Il 22 luglio 2010 la Delta Groove Records inoltrava una mail con cui comunicava al mondo la morte per infarto, del «leggendario bluesman Phillip Walker». Morte fresca (oddio, oltre un anno…) almeno in rapporto a tanti personaggio su cui si scrive e si ascolta, e deceduti tanti decenni fa. Incipit doveroso perché d’attualità, ma l’oggetto del post è il consiglio d’ascolto di questo chitarrista eclettico e variegato che si pone all’interno del delta blues ma che ha affrontato di tutto. Mai banale, di rado fisso sullo stesso standard, Walker ha anche suonato con Clifton Chenier e altri geni del blues americano.
La sua carriera è iniziata a prendere i passi sul gospel e i canti di chiesa R&B, ma poi i risultati sono stati di un’originalità a tratti rinfrancante per chi si ciba di blues dalla mattina alla sera e arriva al punto di dubitare che su tre note in sequenza si possa ancora inventare qualcosa. Per chi ne ha voglia la sua discografia offre tantissimi dischi, anche se come spesso capita, mi trovo a consigliarvi una raccolta tratta dalla Blues Collection. Quasi un’ora di piacevole ascolto, già da What Can I Do vi renderete conto che quando parlavo di originalità avevo ragione.