Maggio 1992, un eroinomane viene trovato morto in una conduttura vicino a Lake Hollywood presso la diga Mulholland. É una domenica, giocano i Dodgers, fa caldo e se non fosse per una chiamata anonima al 911, probabilmente il cadavere resterebbe a putrefarsi in santa pace per diversi giorni..
«Polizia di Los Angeles, Divisione Hollywood. Sono l’agente Pelch, posso esserle utile?».
«Qualcuno potrebbe crepare nel tempo che impieghi a recitare questa tiritera» disse Bosch. «Passami il sergente di guardia.»
Ruvido, ma efficace l’ingresso verbale di Bosch nella storia.. Segue immancabile una sigaretta raccattata in un pacchetto stropicciato dopo una notte piena di incubi passata su un poltrona e l’aspirina, il rimedio infallibile di ogni mal di testa made in USA.
Inutile dire che al storia comincia molto prima della domenica in questione e affonda le radici in quello che, prima dell’intervento americano nel Golfo Persico, fu il peggior disastro armato degli Stati uniti, ovvero la guerra del Vietnam..
I film, i racconti, i rimandi, negli anni si sono sprecati, ma per me, i topi di galleria, fino alla lettura di questo libro non volevano dire proprio niente, avrei potuto immaginare la vita in miniera ma di sicuro non mi avrebbero fatto pensare ad una guerra.. ignoranza mia lo ammetto, ma potrei essere in buona compagnia e l’argomento merita attenzione, anche ma non solo, per gli strascichi che una vita sottoterra ad ammazzare la gente si porta appresso una volta tornati a casa..
Non svelare troppo ma incuriosire un po’ mi piace sempre, quindi non parleremo oltre né della guerra né del cadavere nella conduttura.. Ma ci concentreremo sul detective Hieronymus Bosch, classe 1950, orfano di “buona donna” e ospite di numerosi orfanotrofi fino all’arruolamento prima nell’esercito e poi in polizia, in forze presso la sezione Rapine e Omicidi di Los Angeles, fino a qualche sopraggiunta difficoltà disciplinare che lo ha condotto alla Divisione Hollywood.. Anche qui, non approfondiremo cosa ha cambiato la ruotine di Harry Bosch, ma leggendo lo scoprirete.. La storia è intrigante, anche se prevedibile sotto molti aspetti e se ho capito io chi tirava le fila, sono certa che anche voi non tarderete a trovare il bandolo della matassa. Questo però non toglie interesse alla vicenda umana che si dipana pagina dopo pagina.
Un buon romanzo, che si legge senza fatica e che avvicina il poliziotto istituzionale al detective privato di scuola hard boiled, ma che lascia anche spazio al desiderio di giustizia; inoltre ci sono un certo numero di cadaveri, che in un giallo non guastano mai, una rapina in banca irrisolta su cui lavora l’FBI e per di più si tratta della prima indagine del Detective Bosch. Io lo consiglio, agli amanti del genere, fermo restando che ogni opinione contraria potete postarmela come commento! Buona lettura!
La memoria del topo
Michael Connelly
Traduzione: Maria Clara Pasetti
Edizioni Piemme
Pagg. 448 – € 11,00
ISBN: 978-88-384-7197-1