strumento di valore inestimabile (un po’ come la chitarra di Jimi Hendrix, per fare un parallelo), può dare alla testa. Può far sentire importanti, può scatenare manie di onnipotenza.
E’ così che il negoziante, quando riceve una ricca proposta di acquisto da parte dei quattro figli di Francis, decide che non lo venderà. Che lo terrà lui, che sarà suo per sempre. E i figli se ne faranno una ragione: la legge è dalla sua parte.

Le cifre offerte dai figli di Francis aumentano; si cerca un accomodamento, perché quello strumento non è soltanto il simbolo del padre: è esso stesso la voce del padre, ed è impensabile che dopo anni spesi nella ricerca di quel basso ora non sia possibile riaverlo.
Inizia quindi una lunga, dolorosa e costosa battaglia legale.

A questo punto accade il terzo miracolo della storia.
Un bassista metal molto famoso, che chiamerò Bob - uno di quelli che basta guardarli in viso mentre suonano per sentire a pelle un certo timore -, viene a sapere della battaglia legale in corso tra i figli di Francis e il negoziante.
Nessuno sospetta che, nonostante l’aspetto da metalman, Bob è cresciuto avendo come idolo-eroe Francis; nei primi esperimenti di scrittura, nelle prime band, nei primi tentativi di groove, la figura di Francis ha ispirato ogni nota di Bob. E’ un’ammirazione incondizionata, sia per l’inconfondibile modo di suonare che per l’atteggiamento aperto e senza paura nei confronti del mondo.

Oggi, Bob ha fama.
Ha denaro.
Ha potere.
E decide di fare tutto, anche l’impossibile, per aiutare la famiglia di Francis a riavere il basso. Lo considera un piccolo, insignificante modo per celebrare la memoria del suo idolo di sempre.

Nel 2010 dunque, grazie a Bob, due dei figli di Francis – armati della custodia originale del basso, quella che il padre usava quando era in tour – varcano la soglia del negozietto di Manhattan per riprendersi, finalmente, il Basso del Giudizio. Che oggi è legalmente di proprietà di Bob, ma che in pratica appartiene anche della famiglia di Francis, che potrà formalmente riacquistarlo in ogni momento (nel contratto, Bob ha voluto inserire diverse clausole per tutelare principalmente Francis e la sua famiglia).

***

Immagino vi starete chiedendo che vita fa, ora, il Bass of Doom.
Beh, sicuramente fa una vita più tranquilla rispetto a quando veniva scarrozzato da uno studio di registrazione a un palco…
Ora è custodito in una sorta di Fort Knox (come lo chiama scherzando Bob) in California, con un triplo sistema di allarme; ed è in buona compagnia: i bandmates di Bob sono degli sfegatati collezionisti di strumenti d’epoca.

Capita che il Bass of Doom torni in studio di registrazione (è successo proprio poco tempo fa, suonato da uno dei figli di Francis, bassista pure lui). Capita anche che venga mostrato al pubblico all’interno di happening, fiere o incontri a tema: in casi come questi, i figli di Francis e Bob – ormai diventati inseparabili amici – sono sempre presenti, pronti a raccontare la straordinaria storia del basso sopravvissuto al suo proprietario.

***

Se non l’avevate ancora capito, Francis è Jaco Pastorius.
Bob è Robert Trujillo, bassista dei Metallica.
Il figlio di Jaco che ha suonato il Bass of Doom nell’album A Rise In The Road degli Yellowjackets (sua attuale band) è Felix Pastorius.

E questo è Jaco con Kevin Kaufman, il tecnico che (insieme al liutaio Jim Hamilton) fece il miracolo nel 1986. Immancabile nella fotografia il redivivo Bass of Doom, mostrato con orgoglio dal Nostro:

Bass of Doom

Questa invece – correggetemi se sbaglio – dovrebbe essere l’ultima registrazione in studio fatta da Pastorius padre con il Bass of Doom:


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