Tutto preso dal mio peregrinare per il mondo e dal mio vivere dentro una Samsonite rigida, mi sono appena macchiato di una imperdonabile peccato: ho dimenticato di celebrare, almeno sulle pagine di questo blog, il sessantunesimo compleanno di Agnetha Fältskog, voce regina degli Abba e insostituibile attrice non protagonista del mio romanzo d’esordio.
A ormai sette anni dal suo ultimo album solista, e a tre dall’ultima apparizione in pubblico in occasione della prima svedese del musical “Mamma mia!” (nonché dall’uscita del mio non-best-seller costruito intorno a un del tutto inventato ritorno sulle scene della diva), non è in effetti così difficile lasciarsi scappare di mente la ricorrenza, e certo Agnetha stessa, come tutte le signore, non deve essere poi tanto triste, se ci si dimentica di festeggiare l’aggiunta di un’altra candelina sulla sua torta.
Ma stamattina ho aperto gli occhi e, anziché il trillo della sveglia, mi sono sentito risuonare dentro l’anima le parole di quel capolavoro pop che è “The winner takes it all”. E d’improvviso, come un marito che si ricordi d’improvviso di aver appena scordato l’anniversario della moglie, un sussulto mi ha fatto rocambolare giù dal letto e cadere in un vortice di sensi di colpa.
(The gods may throw a dice
Their minds as cold as ice
And someone way down here
Loses someone dear)
Il fatto è che, quando “Il cosmo secondo Agnetha” è stato pubblicato, ho avuto bisogno di staccarmi per un lungo periodo da quella che era stata la mia più grande passione musicale di gioventù. Come la stragrande maggioranza dei romanzieri, scrivo principalmente per liberarmi delle mie ossessioni, e quando finalmente “Il cosmo” è arrivato in libreria io mi sono sentito di colpo lontano anni luce da tutti i fantasmi che, abitandomi l’anima, erano andati ad animare la trama: l’identità omosessuale, il delirante mondo dell’editoria, e, appunto, gli Abba.
E invece stamattina Agnetha mi si è risvegliata dentro non appena sono uscito dal sonno, e con le parole del suo pezzo migliore mi ha ricordato che, da qualche parte nel mio profondo, devo per forza sentire la sua presenza.
(Somewhere deep inside
You must know I miss you)
Ecco che, come a un fulmine a ciel sereno, mi sono reso conto di essermi scordato di farle gli auguri per il suo compleanno, passato da appena due giorni. E, per la prima volta da tre anni a questa parte, ho rimesso su un suo disco, come per ritrovare un vecchio amore, chiederle scusa, e accorgermi che, a dispetto di tutto il tempo passato, la amo ancora come il primo giorno.
(I apologize
If it makes you feel bad
Seeing me so tense
No self-confidence
But you see
The birthday takes it all)
Magazine Cultura
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