Magazine Cinema
Naturalmente il bel gioco dura poco, sono individuati e catturati.
Il carcere li attende....
Houston abbiamo un problema!
Dopo essermi letteralmente frantumato gli zebedei ridotti a nocciolato di grana finissima con Somewhere, la Coppola con The Bling Ring si conferma ottusa confezionatrice del nulla a 24 fotogrammi al secondo.
Tratto da un articolo di Vanity Fair, e questo la dice già lunga sulla fonte di ispirazione che non è proprio letteratura di prima qualità, la storiaccia di questa banda di ragazzini sprovveduti a caccia di emozioni nelle case dei vip ( e non solo emozioni ma anche cose ben più concrete come gadgets di varia natura e gioielli di valore) diventa una specie di Somewhere 2.0.
Ancora il jet set al centro di tutto, ancora chi anela alla celebrità e chi ne subisce le conseguenze, ancora fumo negli occhi di uno spettatore che quasi è portato a credere che questi teenagers siano quasi in preda a una crisi esistenziale. E invece mancano loro solo dei genitori in grado di dargli sonori scappellotti dietro le orecchie quando serve.
Proprio per questo motivo la storia del Bling Ring ( il nome dato all banda di teppistelli) diventa una sorta di paradigma della storia stessa della piccola Sofia, un passato abortito da attrice nei film del padre, condannata a vita da un nome che le apre tutte le porte e da un talento non esattamente cristallino che le consiglia di stare dietro la macchina da presa e non davanti. Almeno riesce a mascherarsi meglio.
Altra idea che mi son fatto guardando questo film,. che ho patito quasi alla stessa stregua di Somewhere, è che la piccola Sofia ( piccola un par de'ciufoli, ormai ha passato anche lei i 40 da un pezzo) continui a sputare nel piatto del servizio buono dove ha sempre mangiato.
Critica le gesta dei protagonisti alla stessa maniera con cui osserva, anche un po' schifata, le case di questi vip d'accatto e quei cuscini da divano con la faccia di Paris Hilton, la perfetta esemplificazione del vuoto pneumatico che è al centro del film, sembrano proprio un ottimo posto morbido e accogliente dove piazzare le proprie terga. Senza sottovalutare il piacere di mettere il culo in faccia a quella simpatica ragazza, una metafora finissima ....
Sofia Coppola comunque dà sempre l'impressione di non voler giudicare, assume una posizione pilatesca in cui non sembra parteggiare nè per gli uni e nè per gli altri. Comodo , troppo comodo documentare questi tipici figli degli anni Zero che cercano qualsiasi tipo di scorciatoia per arrivare a frequentare il salotto buono, si fa per dire, frequentato dagli idoli di cartone a cui si ispirano.
The Bling Ring ha la presunzione di voler essere il manifesto della Facebook generation o forse sarebbe meglio dire della Fessbuc generation, ma dietro una facciata modaiola e colorata vengono di nuovo fuori i limiti endemici del cinema di Sofia Coppola che sembra aver smarrito quanto di buono aveva fatto intravedere con i primi film della sua carriera.
Stile fiacco tra la fiction e il semidocumentaristico quasi mai capace di colpire sia a livello visivo che emozionale. Sotto questo profilo Spring breakers di Korine, con delle protagoniste figlie della stessa filosofia esistenzialista,pur con tutti i suoi difetti risultava molto più incisivo.
E anche quella linguetta maliziosa di Emma Watson si perde nel marasma del gruppo di zoccolette a cui appartiene.
La noia affiora in più di un 'occasione assieme al calare impietoso della palpebra.
E se The Bling Ring fosse stato commissionato dai divi da strapazzo che mostra per rinverdire le proprie carriere?
Irritante anche la menata fintosociologica del finale testimonianza di un film che nasce già vecchio e superato dagli eventi....
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A cosa stai pensando?
Che era meglio continuare a farmi un pacchetto di cazzettini miei invece di spendere soldi al cinema ....
( VOTO : 4 / 10 )
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