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La trama (con parole mie): siamo sulle coste del Maryland, nel cuore di una cittadina che basa la sua economia sulla pesca e sul turismo, e che ogni estate diviene il centro nevralgico della zona. Ma il quattro luglio del duemilanove qualcosa trasforma la festa più amata degli americani in un incubo senza fine: gli scarichi degli escrementi dei polli di un allevamento intensivo locale nel mare, infatti, saturi di anabolizzanti che possano permettere una crescita rapidissima dei pennuti, finiscono per diventare nutrimento e dunque sostanza dopante anche per alcuni parassiti di origine preistorica normalmente molto piccoli e non così minacciosi per l'uomo, pronti a divorare dall'interno - in tutti i sensi - gran parte della comunità una volta infettate le acque e l'impianto di desalinizzazione progettato e fortemente voluto dal sindaco.Un vero e proprio massacro che le autorità decideranno di tenere sotto silenzio riportato a galla da una giovane aspirante giornalista sopravvissuta agli eventi catastrofici di quel giorno.
Il mockumentary è un genere che in casa Ford ha conosciuto fortune decisamente alterne, passando da successi come Troll hunter e Lake Mungo a cose terrificanti ed inguardabili come la saga di Paranormal activity: potrei addirittura affermare che, insieme all'horror, rappresenta il genere più ostico che un regista non radical chic possa condurre al mio bancone.
Barry Levinson, nome storico di Hollywood - tra i suoi successi ricordiamo Tin men, Good morning Vietnam, Sleepers, Rain man e Piramide di paura -, si cimenta con una pellicola che unisce proprio le due suddette rischiosissime categorie, certo non consegnando un'opera storica alla settima arte ma neppure sfigurando troppo rischiando il tracollo o le bottigliate: The bay, infatti, intrattiene ed inquieta quanto basta per essere considerato un discreto prodotto da serata senza pretese, affrontando tematiche attuali - come l'inquinamento o il rispetto per gli ecosistemi che crescono attorno alla nostra società - senza per questo risultare pesante o demagogico.
Al contrario, l'atmosfera che si respira nel corso dell'ora e mezza scarsa della durata si pone a metà strada tra lo scenario del survival videoludico e la satira sociale nello stile del Maestro Romero - sfruttando, in questo senso, il quattro luglio come cartina tornasole per l'evolversi dell'invasione dei parassiti pronti a mettere in ginocchio la piccola realtà delle cittadine balneari del Maryland.
Non siamo certo - ne saremo mai - dalle parti di pietre miliari come La notte dei morti viventi o Zombi, ma considerata la penuria che spesso e volentieri il panorama di questo tipo di prodotti offre da queste parti ci si accontenta ben volentieri dell'insolito - considerato il regista - The bay, seguendo le storie che ne compongono l'affresco passando dalla curiosità per quello che è accaduto ai cittadini dei luoghi mostrati alla tensione che finisce per accumularsi rispetto alle singole lotte per la sopravvivenza ingaggiate con gli obiettivamente brutti - nonchè pericolosi - parassiti.
Se non fosse che continuando a citare cult assoluti si rischia di provocare un pericolosissimo aumento del livello di aspettativa per quello che è, di fatto, solo ed esclusivamente un titolo "di passaggio", mi sbilancerei anche a scomodare, almeno fino allo scoppiare dell'epidemia, le atmosfere di attesa dell'inevitabile de Lo squalo, dunque per bilanciare non nego neppure una menzione per lo sguaiatissimo Pirana di Alexandre Aja, lavoro tamarro e divertentissimo che, nel suo essere terribilmente kitsch, riuscì ai tempi a mettere d'accordo perfino il sottoscritto e Peppa Kid.
Il tono di narrazione è senza dubbio un altro, eppure nel lavoro di Levinson non troviamo quella spocchiosità tipica dei cineasti preoccupati più di prendersi sul serio che non di portare sullo schermo un prodotto quantomeno decente: certo, lo script poteva essere curato maggiormente, concentrandosi su alcuni dettagli - l'indagine della giornalista, le ragioni che giustificano la morte di alcuni e la sopravvivenza di altri, la fuga della madre con il bambino - invece di perdersi dietro a forse troppe sottotrame rispetto al minutaggio complessivo, ma non voglio lamentarmi, considerato che il suo buon lavoro artigianale il vecchio Barry l'ha portato a casa, eccome.
E se non altro, una volta scelta la vostra meta per le future vacanze estive, avrete qualche pensiero in più una volta notato un impianto di desalinizzazione, o un allevamento di qualche genere nelle vicinanze: all'occorrenza, non dimenticate di armarvi come si conviene per affrontare qualche insettone di mare un pò troppo cresciuto pronto a mangiarvi la lingua - e non solo -.
MrFord
"He's just like the water
I ain't felt this way in years
he's just like the water
I ain't felt this way in years."Lauryn Hill - "Just like water" -
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