Torna il compositore e polistrumentista genovese Max Sobrero, che è sempre un piacere da ascoltare.
Il suo progetto solista nasce nel 2009, dopo anni di collaborazione con altri musicisti, si chiama
The Big White Rabbit e ci porta nei pressi di Tom Waits, Nick Cave e Gun Club, tanto per citarne alcuni. Il suo debutto mi era piaciuto molto, come mi piace assai questo Wounds, che sembra un disco dei Dogs D'Amour in versione quasi acustica, tanta è l'emozione e il pathos che ci mette Sobrero.
Non ci sono molte differenze rispetto al primo disco e all'ep "Bones" del 2011, la cosa più importante è constatare l'immutata bravura di Max, che è davvero un musicista di altra categoria, soprattutto per le situazioni che riesce a creare, e per ciò che riesce a trasmetterci.
Un grosso aiuto gli viene dal suo gruppo, che ora ha finalmente pianta stabile e che vede Marco Chiesa, ex Meganoidi, alla batteria, Davide Colombino al basso e l'ex Kafka Enrico Pagnucci alla chitarra.
Il risultato è una musica che raramente ascoltiamo dalle nostre parti, imbevuta di marciapiedi americani e di popoli da bar, con la sincerità come marchi di fabbrica.
The Big White Rabbit è un grande piacere prolungato, con momenti che farebbero invidia anche a Greg Dulli, ora che è dimagrito, che faranno piacere a chi ha nostalgia, e che piaceranno a chi cerca di ampliare i suoi orizzonti nel rock.
Tre anni di composizione e registrazione hanno fatto decantare molto bene questo disco. La tecnica binaurale non è consueta e questo disco rende al massimo se ascoltato in cuffia, e sembrerà di essere nel garage di Max.
Tracklist:
1. No Fun
2. The Big World Below
3. Vultures
4. Blood
5. In The Sun
6. If She Dies
7. House At The End Of The World.
8. For You
9. Like A Burning Man
10. The Flyer
11. Death Of A White Rabbit
Line - Up
Max Sobrero - Chitarra Acustica, Voce
Marco Chiesa - Batteria
Enrico Pagnucci - Chitarra
Davide Colombino - Basso