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The Binding of Isaac: Rebirth – Un restyle vincente

Da Videogiochi @ZGiochi
di Lorenzo "quadrazza" Quadrini

The Binding of Isaac: Rebirth è una rivisitazione totale del roguelite apprezzato da critica e pubblico, The Binding of Isaac; parliamo di uno shoot’em up arcade procedurale. Il primo titolo presentava un gameplay non originalissimo nel genere, ma implementato da un sistema di power up, malus, mob ostili, segreti e personaggi sbloccabili talmente vasto e ben congegnato da passare subito alla ribalta. Non solo la tecnica di gioco, ma anche le musiche e le ambientazioni risultarono immediatamente di qualità, dotate di un appeal raro ed intrigante. Questo secondo titolo è un vero e proprio remake, una rinascita per l’appunto, che non aggiunge nulla di davvero sensazionale, ma migliora in maniera esponenziale il gioco, rivelandosi, a fronte dell’operazione commerciale un po’ spinta, un prodotto finalmente completo ed appagante sotto ogni punto di vista.

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Non c’è pace per Isaac

La trama è rimasta identica: il nostro Isaac si ritroverà con una Mamma completamente impazzita a causa del broadcast TV delle reti cristiane. Questo eccesso di zelo religioso si manifesterà in una voce che imporra al genitore la scelta biblica per eccellenza: sacrificare Isaac per amore di Dio. Il bambino non ci sta, e scappa nella cantina sotterranea della propria abitazione, che si rivelerà un vero labirinto, con l’obiettivo di uccidere l’ormai pazza madre. Sicuramente si tratta di un intreccio narrativo piuttosto forte, che sfrutta la palese critica all’indottrinamento religioso, a temi più fumosi e meno radicali, espressi in maniera più o meno evidente all’interno del gioco. Un elemento, quello della religione, della divinità e della malvagità che si ripeterà spesso e che andrà a permeare l’intera ambientazione. I forum ed il pubblico continuano a rimanere piuttosto spaccati sulla pesantezza di questa struttura tematica che è indubbiamente stata scelta proprio per colpire e creare discussione. Non è il caso di entrare in questa sede nel vivo del dibattito, che coinvolge argomentazioni difficili e nella loro natura spesso incompatibili. È indubbio che l’impatto visivo e narrativo è di grande forza, e questo rimane un punto di forza. Anche il nocciolo duro del gameplay è rimasto praticamente intatto, aggiungendo solo delle nuove stanze allargate che potranno presentare diverse caratteristiche (essere simili a delle grotte, manifestarsi come stanze semplicemente più lunghe o più larghe e casi analoghi). Il vero punto di forza sta nel numero spropositato di mob ostili, di oggetti (sia malus che power up) inseriti nel contesto di gioco, risultando il prodotto ancora più completo e vario dal punto di vista della giocabilità. Importante l’introduzione dei mostri colorati (già presenti, ma poco approfonditi). Ogni colore corrisponderà ad una differente caratteristica, ed ad un differente drop. Le sinergie che si andranno a formare risulteranno perciò più devastanti della versione precedente, comportando spesso delle run piuttosto facili, almeno fino al livello di Mom. Ovviamente nulla vieta di passare direttamente alla difficoltà “difficile”, che risulterà essere una sfida piuttosto ardua.

La vera rivoluzione del software comunque non sta nelle aggiunte, pur se abbondanti ed interessanti, quanto nella rinnovata veste tecnica e grafica di Rebirth. Finalmente viene abbandonato Flash, a favore di un motore che possa supportare un procedurale degno di questo nome. Finiti i giorni del fastidioso e continuo lag, potremo giocare a The Binding of Isaac in maniera degna, con grande fluidità di gioco e completezza di stile grafico. I miglioramenti apportati alle animazioni, agli ambienti di gioco, alle strutture ed ai dettagli sono notevoli, così come è notevole il grande lavoro fatto nell’implementare delle funzioni che in prima battuta furono, anche per motivi di budget e di sviluppo, lasciate incomplete. Parliamo del supporto al multigiocatore locale e al pad, elementi non di secondo piano per poter considerare questo restyle un acquisto più che meritevole anche per chi già possiede il primo capitolo. Anche la colonna sonora è stata rivista, e sebbene sia stata creata da autori diversi, possiamo dire senza remore che si tratta di un lavoro altrettanto bello e qualitativo, che immerge completamente il giocatore nel mood del prodotto e che non abbandona lo stile particolare e decisamente originale della saga. Importante segnalare anche l’onestà intellettuale dimostrata dal team di sviluppo, che ha presentato questo nuovo lavoro non come un seguito vero e proprio, ma per quello che è: una rinascita del prodotto, che non aggiunge nulla alla storia vera e propria o alle basi del gameplay, ma che dà al giocatore uno strumento più potente, migliore, tecnicamente ineccepibile, nonché pregno di contenuti. In un mondo, quello videoludico, dove il mercato dei DLC e dei remake è spesso truffaldino e disonesto, questo The Binding of Isaac: Rebirth fa sicuramente eccezione.

The Binding of Isaac: Rebirth – Un restyle vincente


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